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Dinamo Sassari, la ritrovata forza mentale per la sfida impossibile a Milano

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Gerald Robinson e Miro Bilan | Foto L.Canu / Ciamillo-Castoria
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Lo spartito può cambiare. Sta all’orchestra capire come interpretarlo e non far cambiare il risultato finale. Così è accaduto anche nella serie dei quarti di finale Scudetto della Dinamo Sassari. Una squadra capace di imparare dai propri errori, di rimettersi in piedi, concentrarsi e suonare tre sinfonie diverse ma con un obiettivo comune infine raggiunto: quello di dare una soddisfazione a un pubblico che aspettava da tempo una serie playoff come questa e una semifinale scudetto che la pandemia prima e Venezia poi avevano negato negli ultimi due anni.

La gara

Gara 4 contro Brescia è stata diversa da tutte le altre, la prima in cui la stanchezza è sembrata bussare alle porte sassaresi. Sintomo notato soprattutto tra il terzo e il quarto periodo, dopo un primo tempo giocato ancora una volta su ritmi notevoli e in cui Sassari ha provato a dare la prima spallata, andando anche in doppia cifra di vantaggio. Coach Magro ha dato un segnale alla squadra, schierando subito insieme Brown e Cobbins, vista anche l’assenza di Gabriel. Senza Della Valle, sono stati Petrucelli e Mitrou-Long a dare maggiormente fastidio ai biancoblù, che però nei primi venti minuti hanno risposto alternando le proprie scelte offensive e avendo ancora una volta tanto dalla panchina, oltre che da un Burnell a tratti strepitoso, da Robinson, Bilan e a tratti da Kruslin. Proprio sul finire del secondo quarto, qualcosa però ha cominciato a funzionare di meno in difesa, dove la Dinamo ha fatto più fatica a collassare, concedendo qualche libertà di troppo a Mitrou-Long e a Cobbins. Brescia nel terzo quarto si è cercata di più, ha continuato a tirar bene e ha cercato maggiormente i suoi lunghi. I sassaresi, dall’altra parte, hanno cominciato a far fatica sul perimetro dopo l’inizio e si sono spesso accontentati della scelta più istintiva. Una situazione che ha portato la Leonessa ad avvicinarsi ma non ad impattare, a causa di un Bendzius messosi definitivamente in partita. Ancora una volta, nell’ultimo quarto è stato Mitrou-Long a creare i problemi maggiori, con la squadra di Bucchi che vedendosi minacciata ha cominciato ad andare insistentemente da Bilan. Una scelta saggia, che non ha comunque scoraggiato Brescia, capace di mettere il muso avanti con una schiacciata di Cobbins. In quel momento però, è venuta fuori l’esperienza e la voglia della Dinamo di non mollare l’osso che sentiva ormai suo. La freddezza dalla linea della carità di Robinson e Logan negli ultimi secondi, ma soprattutto il rimbalzo offensivo di Bendzius hanno portato i biancoblù verso la meritata semifinale.

Fame

È in questo fotogramma il riassunto di una squadra che ha saputo incassare, restare in piedi e colpire quando l’inerzia sembrava portare verso gara 5. Il rimbalzo di Eimantas Bendzius, autore di una gara priva di squilli assordanti ma di tanto lavoro prezioso spesso invisibile, è la ciliegina sulla torta di una serie in cui Sassari ha saputo mostrare tutte le proprie facce. Dal tap-in di Burnell in gara 2, passando per una delle prove di squadra migliori della stagione in gara 3, fino agli ultimi secondi di gara 4, la Dinamo non è stata perfetta ma è stata vincente nella mentalità, oltre che nel risultato, curando quei dettagli che sanno essere determinanti. In un PalaSerradimigni infuocato è vero che i biancoblù hanno fatto tanta fatica nel contenere gli uno contro uno, ma la squadra, nel momento in cui Brescia ha avuto la possibilità di agganciare e mettere il muso avanti, ha risposto colpo su colpo. Segno di una maturità ma specialmente di una fame che il club sassarese fa proprio durante i playoff. A dimostrarlo, anche le statistiche. Perché la vittoria di Sassari in rimonta contro Brescia segna la prima volta da 23 serie playoff in cui una squadra senza il fattore campo passa il turno dopo aver perso gara1 in trasferta. L’ultima a riuscirci era stata proprio la Dinamo, nella storica finale Scudetto del 2015, rimontando addirittura da 0-2 contro Reggio Emilia.

Ora Milano

Godersi la vittoria, ricaricare le pile fisiche e mentali sarà l’obiettivo di Sassari che tornerà in campo sabato 28 maggio al Forum contro l’Olimpia Milano. Un nuovo incrocio, ancora una volta in semifinale (che ha sorriso due volte alla Dinamo nel 2015 e nel 2019), che precede quella finale che appare un miraggio vista la grandezza della squadra di Messina, ma che la capacità di sorprendere del basket autorizza a sognare. Il rientro definitivo di Datome e il 3-0 su Reggio Emilia sono stati una delle poche note liete degli ultimi mesi in casa Armani, intenzionata a togliere lo scettro di prima della classe a una Virtus Bologna in totale fiducia e quasi al completo. Sarà una serie speciale per Piero Bucchi e per Gianmarco Pozzecco, che tornerà nuovamente al PalaSerradimigni almeno per una partita. Sassari dovrà cercare di fare ancora un passo in più a livello difensivo e di mantenere alta la fiducia contro una difesa che difficilmente consentirà di mantenere una media punti di 96 punti come accaduto con Brescia. Il direttore d’orchestra Bucchi però saprà probabilmente studiare le musiche giuste per tentare l’impresa.

Matteo Cardia

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