La prima parte del viaggio 2022-23 della Dinamo Sassari di Piero Bucchi si è conclusa. La chiusura del girone di andata e dei primi mesi di una squadra già diversa rispetto ai piani studiati sin dalla conclusione della corsa nei playoff scudetto dello scorso maggio, parla di un secondo posto in Supercoppa, un nono posto in Lba e di un mancato raggiungimento di quelli che potevano essere considerati i primi due obiettivi stagionali, l’accesso alle Final Eight di Coppa Italia e una più lunga permanenza in Bcl. Infortuni, addii e nuovi arrivi, diverse le motivazioni dietro le mete mancate. Qualcosa, anche se non è bastato, è comunque cambiato già a partire da fine novembre, quando il passo e l’atteggiamento si sono fatti diversi. Ora inizia una nuova fase, in cui la completezza del roster a disposizione dell’esperto coach bolognese sarà la chiave per puntare ai playoff.
CompetitivitÃ
I punteggi finali e la classifica della prima parte dell’anno parlano chiaro per tutte le squadre che compongono la Lba. Dopo Milano e Bologna ogni posizione di classifica è in discussione. Pesaro e Varese sono rientrate a pieno merito nel giro delle società più quotate, grazie al lavoro prima nella costruzione del gruppo e poi sul campo, con la squadra di Brase che ha messo in mostra un gioco ancora più aggressivo rispetto al run and gun di Sacchettiana memoria a Sassari. Poi le conferme Tortona, al momento terza, Trento, Venezia e Brescia. Tutte squadre che per un posto tra le prime otto hanno sempre lottato, ma che tranne che nel caso di Tortona non hanno avuto – come la Dinamo – un percorso lineare, tra infortuni (Germani) e meccanismi nuovi da ottimizzare (Venezia). Basta prendere però i risultati dell’ultimo e degli scorsi turni, vedasi il successo di Reggio Emilia contro Trento domenica 15 gennaio, la vittoria di Napoli contro Milano o i due punti conquistati da Scafati contro la Virtus Bologna, per capire che in questa stagione la legge consuetudinaria della pallacanestro, quella che dice che tutti possono fare risultato su ogni campo, per il momento è più che rispettata. Nel girone di ritorno però qualcosa potrebbe cambiare, con esperienza e valori che potrebbero venire sempre più fuori. Con la Dinamo che punta a diventare nuovamente quella mina vagante vista nella scorsa annata dall’arrivo di Bucchi datato novembre 2021.
Completezza
Dopo l’arrivo di Stephens, ma soprattutto i rientri di Dowe, Treier e Gentile la squadra ha ormai le proprie rotazioni al completo. Qualcosa di non scontato visto un inizio di stagione più che in salita, tra la preparazione saltata da Robinson, Jones e dall’estone e i problemi successivi patiti dal nativo di Maddaloni e dall’ex Prometey. Il sospiro di sollievo sulle condizioni di Robinson (qui la news), uscito anzitempo dal parquet nella gara contro Brindisi di domenica 15 gennaio, tolgono preoccupazione per quella che sembrava poter essere l’ennesima tegola su un gruppo che del nativo di Nashville ha estremamente bisogno. L’ex Chemnitz quando accesosi ha sempre trascinato i compagni – a Malaga e a Reggio Emilia le prove della sua necessità – facendo capire come nonostante qualche problema di continuità rimanga il leader emotivo della squadra. Costanza è stata la parola magica inseguita a lungo dai sassaresi, che dopo un buon momento prima di Natale, interrotto dalla debacle contro Milano, hanno visto crollare qualche certezza nelle sconfitte con Venezia e Brescia, dirette concorrenti per le Final Eight. Proprio la sconfitta con la Germani ha probabilmente dato la scossa definitiva a giocatori come Dowe, apparso spesso ancora alla ricerca della miglior confidenza con i propri compiti, e a tutta la panchina che nelle ultime due sfide ha prodotto di più rispetto a quanto fatto vedere durante le partite giocate sotto il vischio. Fiducia e voglia di risalire la china, così come la maturità nel chiudere la gara, hanno fatto la differenza nelle ultime due settimane. Anche se sulla carta troppo tardiva in vista della Coppa Italia che si giocherà a Torino a febbraio, la reazione è servita per confermare lo spirito che servirà per agguantare i playoff, ma anche le certezze dal punto di vista tattico e individuale. Sassari è una squadra che nel perimetro ha le sue armi offensive migliori, ha giocatori come Jones – ormai leader offensivo insieme a Bendzius – Dowe e anche Kruslin che possono sfruttare il proprio fisico spalle a canestro e creare spaziature ideali per armare la mano dei compagni o giocarsi l’uno contro uno. La sfida nel prosieguo della stagione sarà quella di mettere anche i lunghi in condizione di far male, con Diop che da questo punto di vista ha mostrato la strada in più occasioni. Sfida che comprenderà anche la volontà nel voler proseguire la crescita di rendimento sul proprio lato difensivo. La squadra ha nel roster meno presenza fisica nel pitturato rispetto agli avversari e ha faticato alcune volte a contenere i giochi a due degli opponenti. Un limite che è stato contrastato da un’aggressività diversa soprattutto sui portatori di palla, andando ad allungare maggiormente i possessi avversari.
Attenzione, collaborazione e cattiveria agonistica. Elementi cardine che serviranno necessariamente nella propria metà campo, ma anche oltre. Perché la squadra di coach Bucchi ha ormai un solo obiettivo davanti da raggiungere. Per arrivare ai desiderati playoff, il passo in avanti contro le dirette avversarie è necessario, specialmente a livello mentale. Con le prime otto della classe del momento, i biancoblù hanno un record di 2/6, avendo battuto solo Tortona e Trento nel proprio cammino. Un trend da provare a ribaltare almeno in parte, per costruire la strada verso quei momenti della post-season che l’ambiente biancoblù si aspetta di vivere. Â
Matteo Cardia














