Un avvio di stagione migliore sarebbe stato difficile da immaginare per la Dinamo. Quattro partite, quattro vittorie, un trofeo già in bacheca e la testa della classifica.
La Supercoppa conquistata al Palaflorio di Bari ha il dolce sapore della vendetta su Venezia, anche se certo il trofeo non vale una finale scudetto. Tralasciando i trionfalismi decisamente troppo anticipati, di certo la squadra guidata da coach Gianmarco Pozzecco ha mostrato subito di aver mantenuto alcuni tratti distintivi della scorsa stagione. La stagione, tuttavia, è ancora lunga e sarà decisamente particolare rispetto alle altre: il campionato si disputerà in giornate spezzettate nell’arco della settimana e da ottobre (il 16 contro i lituani del Lietkabelis) inizierà anche l’impegno di coppa.
COSA HA FUNZIONATO SINORA
Il gruppo. Nonostante alcune partenze eccellenti – Cooley, Thomas, Polonara e lo stesso Bamforth – la solidità del roster sembra essere rimasta intatta, in primis grazie anche alla coesione fra gli italiani. La titolarità sembra aver dato fiducia a Spissu; Gentile ha mantenuto un ruolo di leadership importante del secondo quintetto nonostante l’arrivo di un giocatore come Jerrells; Vitali ha fornito prestazioni altalenanti sul piano realizzativo, ma in difesa è stato un fattore.
Dyshawn Pierre. Il faro di questa squadra, senza se e senza ma. Trattenerlo è stata un’impresa non da poco, rivitalizzarlo dopo i sei mesi di gestione Esposito dello scorso anno uno dei grandi risultati del Poz. Ora Pierre è il leader tecnico, il punto di riferimento, l’equilibratore e, alla bisogna, anche il go-to guy.
Gli innesti. – La coppia di lunghi formata da Bilan e McLean per ora convince. Il primo è giocatore di letture e classico “spilungone” cui affidarsi sotto le plance e sappiamo quanto al Banco piace appoggiarsi al pivot nel pitturato. McLean porta in dote esperienza internazionale, intensità a rimbalzo e punti. A fasi alterne, invece, l’apporto di Vitali e Jerrells. Se del primo abbiamo già sottolineato l’impegno in difesa, del secondo si riscontrano le prestazioni altalenanti: stellare in Supercoppa, sottotono in campionato. Menzione finale per Evans che, seppure con qualche ombra, sembra avere tutte le carte per fare bene, soprattutto in Serie A.
COSA SI PUO’ MIGLIORARE
Le palle perse. I palloni sprecati, le disattenzioni e alcuni mancati automatismi sarebbero potuti diventare un fattore in queste prime uscite. Nelle due gare di campionato a Varese e contro Pesaro al Palaserradimigni la Dinamo è entrata un po’ “svagata” e gli errori banali non sono mancati. Non c’è da far scattare l’allarme, ma solo da raddrizzare la barra: in entrambe le occasioni sono serviti dei time out di coach Pozzecco per “svegliare” la squadra, ma contro avversari più tosti e preparati potrebbe non bastare.
Le rotazioni. Per ora il Banco sta ruotando a otto, forse “8 e mezzo” se si considerano i pochi minuti concessi a Bucarelli e Magro. Il Poz, già dalla scorsa stagione, non è sembrato troppo propenso a rotazioni troppo lunghe: ha degli uomini di cui si fida, legge il momento in cui spedirli sul parquet e cerca di ottenere il massimo da loro, soprattutto a livello emotivo. Gli altri sono giocatori utili, da poter utilizzare alla bisogna. La stagione però, come anticipato, si preannuncia lunga e densa di ostacoli e la mancanza di un ricambio in più nei lunghi – a eccezione della coppa dove sarà impiegabile anche il lituano Sorokas – potrebbe farsi sentire nel lungo periodo.
Lello Stelletti