“Una piccola rivoluzione di quando in quando è una cosa buona”. Chissà se in casa Dinamo qualcuno aveva mai sentito una delle frasi più celebri di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, uno di quei “faccioni” che troviamo nel famosissimo monte Rushmore giusto per capirci. Una rivoluzione a Sassari che si spera che porti il cognome di quel presidente, con Brandon Jefferson chiamato a dare una scossa a una squadra che vive ancora sulle montagne russe.
Cambiamento
Quella della staffetta nel reparto esterni era un tema discusso da settimane, con Whittaker con non ha mai veramente convinto in maglia biancoblù. Pochi gli squilli dell’ex Wurzburg in un ruolo che nel basket è basilare, come quello del playmaker. Un taglio su cui si ragionava già a novembre che è arrivato solo ufficialmente nelle scorse ore, forse per mancanza di alternative percorribili nel trovare il sostituto o una rinnovata fiducia al giocatore di Philadelphia. Fiducia magari a termine, con Whittaker che ha sofferto di un virus e di un problema fisico che ne hanno limitato l’utilizzo da parte di coach Bucchi. Il tempo è però scaduto, Whittaker non ha lanciato dei segnali positivi e lo switch con un altro playmaker è arrivato ufficialmente proprio nei minuti in cui stava disputando l’ultimo match in maglia Dinamo a Reggio Emilia. Undici i punti per salutare Sassari e andare alla ricerca di una nuova avventura e lasciare spazio a un nuovo esterno, Brandon Jefferson.
Volto nuovo
Jefferson è un giocatore diverso da Whittaker, per caratteristiche e per esperienze. Il prodotto della Denver State University è più navigato avendo vissuto diverse avventure in giro per il mondo: dai primi passi in Europa in Finlandia, poi Germania e Slovenia al Cedevita, prima di un passaggio in Italia, a Trapani in Serie A2. Ma è stata la Francia a far esplodere il talento del classe 1991 con le annate a Orléans, Strasburgo e Pau Orthez. Proprio ai piedi dei Pirenei Jefferson ha disputato la sua migliore stagione, trascinando i suoi alla semifinale Scudetto, prima di andare alla scoperta della Cina, più per questioni di portafoglio che per mere questioni tecniche e sportive. Ora il ritorno in Europa, in una piazza abbastanza di peso per dare una svolta alla stagione della Dinamo, attesa da un gennaio importante, tra un campionato da riscrivere e il play-in contro Cholet. Ancora la Francia nel destino per Jefferson, con Bucchi che avrà il difficile compito di inserirlo in un gruppo, in una settimana non semplice viste le festività di mezzo.
Talento pocket
“D’accordo con il coach volevamo un giocatore che finalizzasse tutto quello che viene creato in attacco, Jefferson è un vincente, è un point scorer da clutch moments” – il commento del GM Pasquini che ha sottolineato i tanti punti nelle mani del suo nuovo giocatore che ha chiuso l’ultima stagione in Cina a 18 punti di media, con il 35% da oltre l’arco. D’altro canto Bucchi dovrà però gestire un tonnellaggio diverso rispetto a Whittaker: Jefferson è giocatore meno strutturato, che paga quasi una decina di centimetri e qualche chilo, rispetto alll’ex numero 11 biancoblù, aspetto che potrebbe renderlo particolarmente vulnerabile nei mismatch. Una rete di aiuti difensivi potrebbe sicuramente aiutare Jefferson, con il ruolo di “tre” che sarà molto importante in questo aspetto soprattutto se in quel momento ci sarà in campo anche Tyree. Ora Sassari è chiamata a dare risposte dopo il primo cambio nel roster che si spera possa portare più stabilità nella seconda parte della stagione.
Matteo Porcu














