“Siamo cresciuti in difesa, abbiamo fatto bene nella nostra metà campo, questo è il motivo per cui abbiamo vinto”. Il riassunto perfetto è di Vasilis Charalampopoulos ai microfoni di Dazn al termine della gara vinta contro Trento 80-73. La ragione per cui la Dinamo Sassari, finalmente, mette dopo una vittoria ne trova un’altra a lungo cercata per la prima volta in stagione. Due punti che valgono un altro “mattoncione”, per usare il vocabolario di coach Piero Bucchi, dopo quelli conquistati a Ludwigsburg che hanno tenuto vivo il discorso Bcl e che rilasciano fiducia all’interno delle mura del PalaSerradimigni.
Scelte
La vittoria vale di più anche perché arrivata contro una Dolomiti in fiducia, non per caso tra le squadre che guidavano sino alla giornata di ieri, domenica 12 novembre, la classifica dell’intero campionato a quota 10 punti. Una squadra che se riuscirà a tenere dalla sua fiducia e fisicità potrà dare fastidio a tutte le pretendenti ai posti alti della classifica dal secondo posto in giù. Ma che contro una Sassari volitiva non è riuscita, dopo un primo parziale illusorio di 11-0, a rimettere la propria gara in piedi. E la causa è da cercare nella prova di un gruppo sassarese ulteriormente responsabilizzato dal mancato arrivo di Taylor, che ha saputo prima riprendersi dallo schiaffo iniziale e poi ribaltare le sorti della partita apparendo per lungo tempo in controllo. La prova nella propria metà campo è stata la miccia che ha fatto poi esplodere un PalaSerradimigni che ha accompagnato lo sforzo della squadra. Ventotto punti concessi al 20′, 36 in 25′ con la Dinamo che poco dopo ha toccato anche il +26 nel punteggio (70-44 verso la fine del terzo periodo). Con il là dato dall’impatto di una panchina dimostratasi in grado di alzare i ritmi di un quintetto base a motore diesel. Il secondo quarto è l’esempio migliore di quanto Sassari sia riuscita a esprimere. Due i punti concessi dal campo sui sei totali nei secondi 10′, con una aggressività nella propria metà campo aumentata fino a far venire i capogiri all’avversario. Sfruttando la carta Treier da cinque, così come quella di Charalampopoulos da quattro, Sassari ha potuto rischiare qualcosa in più sui cambi difensivi. E con Gombauld sul parquet ha invece dato continuità optando per show aggressivi sul pick avversario. Scelte che hanno pagato insieme a un atteggiamento che solo nel secondo periodo ha prodotto sei palle recuperate sulle otto totali e che ha posto le basi per un parziale di 30-6 che è la dimostrazione del continuo delle dichiarazioni di Charalampopoulos nel post gara: “Dalla difesa abbiamo preso fiducia in attacco dove abbiamo trovato le giuste soluzioni“.
Attacco e tabellini
Il tabellino finale dice alcune verità e altre che potrebbero ingannare. Cinque uomini in doppia cifra, con Tyree e Charalampopoulos a guidare con 20 punti a testa, un Treier prezioso fermatosi a quota 9, ma anche tre elementi importanti a quota zero, ovvero Cappelletti, McKinnie e Kruslin, senza dimenticare un Whittaker da due punti provato in maniera evidente dalla febbre. Sono diversi però gli aspetti positivi malgrado alcune caselle siano rimaste ferme dopo la palla a due. Sassari ha avuto tra primo e secondo tempo protagonisti diversi: prima giocatori in grado prima di dare la scossa, Tyree e Gentile, poi di accelerare e mettere i canestri più pesanti, Gombauld e soprattutto Charalampopoulos. Lo ha fatto senza troppe forzature, lasciando libertà ma cercando di dare fluidità ai possessi. Cappelletti si è unito all’impatto decisivo della panchina con una regia che ha dato ritmo alla squadra dopo che Whittaker ci era riuscito a intermittenza. Motivo per cui il plus-minus dell’ex Verona ha fatto segnare +19 e che ha fatto dimenticare presto la serata storta al tiro. Ultimo, ma non per importanza e quasi banale, il fatto che Sassari sia riuscita comunque a portare la vittoria a casa senza il contributo sotto il profilo dei punti di giocatori fondamentali. Segnale di una squadra che deve far sì che un giocatore di striscia come Kruslin non diventi solo un’arma difensiva o che McKinnie trovi continuità, ma che dopo mesi di fatica sta imparando a mettere una pezza quando un compagno non riesce ad entrare in gara.
Crescita
La vittoria contro Trento non luccica come se fosse ricoperta d’oro. L’ultima metà del periodo finale fa capire come Sassari debba crescere ancora sotto il profilo della lettura dei momenti importanti della gara, per evitare palle perse banali o soluzioni in cui la palla rimanga troppo statica in attacco quando invece mettere da parte il piano partita non è affatto utile. Una lezione da cui la Dinamo dovrà apprendere come, ancora di più in questo momento, staccare la spina non sia permesso anche se è naturale che con le rotazioni ridotte la stanchezza possa bussare alle porte. La strada da fare è lunga, lo dice la classifica, così come alcuni frangenti dell’ultimo pomeriggio passato sul parquet. Ma la ventata di positività data dall’ultima settimana non può che dimostrare che le potenzialità esistono. Sta al gruppo e a coach Piero Bucchi trovare la formula giusta per dimostrarlo con costanza, a partire dal match non semplice contro Pistoia del prossimo 19 novembre.
Matteo Cardia














