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Dinamo Sassari, freddezza e dettagli: i fattori da cui passa il cammino in Bcl

Tyree in difesa su Randall II durante Banco di Sardegna Dinamo Sassari - Cholet Basket | Foto L.Canu / Ciamillo-Castoria
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Un viaggio in più per scoprire se l’avventura in Bcl andrà avanti. Una lezione in più sulle spalle per capire cosa ancora correggere quando il pallone scotta, ma anche appena dopo la palla a due, quando una partita può prendere già una direzione. Per come è andata a finire, gara 2 dei play-in contro Cholet non è lontana dall’essere un’occasione sprecata per la Dinamo Sassari, anzi. Il 91-95 finale ha mostrato però come la squadra di Bucchi possa e debba guardare al passaggio del turno come qualcosa di più che possibile.

Fattori

Frenesia e dettagli. Il primo fattore l’ha citato coach Piero Bucchi nella conferenza stampa post-gara, il secondo è quello che alla fine nelle partite punto a punto volente o nolente viene fuori. Cholet si è presentata con un’altra faccia in Sardegna, specialmente in difesa, riuscendo a limitare sia l’uso del post basso di Charalampopoulos che a riempire meglio l’area, aggiungendo una pressione più impattante sulla palla. Un aspetto quest’ultimo ricercato anche da Bucchi che però non ha avuto le stesse risposte della settimana precedente, specialmente dai suoi due playmaker. Jefferson e Cappelletti sono incappati in una serata storta, aspetto comprensibile per lo più per il primo, provato atleticamente dopo una prima parte di annata ai box. Ma che non va sottovalutato neanche per il secondo, che per lungo tempo ha dovuto svolgere un lavoro extra e che ora deve ristabilire equilibrio e serenità quando chiamato in campo. I due registi sono stati le fotografie più nitide di una Dinamo che nel primo tempo dopo i primi buoni possessi è stata troppo leggera, finendo per mandare tra le braccia transalpine l’inerzia della gara. Dieci le palle perse all’intervallo, che hanno fruttato 14 punti per Cholet a cui si sono aggiunti i 7 in contropiede in cui hanno inciso le cinque rubate. Cifre a cui si affiancano le difficoltà avute nel rallentare i ritmi avversari a difesa schierata, con i transalpini bravi a punire le scelte sassaresi e ad aprire il campo per colpire dagli angoli, situazione su cui qualche cattiva lettura sul lato debole in casa sassarese ha aiutato.

Altra faccia 

Sassari per questo nel secondo tempo ha dovuto mettere in piedi uno sforzo fisico e mentale che poi nei momenti più caldi della sfida ha bussato alla porta con il conto da pagare. Se i minuti finali sono stati la fotografia di una squadra in cui la stanchezza ha fatto capolino, dando vita a scelte poco lucide in difesa (ad esempio sul 85-83 con sul cronometro più di 2’ quando Campbell è stato lasciato completamente libero di colpire dall’arco), ma anche a quei particolari (il mancato tagliafuori su Tilly a 12” dal termine o i 5 errori dalla lunetta che dopo la sirena hanno un peso differente) che poi nella lista delle cose mancate occupano righe importanti. Tuttavia, i minuti vissuti precedentemente fanno trapelare lo stesso tipo di ottimismo che già era arrivato dalla prova in Francia e dai primi 30’ di Pesaro. Gare in cui Sassari era sembrata avere una identità che cominciava a delinearsi più chiaramente. Vero che al PalaSerradimigni la prova di Randall ha complicato i piani, ma la sensazione è che negli ultimi venti giocati, malgrado alcune amnesie, Sassari abbia messo in mostra un’intensità diversa in difesa capace poi di dare maggiore pericolosità al suo attacco. Attacco a cui è mancato un apporto più solido della panchina, ma a cui la prova di Kruslin e la conferma di Tyree e Charalampopoulos fa prendere confidenza con la parola continuità.

Termine quest’ultimo che fino all’ultimo giorno di dicembre appariva molto lontano e che ora sembra avvicinarsi. Per dimostrare che non sia un’illusione servirà maggiore freddezza nei frangenti clou, ancor di più nelle gare in cui il valore aumenta. Sassari deve esserne consapevole anche perché nei prossimi sette giorni si può giocare una fetta importante di stagione. Prima la gara con Pistoia, ancora davanti al proprio pubblico domenica 14, per cominciare una lunga rincorsa playoff. Poi gara 3 a Cholet, mercoledì 17 gennaio. Un giorno in cui la Dinamo dovrà dimostrare di meritarsi il palcoscenico europeo e di aver cambiato definitivamente marcia.

Matteo Cardia

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