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Da buona la prima alle difficoltà: il Cagliari attende la crescita di Sulemana

Ibrahima Sulemana in Bologna-Cagliari | Foto Valerio Spano
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Calma e sangue freddo, pazienza e lavoro. La meglio gioventù rossoblù e il tempo che corre veloce, l’esperienza da fare sul campo attraverso errori e difficoltà da superare. Nel Cagliari con Claudio Ranieri al comando il più giovane è Ibrahim Sulemana, classe 2003 e primo acquisto della sessione estiva del calciomercato. Esempio principale della forza e dei limiti, di un esordio da buona la prima e di due sconfitte consecutive con tanti aspetti sui quali migliorare.

Alti e bassi

È complicato incasellare il centrocampista ghanese. Non solo per posizione, anche per livello delle prestazioni. Che tipo di giocatore è Sulemana? Una domanda ancora senza risposta, un po’ mediano di corsa un po’ frangiflutti davanti alla difesa, un po’ macina chilometri e un po’ cavallo pazzo. Arrivato dall’Hellas Verona per 4 milioni di euro, quando tutto lasciava presagire che fosse il suo ex compagno Tameze quello prossimo a sbarcare in Sardegna, Sulemana ha fin da subito guadagnato la fiducia di Ranieri. Perno della mediana assieme a Makoumbou, il classe 2003 di Sunyani è uno dei volti nuovi del Cagliari formato Serie A. La cartina di tornasole di una squadra giovane per trascorsi nella categoria e per carta d’identità, con tutti i pro e i contro del caso. L’esordio contro il Torino ha fatto sorridere Sir Claudio e ambiente, fin dai primi minuti la sua corsa e la capacità di recuperare i propri errori come caratteristica principale. Già mostrata nella prima apparizione ufficiale contro il Palermo in Coppa Italia, confermata di fronte ai granata. Poi, però, prima l’Inter e poi il Bologna hanno rappresentato un passo indietro non solo per la squadra, ma anche per il centrocampista ghanese. Che ha continuato a correre tanto sì, ma non con la necessaria qualità tattica e con alcune carenze in copertura che sono costate care ai rossoblù. Oltre a una certa difficoltà nella gestione del possesso, cruccio principale di un Ranieri che lo ha spesso richiamato a una maggiore velocità di pensiero e a una verticalità non solo negli inserimenti senza palla.

Dati

I dati Opta delle prime tre partite di Sulemana rispecchiano l’idea di fondo di un giocatore ancora da costruire. Con qualità sì, ma sulle quali il lavoro da fare non è poco. Trenta le palle recuperate dal ghanese in totale – come confronto sono state 26 quelle di Makoumbou – ma anche 34 quelle perse contro le 25 del compagno di reparto. In sostanza il classe 2003 lascia per strada più palloni di quanti ne raccolga, dettaglio sicuramente da migliorare. Atteso come il mastino di centrocampo, Sulemana al contrario ha vinto soltanto il 20% dei contrasti effettuati, la metà rispetto al collega congolese. I passaggi positivi confermano il diverso apporto dato rispetto a Makoumbou, 104 per quest’ultimo mentre 77 quelli dell’ex Hellas Verona. Sette i lanci positivi, 3 i cross, 1 occasione creata e 2 i tiri verso la porta, uno dei quali quello da ottima posizione che avrebbe potuto regalare il nuovo vantaggio al Cagliari al Dall’Ara dopo il pareggio firmato Zirkzee. E proprio quell’occasione evidenzia una delle peculiarità di Sulemana che, grazie alla corsa continua, è abile negli inserimenti nell’area avversaria. Ciò che invece i dati non raccontano è che proprio la corsa giusta è mancata in alcuni momenti topici. Contro l’Inter quando Dumfries lo ha sorpreso alle spalle con il taglio che lo ha portato alla conclusione solitaria da dentro i sedici metri. E contro il Bologna sia nella doppia occasione del primo tempo, con la mancata scalata su Karlsson, sia sul gol del pareggio dei felsinei quando assieme a Zappa lo sguardo è rimasto rivolto verso il pallone senza badare a Kristiansen e ai movimenti nello spazio degli avversari.

Il tempo è dalla sua parte, con le tre in maglia Cagliari sono appena venti le presenze in Serie A, delle quali la metà dal primo minuto. Solo attraverso errori e soprattutto grazie alla cura Ranieri – chiedere a Makoumbou – Sulemana potrà crescere e diventare quel centrocampista atteso e sul quale il Cagliari ha scommesso con un investimento importante. Pazienza, calma e sangue freddo: la chiave per superare le difficoltà sia come squadra che come singoli.

Matteo Zizola

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