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Dinamo Sassari, a Scafati un successo che sa di rimpianto

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La vittoria del rimpianto, senza se e senza ma. La risposta voluta da chi siede sulla panchina, ma soprattutto da chi tiene in mano il timone societario è arrivata. La Dinamo Sassari a Scafati ha dimostrato di essere viva, ma ha confermato di essersi svegliata dal sonno troppo tardi per acciuffare i playoff, con Pistoia che ha deciso di prendersi i playoff con una giornata d’anticipo segnando più di 100 punti a Trento. L’amaro così pervade il palato, malgrado i biancoblù siano tornati a giocare quella pallacanestro in grado di far esaltare chi assiste all’incontro.

Prestazione

Così come Sassari anche Scafati aveva una piccola percentuale di possibilità di andare ai playoff. La pancia dei campani era però già piena e si è notato quando la partita è stata lasciata definitivamente andare dopo l’ultima zampata di Tyree nei primi possessi dell’ultimo quarto. Ciò non toglie valore a quanto costruito da Sassari prima. Perché era importante far sì che la squadra facesse intendere di non volerci stare, di voler reagire quantomeno per chiudere nel miglior modo possibile un’annata storta per problemi fisici e per propri demeriti. La miglior prova dall’arco stagionale (13/28, il 58.1% dai 6.75) è arrivata principalmente per due fattori. Il primo è quello difensivo. Sassari ha costretto la Givova più volte a lavorare tanto per il tiro, ha limitato fortemente un giocatore come Pinkins, ha patito meno di quanto prevedibile il post basso contro i suoi esterni e quando ha potuto ha alzato l’intensità della difesa sul perimetro, potendo così andare più volte in campo aperto (11 recuperi). Gli spazi si sono dilatati così anche a difesa schierata, con Sassari che ha mosso il pallone più agevolmente alternando il proprio spartito offensivo mettendo in evidenza prima le difficoltà di Scafati sui giochi a due e poi eseguendo al meglio senza rinunciare quasi mai a un extra-pass per un tiro più comodo. Motivo per cui le percentuali personali si sono alzate, a partire da quelle di Kruslin e poi di Charalampopoulos. La prestazione, insomma, non si discute. Anzi, con un altro quadro sarebbe stata da esaltare senza alcun dubbio. Anche perché al terzo periodo, la Dinamo è stata capace di tenere accesa la spia e indirizzare la partita nonostante il tentativo della Givova di tornare a contatto. Guardando la classifica però il magone si fa spazio nello stomaco e rimescola i sentimenti.

Pensieri

Forse è anche giusto così perché l’impegno della squadra di Markovic non è finito. C’è un’ultima partita da onorare per tendere la mano a un pubblico che contro Varese ha assistito a una prestazione per cui era piovuto più di qualche fischio dalle gradinate del PalaSerradimigni. Episodio assai raro a Sassari ma che dentro la testa dei giocatori deve essere presente. Reggio Emilia è un’avversaria diversa, planerà sull’Isola con ancora un piazzamento playoff da decifrare. Sarà anche per questo una partita vera e la Dinamo dovrà esserne conscia. Sarà solo dopo l’ultima sirena che il sipario calerà, in anticipo rispetto a quanto voluto. Il pensiero su quello che sarebbe potuto essere, ma che non è stato, si anniderà tra le riflessioni per un po’ di tempo, prima di iniziare a costruire un futuro che almeno per nomi sul parquet sarà profondamente diverso. Con l’insegnamento che nulla si può lasciare al caso o nelle mani altrui, in una Serie A che sta tornando a essere di alto livello, per ambizioni e non solo.

Matteo Cardia

 
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