Due vittorie consecutive in campionato. Sembra qualcosa di normale guardando al passato, non lo era però in questa stagione per la Dinamo Sassari. Il successo dei biancoblù contro Napoli per 86-69 prende così un valore diverso al di là dei due punti messi nella cascina dove i sassaresi conservano al caldo l’obiettivo Final Eight di Coppa Italia. Anche perché frutto di una prova di squadra difensiva importante.
Ristrettezze
I problemi fisici e di salute di alcuni giocatori non hanno portato la squadra a preparare la gara al completo. Se Dowe ha stretto i denti, altrettanto non hanno potuto fare Treier e Gentile, con quest’ultimo rimasto a casa a causa di febbre e tonsille gonfie. Un momento in cui probabilmente la squadra si è stretta al punto giusto, consapevole che l’occasione per trovare finalmente costanza fosse ghiotta. Non per il valore in sé dell’avversario, visto che Napoli arrivava da una preziosa vittoria contro Trento, ma perché la Dinamo si trovava davanti a quella che al momento è una squadra concorrente in classifica e battibile se il piano partita fosse stato rispettato. E così è stato. L’intensità difensiva sassarese, soprattutto nel primo tempo e per tratti del terzo periodo nonostante prima della terza sirena Napoli si fosse avvicinata, è stata la chiave per complicare e allungare i possessi partenopei, fiaccati sì dai problemi di falli di Williams ma specialmente costretti a giocare sui 24’’ e non ad alti ritmi come avrebbero preferito. Dall’altra Sassari è stata capace di punire le debolezze avversarie, sfruttando i maggiori centimetri nei mismatch, sapendo aggredire la zona quando utilizzata da Buscaglia, e cavalcando i momenti positivi di alcuni giocatori, su tutti un Jones a tratti devastante. Ma soprattutto, anche se per aspetti diversi rispetto a Tortona, la squadra di Bucchi è stata brava a tenere mentalmente, riuscendo a confermare con l’atteggiamento quel divario costruito prima e comprovato nel quarto periodo dalle triple di Kruslin e Bendzius.
Strada verso la maturità
“Poche ombre, tante luci” ha dichiarato in sala stampa il vice di Piero Bucchi, Giacomo Baioni. Ed è vero, anche perché Sassari non ha avuto vere e proprie difficoltà, al di là di quelle al tiro nel primo quarto e nel momento di massimo sforzo di Napoli nel terzo periodo. I biancoblù sono stati bravi a controllare, a essere freddi, ma soprattutto in quel momento a tornare ad accelerare in difesa, bloccando con Kruslin la verve di un Howard accesosi improvvisamente e con Diop a chiudere meglio l’area. Il dato dei rimbalzi (41, di cui 10 offensivi) ma specialmente il bilancio in parità tra palle perse e palle recuperate (8) fa sperare in meglio per un finale d’annata che vede due impegni importanti sul calendario. Perché se la Dinamo sà aiutarsi in difesa, con cambi e aiuti puntuali come mostrato nell’ultima uscita al PalaSerradimigni, ha più facilità in attacco di trovarsi con una certa fluidità e più fiducia nei propri mezzi. L’esempio più limpido è la prova di un Jamal Jones praticamente perfetto: dopo la paura per una scivolata imprevista dopo pochi secondi, l’ex Bahcesehir prima di accendersi e scrivere 28 punti (con 10 rimbalzi) ha messo in fila due recuperi e una stoppata. Segno evidente che dal proprio lato difensivo può significare di più della sola possibilità di giocare in transizione come piace ai biancoblù.
Elementi e segnali che potranno essere utili per le due partite che il Natale biancoblù porta come regalo. Prima contro Malaga, martedì 20, ultima chance per proseguire il proprio cammino in Europa, poi in casa di Venezia il 26 dicembre. Per affrontare il passato chiamato Marco Spissu ma anche una partita mai banale per i sassaresi, che proprio dal Taliercio nella passata stagione trovarono la vittoria che diede il via a una annata diversa.
Matteo Cardia














