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Dinamo Sassari | Da Kruslin a Treier, Bucchi tra scelte e nuove sfide

Filip Kruslin esulta dopo una tripla durante Dinamo Sassari-Scafati | Foto Luigi Canu
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A volte cambiare la disposizione di quello che ci circonda aiuta a vedere meglio spazi e opportunità. Perché a volte serve aggiungere qualcosa, ma in fondo il lavoro più importante lo si fa dando nuove dimensioni a ciò che già è a propria disposizione. Vale per le mura di casa e a volte può valere anche sul parquet. La Dinamo Sassari ne è diventata l’esempio nelle ultime settimane. Con qualche risultato che è già arrivato nella prima metà del primo mese del nuovo anno.

Cambi

Kruslin dentro in quintetto da tre, come deciso a inizio stagione. Charalampopoulos da ala grande, in un ruolo che poteva essere un’opzione e che invece si sta trasformando in qualcosa di più. Nelle ultime tre partite giocate tra campionato e Bcl, Bucchi ha scelto l’assetto con il croato e il greco contemporaneamente in campo, con la novità Jefferson in regia a dare un altro ritmo a una squadra che aveva bisogno di una guida sicura. La crescita del Banco è passata tanto dalle mani dell’ex Strasburgo, che dopo le prime settimane di lavoro a ritmo altissimo ha accusato soprattutto in gara 2 contro Cholet un normale calo fisico. La sua presenza sin dalla palla a due sul parquet ha però probabilmente portato a bisogni diversi, soprattutto sul lato difensivo. Anche se le differenze sul lato offensivo non sono mancate. Avere un difensore sul perimetro in più come Kruslin aiuta Sassari ad avere più equilibrio e la possibilità di soffrire meno la fisicità mancante con Jefferson in campo. Dall’altra Charalampopoulos ha i muscoli e i centimetri per controbattere ai 4 avversari, ma può anche accettare il cambio con i piccoli se ritenuto necessario. La contemporanea presenza dei due giocatori sul parquet poi dà sull’altro lato l’effetto più evidente. In campo si aggiunge un tiratore puro, che con fiducia può far male e ridare così quanto mostrato nella passata stagione, dall’altra si mette in evidenza la polivalenza dell’ex Pesaro, che con Cholet ma anche alla Vitrifrigo Arena ha giocato spesso spalle a canestro ma anche aperto il campo spaziandosi sull’arco in più di una situazione. Il risultato è che Sassari è diventata più pericolosa in linea generale (scavalcata quota 90 punti in due partite, o i due quarti centrali giocati contro gli uomini di Buscaglia), malgrado qualche difficoltà per il secondo quintetto a livello offensivo da correggere.

Sfide

Ora per Bucchi si apre una nuova sfida. Da una parte McKinnie e dall’altra Treier sono i giocatori che a livello di minutaggio hanno pagato maggiormente le scelte. Tuttavia lo statunitense, che ha costruito buona parte della sua carriera come giocatore di rotazione in uscita dalla panchina, ha mostrato segni di miglioramento nell’atteggiamento entrando a gara in corso. Un segnale importante per Bucchi che aveva bisogno di una risposta emotiva da parte dell’ex Golden State dopo settimane senza particolari squilli e un complicato rapporto con il metro arbitrale europeo. Gennaio però è ancora nelle fasi iniziali e in una fase densa di impegni tra Europa e Italia per il giocatore si apre una vera e propria opportunità per dimostrare di poter incidere. La maggior presenza a rimbalzo evidenziata nelle ultime tre uscite ha fatto abbozzare un sorriso, così come la dimostrazione che i movimenti senza palla in attacco siano nel suo bagaglio. Ma per definire come terminato un adattamento piuttosto lungo servirà qualcosa di più a livello di concretezza. Con la gara di contro Pistoia che diventa già una prima opportunità per farlo. Differente la questione Treier, rimasto seduto in due delle ultime tre uscite e in Francia in campo solo per gli ultimi minuti di gara. “L’ho lasciato più in panchina ultimamente per la scelta di avanzare Charalampopoulos da 4, ma il campionato è lungo e ci sarà bisogno di tutti. Kaspar sa cosa voglio da lui e che stima c’è in lui. Chiaro che se Chara ora da 4 sta ripagando devo considerarlo per le scelte, ma a me piace gratificare sempre il lavoro dei giocatori con dei minuti in campo”, aveva affermato prima di gara 2 con Cholet Piero Bucchi in conferenza stampa. Tra responsabilizzazione dei nuovi arrivati e dell’intero gruppo e scelte tattiche al momento vincenti, l’estone sembra l’elemento più penalizzato. Trovare il modo di non tenere troppo in disparte un giocatore su cui la società ha deciso di puntare da tempo è una sorta di missione per l’esperto tecnico bolognese. Dall’altra però le maggiori responsabilità cadono su un giocatore chiamato ad alzare ulteriormente il proprio livello e mettere in difficoltà il proprio tecnico. Qualcosa non di impossibile, come già dimostrato nella seconda parte della scorsa stagione.

Matteo Cardia

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