Come Lucio Dalla che scrive all’amico, l’anno che verrà diventa la stella cometa da seguire. Nella stagione dei proclami lasciati nel cassetto, dell’anno di transizione mai menzionato chiaramente ma comunque nell’aria, il Cagliari con il suo condottiero Claudio Ranieri dispensa sorrisi e obiettivi da perseguire per alzare un’asticella al momento rimasta alla posizione numero otto.
La scelta di Ascoli
“Da quando sei partito c’è una grande novità, l’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va” le parole del cantautore bolognese in uno dei suoi più celebri successi. E che ci sia qualcosa che non vada è evidente a prescindere dalle dichiarazioni che si ripetono nelle conferenze stampa pre e post partita del tecnico rossoblù. “Io ho messo nel mirino il secondo posto, è difficile, lo sappiamo, ma non mi arrendo“, e ancora il sempreverde “finché la matematica non ci condanna” che, guardando alla distanza da Genoa e Bari – e ai trenta punti a disposizione in dieci partite da giocare – appare più come un segnale per non abbassare la guardia piuttosto che una reale convinzione. Sgombrando il campo dagli equivoci va detto che Ranieri non ha mai messo sul tavolo promesse che non fossero quelle del massimo impegno e del provarci, così come è ovvio che la sua responsabilità sia minima se non nulla per una classifica comunque lontana dalle aspettative, fossero anche quelle di un campionato non nei piani altissimi. Il peccato originale, scorrendo l’album della stagione, risale proprio alla gara di andata contro l’Ascoli. Quando, di fatto, si consumò il divorzio con l’ex direttore sportivo Stefano Capozucca,causa scatenante il pensiero al cambio di guida tecnica non condiviso allora dal presidente Tommaso Giulini. Che, per tornare ancora più indietro, ha la paternità assoluta della scelta di Fabio Liverani in estate, contro le idee Filippo Inzaghi e Daniele De Rossi dell’ex ds. Scelta difesa a oltranza, finché la sconfitta di Palermo non ha fatto saltare il banco riportando in Sardegna dopo oltre trent’anni Ranieri.
Direzione futuro
E così, errori dopo errori – inutile fare un elenco ormai noto – si è arrivati alla fine del 2022 con la decisione dell’esonero di Liverani e quindi il tentativo, riuscito, dell’operazione nostalgia. Che potrebbe, guardando ai risultati arrivati nel 2023, aver tolto qualche responsabilità all’allenatore ex Lecce, perché se nemmeno Ranieri è riuscito a dare una netta sterzata allora la colpa non sarebbe più solo del generale – chiunque sia – ma piuttosto dei soldati e soprattutto di chi i soldati li ha messi insieme con la chiamata alle armi estiva. Certo, il silenzio di Giulini e la completa assenza di proclami sono un punto a favore, d’altronde senza promesse diventa impossibile parlare di qualcosa di non mantenuto. Almeno in questa stagione, ché il passato è ricco di dichiarazioni che alla prova dei fatti si sono rivelate dei boomerang. Ranieri fin dal principio ha tenuto a sottolineare che “io prometto solo lavoro e voglia, non posso promettere che ce la faremo ma che faremo di tutto per provarci questo sì” e che se non sarà quest’anno sarà, appunto, per l’anno che verrà. Ribadito prima della sfida contro il Genoa, poi terminata con uno 0 a 0 che ha socchiuso se non chiuso completamente la porta principale per l’accesso alla Serie A: “Io sono venuto qui per costruire, ho un contratto di sei mesi più due anni proprio per tirare fuori il meglio dai miei giocatori. Dobbiamo spingere e riportare il Cagliari in Serie A, quest’anno o il prossimo“.
Playoff, poi si vedrà
Da una parte l’asticella che si alza, la difesa strenua e continua – almeno in pubblico – di una squadra che però, tra le righe, almeno a Brescia non lo ha soddisfatto al 100%. I quattro pareggi consecutivi seguono la linea di Ranieri del “se non possiamo vincere, almeno meglio non perdere”, direttiva incontestabile se però non diventa il classico troppo che stroppia. Un progetto personale a lungo termine, con l’idea di almeno provarci con tutte le energie possibili in questa stagione, senza però fasciarsi la testa se non dovesse arrivare la promozione attraverso i playoff. D’altronde, come scrive Nick Hornby nel best seller Fever Pitch (Febbre a 90° nella versione italiana), “la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione. Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, che male c’è in questo? Anzi, è piuttosto confortante, se ci pensi“, ovvero il calcio ti dà sempre una seconda chance e poi una terza e così via. D’altronde – Ranieri dixit – “dopo aver dato tutto, così come i miei giocatori, accetto tutto, anche i playoff. La cosa più importante resta la prestazione, il sentirsi squadra e parte integrante di quest’Isola e i ragazzi lo stanno facendo“. A cominciare dalla sfida contro l’Ascoli, per evitare che anche la posizione utile a raggiungere i playoff venga persa e che da un non fallimento causa i non proclami si passi a un fallimento vero e proprio a prescindere dai silenzi e dalle non responsabilità di Sir Claudio. Perché, tornando a Lucio Dalla, “l’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità”.
Matteo Zizola