agenzia-garau-centotrentuno

Dinamo, record negativo e scelte sbagliate: si chiude un’amara stagione

Eimantas Bendzius durante Dinamo Sassari-Reyer Venezia | Foto Luigi Canu
sardares
sardares

Lunga, difficile, a tratti estenuante, con diversi cambi di rotta, ma che alla fine ha permesso di arrivare alla meta chiamata salvezza. Questa, metaforicamente, la strada percorsa dalla Dinamo Sassari nella stagione 2024/25. Un’annata con pochi alti e diversi bassi, che doveva essere quella della ripartenza dopo un 2023/24 difficile, ma che si è rivelata ancor più ostica, aprendo le porte a un futuro fatto di dubbi e tanti punti di domanda. Alla fine però la nave è arrivata in porto, con una prossima rotta da pianificare e programmare. Con le figure cardine e i condottieri ancora da definire dopo un ciclo di stabilità ed equilibrio durato 14 anni.

Stagione

Il dato è inesorabile e inequivocabile, quella appena trascorsa è stata la peggiore annata in LBA della Dinamo in termini di risultati. Sono infatti 18 le sconfitte incassate dai biancoblĂą in stagione, con il picco toccato nell’annata precedente con 16 ko totalizzati. Dalla BCL mancata, passando per un progetto tecnico che strizzava l’occhio a un modo differente di fare basket, con un roster composto per lo piĂą da piccoli e con dei lunghi di caratteristiche differenti che potessero anche coesistere come l’accoppiata Halilovic-Renfro. L’obiettivo era quello di portare in Sardegna giocatori, ma piuttosto persone che sposassero il progetto identitario prima e tecnico poi. “Sono certamente contento del roster che abbiamo costruito. Ma ancor di piĂą sono stupito perchĂ© abbiamo ricevuto subito il consenso dai giocatori che volevamo nonostante non arrivassimo da una grande stagione. I profili che volevamo si sono dimostrati subito felici di venire a Sassari”, così ad agosto il presidente della Dinamo Stefano Sardara all’alba della nuova stagione. Una missione che sembrava inizialmente compiuta, con i tanti sì ricevuti su due piedi in estate sintomo della volontĂ  di legarsi alla Dinamo e la sua storia, ma che poi nel corso della stagione non si sono poi tramutati in fatti. Tra tutti Michal Sokolowski, punta di diamante del mercato estivo biancoblĂą, che ha faticato a ingranare anche per un pesante infortunio patito e sparito da un giorno all’altro con un addio mai annunciato con comunicati ufficiali. La scelta di proseguire mano nella mano insieme a Nenad Markovic, sergente di ferro, grande cultore del duro lavoro e perfezionista. Decisione che si è rivelata controproducente nei momenti di difficoltĂ , con il bastone usato anche quando serviva la carota che ha creato un clima negativo nello spogliatoio riparato poi in corsa dal subentro di coach Bulleri. Un cambio di mentalitĂ  e registro che, unito all’ennesimo lavoro di ristrutturazione del roster in corsa – leitmotiv invernale delle ultime annate – ha permesso al Banco di imboccare la giusta strada verso la salvezza.

Salvezza

Guardando ai roster e le disponibilità economiche delle competitor della Dinamo, e di come si era indirizzata la stagione, la salvezza è sicuramente un risultato importante per Sassari e per il club. Un traguardo raggiunto da un lato grazie alla mano di Bulleri e gli interventi invernali di Pasquini, come gli innesti di Thomas e Weber. Dall’altro per demeriti delle avversarie impegnate nella corsa alla permanenza nella categoria. Una seconda annata che ridimensiona le ambizioni a cui si era abituati fino a pochi anni fa, ovvero quello di lottare per un posto nei playoff o per la qualificazione alle Final Eight. Allo stesso tempo una seconda parte di stagione che lascia parecchio rammarico perché se si fosse riusciti prima a creare un’amalgama simile, inserendo un leader qualitativo e carismatico come Thomas e senza gli infortuni del caso che hanno contraddistinto le ultime settimane della stagione regolare, si sarebbe potuto puntare a qualcosa di più di una salvezza nell’anonimato. Perché il Banco 2.0 (quello da gennaio in poi) ha combattuto, ha messo cuore e grinta, ha provato a reagire alle difficoltà e si è tirato fuori dalle acque calde della classifica. Un punto di arrivo nel 2024/25 che dovrà essere la base e lo schema su cui ricostruire la Dinamo che verrà. Perché se la permanenza nella categoria è stata centrata, ci sono altri obiettivi di contorno attesi, ma non conquistati. Quello appena concluso doveva essere l’anno in cui rimettere al centro del progetto i valori e lo spirito di appartenenza, con i risultati che però che testimoniano una controtendenza in questo senso. A partire dall’addio del GM Pasquini, che ha fatto insieme a Sardara le fortune di Sassari permettendo ai biancoblù di conquistare trofei nazionali e internazionali. Una separazione che arriva a 10 anni dallo storico triplete conquistato, con il decennale che è coinciso inoltre con lo scioglimento della tifoseria organizzata dei sassaresi. Con il dato legato agli spettatori che comunque ha dimostrato quanto la Sassari della palla a spicchi tenga e sia legata alla Dinamo, con oltre 3000 presenze costanti al PalaSerradimigni che nel bene e nel male hanno sempre supportato la squadra. Parola fine che coincide con un nuovo inizio, con la scelta del nuovo uomo mercato biancoblù e con ogni probabilità del nuovo allenatore. Infatti, le parole di coach Bulleri in sala stampa a margine del match perso contro Trieste hanno il sapore dell’addio. Con “radio mercato” che vedrebbe Pasquini e il tecnico di Cecina proseguire insieme a Treviso, per dare una nuova linea e un nuovo corso dalle parti del Pala Verde. A discapito di una Sassari che dopo 14 anni di identità e continuità sotto il segno e l’egida del GM ferrarese, al termine dell’anno che doveva essere quello della ripartenza, dovrà ricostruire le fondamenta e progettare la stagione della rinascita.

Andrea Olmeo

Condividere su

Commenti

guest
1 Commento
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

CENTOTRENTUNO TV

Continua a leggere...

1
0
...e tu che ne pensi? Lascia un commentox