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Dinamo Sassari, da Napoli a Napoli: Bucchi guida la corsa per blindare i playoff

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Eimantas Bendzius contro Napoli | Foto Luigi Canu
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Da quel 21 novembre scorso sono passati quasi cinque mesi. Era stata una domenica diversa al PalaSerradimigni per la Dinamo Sassari perché la prima con coach Bucchi in panchina. Davanti c’era una Napoli di coach Pino Sacripanti capace di far male a tutti e che si contendeva lo scettro di sorpresa del campionato con l’altra neopromossa Tortona. Da quella domenica il tragitto della Dinamo ha preso una piega diversa. Anche quello di Napoli, seppur in maniera opposta. La partita di domenica 24 aprile però è determinante per entrambe.

Cambiare per ritrovarsi

Cambiare idea sulle scelte fatte in partenza non è mai semplice. Nella vita di tutti i giorni e nel basket. Perché il presidente Sardara ma anche il GM Pasquini avevano iniziato il nuovo corso con un’idea diversa di pallacanestro, assecondando quelle di un coach come Demis Cavina chiamato a confermarsi nei piani alti del basket italiano dopo i diversi positivi anni in A2. Le buone intenzioni però non sempre possono bastare: il progetto di giocare un basket più veloce, meno ragionato ma non meno concreto rispetto a quello visto a Sassari con Pozzecco è naufragato in poco tempo, più per tasselli di un puzzle che hanno faticato a incastrarsi l’uno con l’altro che per aspetti tattici. Perché sì, la Dinamo ha fatto spesso fatica ad attaccare mettendo in luce il collettivo ma è stata soprattutto la difesa a manifestare i problemi più grandi. Non per assenza di potenzialità ma per mancanza di collaborazione, di dialogo tra i compagni, sintomo di un gruppo mai diventato squadra. La rivoluzione di Bucchi, arrivato a novembre sulla panchina biancoblù con una Dinamo Sassari preoccupata per le sue sorti in campionato e con un’eliminazione in Champions League ormai quasi certa, è partita dalla gara con i partenopei. Una scossa necessaria per ripartire, con un simbolico terzo periodo, quello dove il Banco aveva sempre più sofferto gli avversari, affrontato da squadra capace di reagire alle avversità e anche alle armi dell’avversario. Tratti che si sono rafforzati con il corso del tempo, nonostante i cambiamenti non siano finiti.

Dentro e fuori

Prima dell’arrivo di Bucchi la Dinamo aveva già salutato Clemmons e la partita con i partenopei era stata anche la prima di Filip Kruslin, tornato per dar respiro a Logan ma soprattutto per tamponare un pacchetto guardie dove anche Tyus Battle poco tempo dopo avrebbe fatto le valigie. L’arrivo di Gerald Robinson è stato fondamentale per la squadra sassarese, in termini di cifre offensive non solo per se ma soprattutto per gli altri e per l’atteggiamento positivo dello statunitense. Carismatico e rapido nel pensiero cestistico, Robinson ha elettrizzato la piazza e compagni come Eimantas Bendzius, rimesso al centro del progetto da Bucchi, e ha saputo far sentire Christian Mekowulu e Ousmane Diop parte dell’arsenale biancoblù, dando l’opportunità alla squadra di essere pericolosa anche vicino al ferro. A dare però le soddisfazioni più grandi è stata la difesa, soprattutto nel primo periodo bucchiano. La Dinamo ha continuato – e continua – ad avere qualche problema nelle letture sugli aiuti e sul lato debole ma nel complesso ha cambiato nettamente il suo approccio nella metà campo difensiva. La squadra di Bucchi parla, sa adattarsi al piano partita e sa sfruttare la zona in alcuni momenti della gara. C’è voluto un po’ di tempo con il ritorno di Miro Bilan in Sardegna a rimettere nuovamente al proprio posto gli equilibri ma i miglioramenti restano evidenti. Nonostante le sconfitte patite con Tortona, Pesaro, Reggio Emilia e Venezia, la Dinamo ha dimostrato di poter restare in partita con tutti e di poter far punti con tutti, chiedere a Milano. È vero i punti persi pesano sulla classifica. Ma più che per una mancanza nella preparazione sembra essere la stanchezza il problema principale di una squadra che può ancora raggiungere una posizione agevole nella griglia playoff. 

Napoli tappa fondamentale

Dopo lo scontro diretto perso con Venezia, anche se i lagunari non hanno ribaltato la differenza canestri, la Dinamo Sassari ha visto allontanarsi il quarto posto per colpa di una Tortona che è tornata a convincere – tre successi nelle ultime tre partite. Sassari resta con una partita in meno e la corsa più plausibile, con quattro gare da giocare compreso il recupero con la Virtus Bologna, sembra quella al quinto posto da sottrarre proprio alla Reyer. Per il quarto posto niente è ancora matematicamente chiuso ma la squadra di Ramondino è anche avanti 2-0 negli scontri diretti. Il Banco di Sardegna è oggi al sesto posto con 26 punti, in compagnia di Trieste e Reggio Emilia da cui dovrà guardarsi le spalle. Sassari, al di là del recupero con la Virtus del 6 maggio, sembra avere il percorso più semplice dovendo giocare prima con Napoli, poi con una Cremona ormai sempre più ultima e con una Varese ancora scossa dal caso Roijakkers e che sembra aver abbandonato le speranze playoff. La carta però non sempre canta e Sassari dovrà essere pronta a giocare partite sporche per non lasciar scappare le pretendenti o arrivare alle ultime due partite con ancora tutto da decidere. A partire dalla sfida con una Napoli, passata nelle mani di Buscaglia, che cerca punti salvezza. Una sfida che può significare la chiusura del primo cerchio dell’era Bucchi.

Matteo Cardia

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