Quattro punto nove secondi sul cronometro a disposizione per un tiro. Reggio Emilia ha risposto all’allungo, mentre la Dinamo Sassari lo ha dovuto difendere con le unghie e con i denti. C’è da indirizzare nuovamente la partita e allora la palla va nelle mani di chi, da gennaio in poi, ha preso definitivamente coscienza del suo ruolo. Accelerata, uso dell’avambraccio per liberarsi dell’avversario appena oltre la linea dei tre punti e per recuperare l’equilibrio utile allo step-back. Dura tutto pochi secondi. Spazi e tempi dominati dall’idea della giocata già nata dopo la rimessa in gioco, sospensione, rilascio, canestro e contatto che vale il gioco da quattro punti. Il PalaSerradimigni si infiamma, Chris Dowe pure e la partita si rimette in discesa. Un momento che descrive quanto dimostrato dalla combo-guard ex Prometey in maglia biancoblù.
Fattore
La gara contro Brescia del 2 gennaio sembrava aver rischiato di rompere tutto. Uno sguardo demoralizzato, tante forzature, con la mancata continuità trovata a indebolire le proprie aspirazioni malgrado alcune buone prove dopo l’infortunio come contro Venezia. Poi qualcosa è cambiato. A partire dalla comunicazione con lo staff, in primis un coach Piero Bucchi capace di ridisegnare il ruolo per il prodotto della Bellarmine University. In coppia con Robinson o senza, maggior responsabilità palla in mano per creare per sé stesso ma anche per i compagni. E una fiducia che è così cresciuta, sotto tutti i punti di vista. Nell’ultima uscita di campionato si è chiuso probabilmente un cerchio per il numero 5 biancoblù. Che proprio al PalaBigi all’andata mise le basi per diventare protagonista: 6 punti segnati, ma soprattutto 10 assist a far capire le potenzialità ancora inesplorate di un giocatore in grado di fare diverse cose sul parquet. Tra l’otto gennaio e il 30 aprile, la media punti a partita ha toccato i 17,5 punti, con cinque gare in cui lo statunitense ha scollinato i venti punti. Ma a crescere è stata anche la media di palloni distribuiti a partita, con il dato generale che fa registrare 4,6 assist a gara che diventano quasi sei nel periodo indicato. A cui si aggiunge anche una non indifferente mano a rimbalzo per un piccolo (3,8 per uscita). Numeri che rendono forti le motivazioni per cui gli addetti ai lavori del settore, tra allenatori, capitani, dirigenti e giornalisti, hanno spesso fatto il suo nome per il titolo di Mvp del campionato facendolo diventare uno dei nomi principali della corsa al premio.
Asticella
“MVP? Sono molto orgoglioso di essere stato selezionato tra i nomi, la cosa che mi fa piacere è che tanti membri della squadra sono stati scelti come migliori giocatori nelle varie categorie. Questo vuol dire che stiamo facendo bene. Dobbiamo continuare così”. Queste le parole del giocatore al termine della partita contro Reggio Emilia che ha visto tornare alla vittoria ma anche al quarto posto in classifica la Dinamo. E che danno l’idea di come al di là della prestazione del singolo, l’idea dell’importanza della squadra sia entrata a far parte della forma mentis di tutto il collettivo biancoblù. Un ingrediente fondamentale in vista di una post-season che si avvicina e in cui per Dowe – e non solo – arriverà il momento di provare ad alzare ulteriormente la propria asticella. La partita con la Virtus, l’unica degli ultimi mesi in cui la combo-guard ha avuto delle problematiche evidenti, così come quella di domenica contro l’Olimpia Milano, è stato il passaggio ideale per capire di poter crescere ancora. Domenica 5 maggio al Forum, Dowe e la il Banco dovranno provare a togliersi una soddisfazione per scacciare via definitivamente il mostro della gara d’andata giocata al PalaSerradimigni, forse la sconfitta più cocente davanti al proprio pubblico. Ma soprattutto i biancoblù dovranno avere l’obiettivo di inviare un messaggio forte a qualsiasi avversaria si presenterà sulla sua strada nei playoff. Anche se l’urlo di Chris Dowe dopo il gioco da quattro decisivo contro Reggio Emilia potrebbe essere già bastato a far capire alle avversarie chi potrebbero trovarsi di fronte.
Matteo Cardia














