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Dinamo Sassari | C’è anche la crescita della panchina nei successi biancoblù

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Ousmane Diop in gara 4 contro Brescia | Foto L.Canu / Ciamillo-Castoria
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“Questa squadra è cresciuta nel tempo”. Piero Bucchi, nella presentazione della serie valida per le semifinali scudetto contro l’Olimpia Milano (qui la conferenza dell’antivigilia), ha usato questa espressione per parlare di una Dinamo Sassari in crescita e in fiducia. Una fiducia che arriva anche dalle prove di una panchina che ha alzato il proprio livello tra il finale di stagione e la prima serie playoff.

Prontezza
Logan, Gentile, Diop, Treier e l’intramontabile capitano Devecchi. Un secondo quintetto fondato su un mix di giovani ed esperti che sta dando i suoi frutti. La scelta più importante, probabilmente, è stata quella di aspettare i due giovani su cui la società di Stefano Sardara ha scommesso ormai da tempo. I frutti si sono visti alla distanza, dopo che Piero Bucchi ha dato certezze a entrambi. La crescita di Ousmane Diop è stata evidente, con il senegalese che è passato da avere qualche difficoltà vicino al ferro a saperci stare e dire la sua, lavorando contemporaneamente su un fisico e su caratteristiche che lo rendono adattabile a più scenari di gioco. Il classe 2000 ha visto diminuire di un minuto il suo utilizzo rispetto alla regular season nella serie contro Brescia, ma la sua efficienza in termini di punti è aumentata quasi dello stesso tanto – da 6,0 a 6,8 punti a partita. Soprattutto però è cresciuta la precisione sotto canestro, perché contro Brown e compagni Diop ha raggiunto il 73,3% dal campo, un passo in avanti concreto dopo la stagione chiusa con il 55,6%. Le statistiche non dicono tutto, e lo si vede specialmente nel caso di Kaspar Treier, a cui Bucchi ha concesso quasi un minuto di media in più sul parquet nei quarti di finale. L’estone ha saputo ritagliarsi il suo spazio, scegliendo spesso di aggredire la partita quando chiamato in causa. E in una serie playoff la faccia giusta fa la differenza, perché ha portato ad avere più lotte vinte a rimbalzo – da 1,8 a 2,3 a partita – e maggiore concentrazione in difesa con i posizionamenti puntuali. Ma l’ex Ravenna tira anche di più e con più convinzione dall’arco: basti vedere le due triple nell’ultima sfida contro Brescia.

Esperienza necessaria
Dall’altra parte a diventare fondamentali in una serie come quella contro la squadra di Magro sono stati i senatori. A partire da Jack Devecchi, carta che Bucchi ha utilizzato sin dal suo arrivo in Sardegna e a cui non ha rinunciato durante i playoff nelle azioni difensive, anche quando la palla ha scottato. Nonostante il diverso passo di giocatori avversari come Mitrou-Long, la presenza di Devecchi è un segnale per la squadra oltre che un riconoscimento per un giocatore che può dare sempre qualcosa anche in campo, non solo fuori. Gentile e Logan, invece, hanno entrambi alzato il proprio livello. Il nativo di Maddaloni ha vissuto una stagione difficile: diversi cambi nelle responsabilità affidategli sul campo, percentuali al tiro mai arrivate al proprio livello e qualche passaggio a vuoto hanno reso complessa l’annata. Nella serie con Brescia però il figlio di Nando ha trovato il suo clima ideale, e, al di là di qualche momento, ha sempre offerto la migliore versione di sé, divenendo utile soprattutto con un Robinson a tratti altalenante. Gentile ha tirato infatti meglio dall’arco, ma ha anche saputo mettere spesso in ritmo i compagni, dare una mano in difesa oltre che a rimbalzo – quasi 4 di media nella sfida con Brescia – ed essere freddo dalla linea della carità da cui ha tirato con il 90%. Un salto di qualità importante rispetto al 75% toccato in stagione regolare. Il Professore così non ha voluto essere da meno. Bucchi su di lui conta tanto, e anche se da gara 1 del PalaLeonessa il minutaggio è sceso, la concretezza è rimasta quella da fuoriclasse: l’ex Pana nella serie ha tirato meglio sia da due (62,3%) che da tre (36%) rispetto alla regular season, toccando i 15 punti di media. Cifre che fanno capire l’importanza della guardia cresciuta a Chicago.

Il valore e le prove della panchina hanno aiutato anche il quintetto base a crescere di colpi, dopo una prima gara a Brescia in affanno. Sono state fondamentali per Burnell, che ha spesso passato tanti minuti seduto durante la stagione, ma anche per Bilan e Bendzius per rifiatare. Ora con Milano arriva l’ennesimo esame, il più difficile per una squadra partita con gli sfavori del pronostico anche nel primo turno playoff. Non è però detta l’ultima parola per una squadra che ha imparato a crescere nel tempo e che potrebbe non smettere di farlo.

Matteo Cardia

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