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Zito Luvumbo nella sfida del San Nicola contro il Bari | Foto Valerio Spanu/Cagliari Calcio

Da diamante grezzo a protagonista: Luvumbo ha conquistato il Cagliari

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Una leggenda, un falso storico che parla di un salvataggio via mare, di un poeta dissidente poi diventato primo Presidente di un Paese lontano, tutto nato da un’amicizia di vecchia data – quella sì, reale – che diventa il filo rosso che lega Cagliari e Angola. Agostinho Neto e Carlo Enrico Giulini, sì, non un omonimo ma il padre dell’attuale proprietario e presidente della società rossoblù, un rapporto nato nel 1954 quando i due si incontrarono a Budapest, così raccontano le cronache. Un rapporto che arriva metaforicamente ai giorni nostri, quelli di Zito Luvumbo da Luanda, uno dei protagonisti della risalita immediata in Serie A.

Tra storia e presente

Oceano Atlantico, Luanda che guarda al mare. L’Angola territorio di miniere, cristalli e un diamante grezzo – sportivamente parlando – da smussare a far risplendere. Zito Luvumbo non ha avuto bisogno di una leggenda da tramandare ai posteri, un aereo l’ha portato in Sardegna nell’agosto del 2020 quando il Cagliari riuscì a battere la concorrenza del Manchester United tra le altre e prelevarlo con un’operazione lampo dal Primeiro do Agosto. D’altronde l’inserimento nella lista dei 100 wonderkid stilata ogni anno dal Guardian – 2019 – un biglietto da visita che spesso si tramuta in crescita reale, ma tra l’idea di ciò che potrebbe essere e la realtà passa l’adattamento a un nuovo calcio e alle richieste tattiche europee. Come un segnale quel rapporto tra il padre del presidente Giulini e chi ha fatto la storia dell’Angola, la vicenda poi smentita del Conte Carlo Enrico che con il suo panfilo aiuta Neto nella fuga dall’esilio portoghese di Lisbona, lì dove fu rinchiuso come oppositore all’invasione coloniale lusitana dell’Angola. E oltre cinquant’anni più tardi ecco che il Paese africano torna a legarsi alla famiglia Giulini grazie a un ragazzo classe 2002 pronto ad affacciarsi al massimo campionato italiano dopo una stagione di crescita, alti e bassi e il picco nel momento più importante. Venti minuti di gloria, venti minuti diventati poi decisivi per le sorti playoff del Cagliari. Non solo dribbling, ma nell’attimo fuggente di un sogno che sembrava poter scappare di mano una tripletta improvvisa: gol di destro, rigore conquistato con furbizia, altro gol sempre con il piede debole a completare la rimonta e il sorpasso successivo sul Parma alla Unipol Domus.

Piacere, Luvumbo Zito

Deve tirare più in porta, gliel’ho detto spesso. Perché tirando più in porta ha più possibilità di far gol. Facendo gol aumenta il suo ingaggio. Per cui gli ho detto, non so quanti siete a casa, però più gol fai più soldi porti a casa. Pratico, pratico”. Facile vedere in Claudio Ranieri una figura paterna, ancora di più per un calciatore che cerca di affermarsi attraverso lo studio sul campo e la cura delle proprie qualità. Luvumbo ha così risposto presente, ha seguito la linea dettata dal suo allenatore – e come fare altrimenti – e ha preso per mano il Cagliari quando più serviva mettersi in luce. La prima vera stagione con i grandi iniziata con un tardo pomeriggio inglese, Zito si presente a suo modo nell’amichevole contro il Leeds: scatto in avanti, avversari bruciati, tiro potente a battere il portiere. Piacere, Luvumbo Zito, piacere: sembrano queste le parole sul campo del numero 77 rossoblù, come nel famoso video ad Asseminello diventato presto virale. Un Cagliari che pensa ai giovani, poi la svolta sul mercato e Luvumbo che passa in secondo piano, ma non esce di scena. Con Liverani gioca sempre, anche se tolto l’esordio in quella Como di un prestito non andato come nelle attese, il suo minutaggio è ricco di ingressi in corso d’opera e di un ruolo da spaccapartite. Assist alla seconda contro il Cittadella, gol a Benevento alla sua maniera, la titolarità che arriva piano piano e la rete che si gonfia però soltanto in quel di Frosinone dopo la seconda volta in casa contro il Brescia. Passano i mesi, il suo nome non appare sul tabellino ma tra ammonizioni guadagnate e presenza costante si ritaglia uno spazio importante, anche con il nuovo tecnico Ranieri. Che lo coccola, tanta carota e ogni tanto un po’ di bastone, come nel ritorno in campionato a Bari e la troppa facilità nel cadere che porta Sir Claudio a richiamarlo all’ordine.

Nelle mani di Ranieri

Luvumbo, a un certo punto del 2023, sembra aver perso lo smalto. La collocazione in campo non lo esalta, troppo spesso largo e chiamato a cross che non sembrano nelle sue corde. C’è poi quel lavoro sulla testa, il bisogno di imparare l’arte del sacrificio e dettami tattici che ne limitano l’esuberanza. Lo scatto non appare quello di inizio stagione, i muscoli crescono e la velocità patisce. Il campionato si chiude e resta il dilemma: l’angolano è sì diamante grezzo, smussato un minimo ma ancora non scintillante, e resta da capire se sia meglio metterlo in vetrina dal primo minuto o, piuttosto, inserirlo con la stanchezza che sale e gli spazi che si aprono. I playoff diventano l’occasione di dare una risposta, contro il Venezia è nell’undici titolare e non delude. Il gol non arriva, ci pensa Lapadula, e così Ranieri prova ad aprire la busta numero due. Luvumbo non tra i titolari nell’andata della semifinale, la sentenza è un Cagliari senza fantasia e sotto di due gol contro il Parma in casa. Al rientro dagli spogliatoi ecco il numero 77, il resto è storia già raccontata e che resterà nella memoria. Una delizia che cancella le croci, l’egoismo che si ripresenta al ritorno al Tardini – ma senza conseguenze finali – e l’andata contro il Bari in finale con la prima mezz’ora a fare impazzire gli avversari e il resto del tempo compagni e perfino se stesso. La sfida decisiva del San Nicola è momento topico, dentro o fuori, ascesa o ancora purgatorio. Zito parte di nuovo titolare e la sua prestazione è un compendio del suo campionato. Il Bari non lo tiene per un tempo, Caprile gli nega il gol, bello e cattivo tempo che si abbatte sullo stadio del capoluogo pugliese. Ma anche, di nuovo, la tendenza alla caduta con troppa facilità, Guida che non lo asseconda, un secondo tempo fatto di gabbia e contromisure contro le quali sbatte spesso e volentieri. Ma Luvumbo è così, prendere o lasciare, sorriso e sregolatezza, meno anarchico che in passato ma pur sempre pronto a mettere in mostra fantasia e giocate rapide. Pavoletti segna, il Cagliari torna in paradiso e Luvumbo è già sotto gli occhi della Serie A. Non per il mercato, ma per un giovane atteso alla prova del nove, alla conferma di una crescita lenta ma esponenziale. Un diamante grezzo, un legame contemporaneo tra Angola e Sardegna al sapore di passato e con lo sguardo diretto a ciò che si spera che possa essere il futuro.

Matteo Zizola

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