Priorità che lentamente diventa occasione, promessa che si trasforma in difficoltà, ritorno che si avvera, ma non nella casa prevista. Radja Nainggolan ha raggiunto il Belgio, giocherà per il Royal Antwerp F.C. e non vestirà la maglia del Cagliari.
Imprevisto
Nessuno si aspettava la conclusione, nemmeno il calciatore. Nainggolan aveva messo in cima alla lista, quasi come unica soluzione, il ritorno in Sardegna per la terza volta. Qualcosa però è andato storto, le parole di circostanza hanno lasciato spazio alla realtà dei fatti. Il primo capitolo della vicenda, secondo le voci dei protagonisti, parlava delle difficoltà nel convincere l’Inter a pagare la buonuscita richiesta e liberare così il Ninja. Per il belga era pronto un contratto biennale con vista sul terzo anno, il Cagliari attendeva soltanto che Nainggolan risolvesse l’accordo con i nerazzurri per poi prendere il volo verso la maglia rossoblù numero quattro. Il tempo è passato, gli incastri con l’affare Nández una delle possibilità, la certezza che in un modo o nell’altro il Ninja avrebbe potuto coronare il suo sogno. All’improvviso l’Inter ha rotto gli indugi, risoluzione del contratto e buonuscita accordata. A quel punto la palla è passata al Cagliari, ma il silenzio è regnato sovrano alimentando i dubbi. Dal biennale con opzione per un altro anno si è passati all’offerta per un solo anno, dai due milioni richiesti dal giocatore si è passati al milione e duecentomila euro. La distanza economica colmabile, quella della durata diventata insormontabile. Ed è lì che l’Anversa, con i due anni a due milioni a stagione più bonus ha fatto breccia, dimostrando a Nainggolan – parole sue – di volere davvero riportarlo nella sua città natale.
Blocco economico
Messo da parte il discorso sugli accordi modificati in itinere, restano le valutazioni prettamente tecniche che si intrecciano con quelle economiche. Radja Nainggolan compirà trentaquattro anni nel maggio del 2022, quando la prossima stagione volgerà al termine. Al netto delle promesse, si parla di un calciatore nella fase discendente della sua carriera anche solo per questioni anagrafiche. Diventano dunque legittimi i dubbi della società rossoblù sulla durata dell’accordo, così come lo sono quelli sullo stipendio richiesto dal Ninja. È vero che da un lato Stefano Capozucca ha spesso e volentieri definito Nainggolan una priorità per il Cagliari di Semplici, così come è altrettanto vero che più volte è stata indicato il muro alzato dall’Inter come la causa di un ritorno che continuava a tardare. Allo stesso modo, però, il direttore sportivo rossoblù non ha mai nascosto le difficoltà economiche alla voce monte ingaggi. La cartina di tornasole è rappresentata dal caso Godín, il cui stipendio bloccherebbe qualsiasi movimento oneroso in entrata, tanto che a oggi gli acquisti di questa sessione – Strootman, Dalbert, Altare, Obert, Radunovic – sono stati conclusi tutti a titolo gratuito e anzi, nel caso dell’olandese, con l’ingaggio pagato in gran parte dal Marsiglia.
La mancata cessione di uno dei pezzi grossi della rosa, indiziati inizialmente erano Alessio Cragno e Nahitan Nández, ha alimentato ulteriormente i problemi, spingendo la società a parlare di un mercato necessariamente creativo. Il portiere di Fiesole è stato di fatto tolto dalla lista dei partenti, il León vive giorni da separato in casa dopo la rottura servita attraverso l’ormai famoso post social, senza dimenticare che Godín è ancora un giocatore rossoblù e come lui lo è Simeone, ancora in attesa che il Marsiglia compia il passo decisivo. Tutti motivi che hanno portato al rallentamento dell’affare Nainggolan, non più visto come imprescindibile e anzi, diventato quasi un lusso impossibile da potersi permettere. Certo, ci sono le dinamiche di un tira e molla forse evitabile, maggiore chiarezza avrebbe potuto portare maggiore comprensione da parte della piazza, ma è anche comprensibile che il presidente Tommaso Giulini, viste le difficoltà a far quadrare i conti, abbia deciso di fare un passo indietro deciso.
Lusso impossibile?
C’è infine l’aspetto tecnico. Nainggolan va verso le trentaquattro primavere, nelle ultime tre stagioni non ha mai raggiunto le trenta presenze in campionato e soprattutto nelle ultime due esperienze a Cagliari ha vissuto una sorta di parabola discendente. Il picco dei primi sei mesi nel campionato del sogno infranto, il 2019-20 con Maran in panchina seguito dal subentrante Zenga, ha lasciato spazio a un post Covid ricco di piccoli problemi fisici e povero di incisività nei numeri. La caratura tecnica del Ninja è fuori discussione, la tenuta fisica resta però un’incognita che ha portato, probabilmente, alla riflessione causa dell’inversione a U del Cagliari. La vera perdita per Semplici è rappresentata dall’importanza di Nainggolan sia nello spogliatoio che come guida in campo per i compagni. Pur considerando l’aspetto atletico lontano dai tempi migliori, l’apporto del Ninja è risultato fondamentale dal punto di vista mentale nella rincorsa salvezza della passata stagione. La crescita esponenziale di Marin, ad esempio, è stata anche figlia della vicinanza del centrocampista belga, foriero di consigli e pronto a spingere il compagno verso il tanto atteso salto di qualità. La mentalità vincente di Nainggolan è forse la più grossa perdita del suo mancato ritorno in Sardegna e il tecnico rossoblù spera di potersi affidare a Kevin Strootman per compensare l’assenza del Ninja nel suo Cagliari. Toccherà poi ai “vecchi” della truppa come Cragno, Ceppitelli, Joao Pedro e Pavoletti alzare l’asticella e fare un passo e diventare guide per i compagni più giovani. Ormai Nainggolan appartiene volenti o nolenti al passato e pensare a ciò che avrebbe potuto – e forse dovuto – serve a poco.
Matteo Zizola