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Dalle conferme alle novità: la Dinamo Sassari vuole provare a migliorarsi

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Piero Bucchi e Federico Pasquini a colloquio | Foto Luigi Canu
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Più giovane, più europea e anche più lunga. Manca solo il dodicesimo uomo a una Dinamo Sassari che però si può già definire completa, con un roster che ha visto la permanenza di alcuni punti fermi necessari a mostrare la via a quei nuovi arrivi che in Sardegna proveranno a trovare un punto di partenza per la propria carriera e non solo.

Conferme

Sono stati tanti i cambiamenti in casa sassarese, non solo sul campo ma anche in panchina. Gli addii per diverse necessità degli assistenti Baioni e Gerosa, hanno fatto spazio all’approdo di un ex giocatore che ha lavorato a lungo con Bucchi come Massimo Bulleri e di un tecnico come Oldoini, che arriva sull’Isola forte della propria esperienza alle spalle di coach come Sacripanti e Sacchetti. Ma una base solida è comunque rimasta: grazie a contratti di lunga durata, come quelli di Bendzius, Gentile, Treier e Diop, nonostante per quest’ultimo fossero note le avances della Virtus Bologna, e alla conferme di Filip Kruslin e Tommaso Raspino, che rappresenteranno la quota di specialisti difensivi della squadra. Patti con il passato necessari per un futuro a cui la Dinamo si affaccia per la prima volta dopo diciassette anni senza Jack Devecchi e in cui il livello delle competizioni che si affronteranno salirà ancora. La decisione di spostare Kruslin nello spot di tre è stata la vera prima novità rispetto all’ultima stagione. Una scelta che ha consentito alla Dinamo di muoversi in maniera diversa su un mercato in cui le idee sono state chiare, anche sulle rinunce da compiere. La voglia di confermarsi al primo posto, a pari merito con la fame e la convinzione di ogni giocatore che decidesse di accettare l’offerta. Al secondo un’idea di gioco basata sulla dinamicità e sulla possibilità di fare della fluidità offensiva l’arma in più. Senza però disperdere quella cattiveria e quella attenzione vista in difesa soprattutto nell’ultima fase della stagione.

Costruzione

Robinson, Jones e Dowe. Addii, i primi due, messi nel conto stilato da Bucchi e Pasquini. Il terzo digerito, anche se a malincuore da diversi tifosi, per via delle scelte personali di un giocatore che da Tortona ha visto arrivare un’offerta pesante dal punto di vista economico e di prospettiva. Sassari ha retto l’urto ed è partita dallo spot di uno, quello individuato come priorità, il primo mattone su cui costruire il resto del roster. Dentro Cappelletti, a Sassari dopo la stagione di Verona per dimostrare di essere pronto al salto di qualità, poi Whittaker, chiamato a confermarsi dopo la stagione a Wurzburg per dare una svolta a una carriera che dopo le prime difficoltà oltreoceano ha preso quota in Europa tra Austria e Germania. Da una parte un italiano di prospettiva, che Sassari cercava da tempo, dall’altra uno statunitense che però nel Vecchio Continente è sembrato trovare la sua dimensione, entrambi uniti dalla necessità di dare prova delle proprie potenzialità. Un trait d’union tra caratteristiche tecniche e mentali che ha fatto da connettore anche per le scelte successive. La decisione di Diop di restare a Sassari ha fatto muovere le acque, l’addio di Stephens e l’approdo di Gombauld hanno fatto il resto. Il francese è un giocatore diverso dal centro senegalese ed è per questo che può rappresentare sulla carta un backup di valore per i sassaresi. Nel mezzo la conferma di Raspino, poi gli ultimi due annunci, potenzialmente i più importanti dal punto di vista offensivo e di equilibri per la squadra. Prima quello di Vasilis Charalampopoulos, poi, l’ultimo, quello di Breein Tyree. Nonostante le sirene provenienti dal Pireo, l’ex Pesaro ha scelto Sassari per affrontare un nuovo step di una carriera iniziata presto, ma in cui la consacrazione è ancora attesa. Mentre per l’ex Oostende la sfida sarà quella di calarsi in una realtà in cui il suo protagonismo sarà necessario, ma nelle giuste dosi. Con la consapevolezza di dover mettere al servizio della Dinamo capacità offensive, soprattutto nella capacità di creare gli spazi ideali per il tiro, dimostratesi già di alto livello nell’ultima Bcl.

Idee

Un mix tra esperienza e giocatori che hanno dalla loro l’opportunità di far diventare Sassari un luogo di slancio per la propria carriera. Sassari sembra essere tornata definitivamente verso quel tipo di costruzione conosciuta negli anni passati e interrotta, solo per pochi mesi, dalla decisione di andare forte su un giocatore come Onuaku. E ha trasformato, come dichiarato inizialmente, l’intenzione di fare dell’energia e del dinamismo una sua caratteristica fondamentale, sia sul lato offensivo che in quello difensivo, qualcosa di concreto. Quella biancoblù non sarà solo una squadra portata a giocare in transizione e a trovare, con il movimento senza palla a difesa schierata, il modo di offendere l’avversario. Il pick&roll, data le scelte fatte sui piccoli, ma anche la permanenza di Diop, potrebbe rimanere una delle armi principali della squadra isolana. Mentre l’arrivo di un giocatore come Charalampopoulos potrà dare un’opzione solida spalle a canestro a difesa schierata. Con il greco che in difesa invece rappresenterà una risorsa necessaria a rimbalzo, fondamentale su cui – sulla carta – Sassari potrà soffrire rispetto alla scorsa annata e in cui sarà necessario un lavoro di collettività per arginare quello che potrebbe essere un gap fisico rispetto ad altre squadre.

L’impatto sul campo e il lavoro durante la preparazione sarà fondamentale per far amalgamare un gruppo nuovo, in cui l’impronta europea – solo due giocatori statunitensi – è più marcata ma dove il tempo di adattamento per alcuni elementi potrebbe essere più lungo. Tutto o quasi è però ora nelle mani di un Piero Bucchi che è finora sempre riuscito a trasmettere le proprie idee ai biancoblù passati sul parquet del PalaSerradimigni. Un punto di partenza fondamentale per provare a migliorarsi in Europa e confermarsi in Italia.

Matteo Cardia – Jacopo Caneo

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