Alla Dinamo Sassari serviva confermarsi. Per girare la serie a proprio favore nel punteggio, per avere la chance di chiuderla davanti al proprio pubblico ma anche per avere una sfida in più sul calendario se il piano non dovesse subito a buon fine, per non vanificare i sacrifici di gara 2. Altre motivazioni potrebbero aggiungersi nella lista, ma ciò che conta è che la conferma, in un PalaSerradimigni mai silenzioso, è arrivata con un’autorevolezza che ha piegato la Reyer Venezia nonostante la reazione d’orgoglio orogranata nel finale della partita conclusasi sull’80-69.
Intensità
Ripetere la prestazione di gara 2 sotto tutti i punti di vista era praticamente impossibile, soprattutto a livello difensivo. Ma anche in attacco, visti gli aggiustamenti di Venezia nel pitturato e la scelta di concedere qualcosa in più sul perimetro ai sassaresi. Che non si sono fatti pregare, chiudendo i primi 20’ con più tiri da tre che da due, senza però buone percentuali. Tuttavia, Sassari è rimasta avanti prima dell’intervallo, ancora una volta per una questione di maggiore energia, avuta specialmente dalla panchina. La second unit sassarese in campo non ha mai fatto perdere continuità con quanto presentato inizialmente da un quintetto che anzi, in alcuni casi, aveva affondato troppo il piede sull’acceleratore rischiando di deragliare. Da Robinson a Diop fino a Treier, ma passando soprattutto da Gentile e Raspino: la Dinamo ha raccolto tanto dagli sforzi di chi nonostante non inizi la gara può avere un impatto fondamentale. L’ex Stella Azzurra è stato l’esempio più lampante, giocando quattordici minuti tra i primi due quarti di grande presenza in difesa e a rimbalzo. Un esempio in più per chi poi nella ripresa si è preso l’onere di spaccare in due la partita. Con Sassari che ha confermato il proprio feeling con il terzo quarto e la capacità in quel preciso frangente di aumentare la propria dose di adrenalina (parziale di 19-5 nei primi 7’ giocati del periodo). Partendo come sempre dalla difesa: complicando in primis le linee di passaggio, con l’anticipo forte come prerogativa, tagliando poi fuori definitivamente dalla contesa Watt e lavorando bene sull’uno contro uno (fondamentale Kruslin su Spissu). Con un conseguente effetto domino che ha permesso alla Dinamo di poter correre il campo, ma specialmente di avere abbondante fiducia in attacco. Dowe ha diretto con sapienza un’orchestra in cui Jones ha firmato l’assolo, costruendo così il vantaggio poi risultato decisivo, malgrado il tentato rientro della squadra di Spahija nell’ultimo parziale spento dalla tripla della staffa di Gentile.
Possibilità
“Ci sta che in questo momento tutti debbano dare il loro contributo. Tutti sono coinvolti nella mia Dinamo e lo sanno. Non dipendiamo dal singolo e questo conta”, ha affermato coach Bucchi al termine della gara. Dei dieci uomini entrati sul parquet nessuno ha giocato meno di quindici minuti, lasciando il segno nel referto almeno una volta nei 40’. Ed è questa una delle spiegazioni che si possono dare alla presenza di energie che in casa Dinamo alla vigilia della serie sembravano non esserci. Poter spalmare i minutaggi, poter far respirare chi ha dato tanto durante la stagione regolare senza mai potersi fermare – vedasi Bendzius – in questi momenti della stagione può essere determinante e i frutti nelle ultime due gare sono stati raccolti anche per questo. Nella ricetta di Sassari però ad amalgamare tutto è la determinazione mostrata dai biancoblù. Senza l’ingrediente fondamentale sarebbe difficile aver messo il muso avanti contro una squadra sulla carta più talentuosa e profonda come Venezia, che invece, al di là di alcuni frangenti tra terzo e ultimo quarto, non sta trovando gli stimoli giusti per mettere lo stesso vigore in campo. Nonostante questo, la squadra di Spahija nell’ultimo quarto ha avuto però un sussulto di fierezza su cui la Dinamo dovrà riflettere, per non allentare una tensione che si sta dimostrando alleata. Davanti a loro i biancoblù avranno un gruppo che proverà a ripetere quanto mostrato negli ultimi frangenti del terzo capitolo della saga. Più fisicità, più voglia di sporcare ogni giocata. La squadra di Bucchi dovrà così dimostrarsi capace di essere cinica e lucida, di controllare le proprie emozioni senza lasciarsi abbagliare dalla frenesia come accaduto invece con alcune giocate nell’ultimo periodo. Passa da questi aspetti e dalla consueta determinazione già chiesta dal proprio coach subito dopo la sfida vinta, la possibilità di regalare le semifinali scudetto al proprio pubblico.
Matteo Cardia














