Dettagli ed energie molto spesso vanno di pari passo. Sono fattori che per natura non possono correre paralleli, ma si intrecciano fino a poter determinare l’esito di un incontro, soprattutto se equilibrato. A Pesaro, contro una delle squadre più in forma del campionato, la Dinamo Sassari è rimasta a lungo tempo in partita, non ha fatto passi indietro, ma si è dovuta arrendere in un ultimo quarto in cui gli avversari hanno fatto capire cosa significhi essere in fiducia e sicuri dei propri meccanismi.
Costruzione
Che sarebbe potuta essere una gara equilibrata sin sapeva sin dalla vigilia. Anche per il modo di interpretare la pallacanestro delle due squadre, con quella di Repesa che già prima della sfida contro i sassaresi, insieme a Varese, rappresentava la vera e propria mina vagante della Lba. La reattività dei biancoblù, il buon approccio dalla panchina di Gentile e di Nikolic e le buone percentuali dal campo, dovute a una circolazione di palla soprattutto nel primo tempo molto fluida, hanno fatto sì che la squadra di Bucchi stesse in scia nonostante la prima accelerazione tentata dalla Vuelle nel secondo periodo, con la sirena del primo tempo che è suonata sul punteggio di 42-38. Nonostante il terzo fallo speso da Jones pochi minuti dopo il rientro in campo, che ha tolto definitivamente ritmo all’ala ex Bahcesehir, Sassari ha trovato ancora una volta risposte positive da Bendzius e, nonostante un Abdul-Rahkman difficilmente arginabile malgrado l’attitudine di Gentile e Kruslin, ha messo avanti il naso nel finale con i liberi di Diop, prima di una tripla di Visconti che ha cominciato ad aprire lo squarcio sulla gara.Â
Ultimo sforzo
Dopo la tripla dell’ex Brindisi, qualcosa infatti è cambiato, aprendo la strada verso l’81-75 finale. Sassari si è fermata in attacco, con possessi più statici e proseguendo poi sul solco di un rapporto troppo complesso con i liberi durato per tutta la gara che ha limitato fortemente i sassaresi (8/17 il dato finale). Pesaro ha messo le mani sulla partita punendo le disattenzioni sul lato debole – la tripla di Visconti in apertura e poi quella di Charalampopoulos a poco più di quattro dalla fine della gara sono gli esempi più eclatanti – ma soprattutto ha sfruttato le proprie gambe e la propria reattività a rimbalzo (12 quelli offensivi concessi dai biancoblù), spinta non solo da energie fisiche ma anche mentali, con un pubblico sempre pronto a rispondere ai richiami degli uomini in campo. Tutti o quasi i giocatori di Repesa si sono presi così il loro spicchio di protagonismo, dimostrando quanto l’amalgama di un collettivo possa pesare nei 40’. Kravic prima e Abdul-Rahkman poi si sono assunti il compito di chiudere definitivamente la gara contro una Sassari che comunque ha provato a rimanere aggrappata alle proprie chance con il duo Bendzius-Robinson. E questo aspetto, insieme comunque alla capacità di tenere sotto le proprie medie un attacco al momento più che produttivo come quello pesarese, è quello più importante di una partita che in altri momenti sarebbe stata lasciata andare.Â
Qualcosa che potrebbe già tornare utile nella serata di domani, martedì 29 novembre, quando la Dinamo Sassari avrà il dovere di provare a rimanere in corsa in Champions League. Al PalaSerradimigni arriva quel Paok Salonicco che in Grecia aveva fatto intravedere uno dei volti più scuri della squadra di Bucchi che perse 88-68. Difficile ribaltare i venti punti di svantaggio, ma anche solo una vittoria a livello europeo potrebbe iniettare quella fiducia necessaria a presentarsi al meglio allo scontro mai banale con l’Olimpia Milano di domenica 4 dicembre al PalaSerradimigni e tenere aperte le speranze di proseguire il proprio cammino in Bcl.Â
Matteo Cardia














