Teranga è una termine in lingua wolof che in Senegal diventa quasi un modo di intendere la vita. Accoglienza e generosità si mischiano in una sola parola, utile a spiegare che l’altruismo è una regola generale nel paese dell’Africa occidentale. Quasi per contrasto, il leone è uno degli animali simbolo del Senegal, ma soprattutto nel mondo dello sport ogni atleta è definito come un Leone della Teranga. Un conflitto che rimane però solo lessicale, perché generosità e voglia di ruggire su un campo possono convivere. E la prova c’è anche in maglia Dinamo Sassari. Perché Ousmane Diop, centro senegalese rivelatosi l’Mvp della serie vinta contro Venezia, lo ha ancora una volta dimostrato.
Livello
Dopo il premio come Most Improved Player della stagione regolare, Ousmane Diop era chiamato alla conferma nei playoff. Un momento in cui quanto fatto durante l’annata può rischiare di essere messo da parte, per via di un clima e di caratteristiche del gioco che sembrano quasi cambiare. Differenze che però il nativo di Rufisque non ha avvertito, anzi, ha sfruttato per alzare il proprio livello. Rispettando la natura di una post-season che può rischiare di oscurarti, ma che se affrontata nel modo giusto può metterti ancor di più sotto i meritati riflettori. Energia e intensità. Queste le due chiavi principali utilizzate da Diop per diventare un fattore contro una Reyer Venezia che non ha mai trovato una soluzione contro di lui su entrambi i lati del campo. Perché in attacco il classe 2000 ha continuato a sfruttare, come spesso fatto in stagione regolare, le proprie ottime capacità di rollante sui giochi a due, ma ha elevato la propria consistenza nel gioco spalle a canestro ed è diventato fondamentale in più istanti come passatore dal post alto. Anche per questo la Reyer ha dovuto più volte ricorrere al fallo – oltre 6 i falli di media subiti nella serie – a cui il lungo senegalese ha risposto aumentando la propria freddezza dalla linea del tiro libero, andando oltre il 73% a cronometro fermo, ma specialmente passando da una media di tre liberi tentati in stagione regolare a una media di 8 nei quattro atti della serie contro gli orogranata. La dose di energia messa sul parquet è stata ancora più evidente a rimbalzo, sia in attacco che nella propria metà campo, ma soprattutto sul lato difensivo. Con Watt che è stato estromesso dalla serie grazie alla vigorosità del lungo biancoblù, oltre che dalla reattività del collega Stephens. E con Tessitori che alla lunga ha dovuto arrendersi allo strapotere mostrato da Diop dentro al pitturato, riuscendo a punirlo realmente solo quando portatosi fuori dall’arco dei tre punti. Un dominio quasi totale, in cui alla faccia tosta mostrata si è spesso unito un sorriso che ha conquistato il PalaSerradimigni, come dimostrato dalle ultime due partite giocate in Sardegna. Un affetto ripagato in gara 4 con una prova da 19 e 10 rimbalzi in 25 minuti, valsa la seconda doppia-doppia in Serie A.
Cause
Pazienza, fiducia e voglia di migliorarsi. Gli ingredienti della crescita di Diop nell’ultimo anno sono stati frutto di un mix in cui la mano di coach Piero Bucchi è stata determinante, così come il largo ammontare di buona volontà a disposizione di un giocatore dimostratosi estremamente affamato. E che alle proprie aspirazioni, al lavoro sul fisico e sul gioco vicino al ferro, ha aggiunto una maturità costruita nel corso di una stagione inizialmente non semplice e poi diventata più che positiva. “Ho cambiato mentalità dentro il campo. La differenza sta tutta qui. Prima pensavo troppo agli errori e poi questo aspetto mi bloccava. Sto pensando solo all’azione successiva e non agli errori”, aveva detto Diop nella conferenza stampa che aveva preceduto la sfida con Verona. Una mentalità che nei playoff si è resa ancora più palese, come quando in gara quattro, nel secondo periodo, dopo una palla persa in attacco è arrivato nell’azione successiva un recupero in tuffo quasi insperato. Un’azione che può diventare superflua ai fini di risultato, ma che spiega la consapevolezza dei propri mezzi e dalla propria importanza all’interno della squadra, sul piano caratteriale oltre che del gioco. In cui la generosità può diventare simile a un forte ruggito di un leone. Ora per Diop, un anno dopo la prima semifinale con l’Olimpia Milano, già da gara 1 del Forum di sabato 27, arriva un’altra opportunità per dimostrarlo.
Matteo Cardia














