Dasein ovvero l’esistenza, l’esserci. È uno dei concetti fondamentali espressi dal filosofo tedesco Martin Heidegger nel definire l’esperienza che gli uomini hanno dell’essere. E la presenza, se inserita in un contesto come quello calcistico, è anche sinonimo di sicurezza, certezza e, talvolta, anche di trasmissione del proprio sapere agli altri. E proprio il trasferire il proprio credo, fatto di calcio posizionale e propositivo, è stato uno dei primi obiettivi di Davide Nicola dal suo arrivo alla guida del Cagliari. Per iniziare a dare una prima infarinatura del proprio sapere al suo nuovo gruppo, l’allenatore piemontese ha deciso di puntare su uno che quegli insegnamenti gli ha vissuti e imparati da vicino a Empoli, ovvero Sebastiano Luperto, che di quella squadra era capitano e leader indiscusso della retroguardia e che alla fine ha deciso di raggiungere lo stesso Nicola anche in Sardegna.
Impatto
“Il mister è stato certamente importante nella trattativa, ma pure il presidente e il direttore sportivo hanno dimostrato di volermi a tutti i costi”, erano state le prime parole di Luperto in occasione della sua prima uscita ufficiale da giocatore del Cagliari lo scorso 23 luglio nel ritiro estivo valdostano di Chatillon. Da quel momento in poi, per l’attuale numero 6 del Cagliari il percorso in rossoblù è stato totalmente in discesa. Lui, che già conosceva Nicola dopo l’incredibile salvezza all’ultimo secondo conquistata insieme a Empoli, e che è stato il primo a inaugurare il nuovo corso nella campagna acquisti estiva del club sardo. Nonostante la presenza di un altro giocatore altrettanto carismatico come Yerry Mina, Luperto ha saputo contrapporre la sua leadership silenziosa, fatta di costanza di rendimento, concentrazione massima e soprattutto pulizia negli interventi e nelle letture preventive quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Aspetti che forse passano in secondo piano rispetto al resto ma che in realtà hanno un’importanza fondamentale nella fase difensiva, curata fin nei minimi particolari da Nicola dal primo momento della sua nuova avventura alla guida del Cagliari. Al di là, però, dell’aspetto puramente tecnico e della sua costante presenza nello scacchiere cagliaritano – senza saltare nemmeno una delle 8 gare fin qui giocate dagli isolani in campionato e a cui se ne aggiunge un’altra in Coppa Italia – Luperto è uno che mette al primo posto non tanto i suoi obiettivi personali ma preferisce invece dare spazio alla squadra.” Alle soddisfazioni personali tendo sempre ad anteporre quelle di squadra. Perché solo raggiungendo le seconde possono arrivare le prime”, dichiarò il centrale leccese ai microfoni di Sky Sport lo scorso 25 agosto nel raccontare i suoi primi mesi al Cagliari. Parole che danno proprio la cifra del professionista e della persona nell’approccio alle singole situazioni che riguardano la sua squadra. Ed è anche per questo che Nicola, nel costruire il suo Cagliari nel breve-medio periodo, non ha voluto rinunciare al suo pretoriano, che ha portato fin da subito il suo messaggio di modernità calcistica all’interno del gruppo di Nicolas Viola e compagni in questa stagione.
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Contro il Torino, in occasione della prima vittoria casalinga in campionato, Luperto è stato ancora una volta tra i migliori scesi in campo tra le fila del Cagliari. La sua prestazione contro i granata di Paolo Vanoli ha in sostanza rasentato la perfezione. Non solo la consueta eleganza e calma nella fase di copertura ma anche chiusure determinanti nel finale di partita e continue letture preventive puntuali e precise, con gli avversari che hanno fatto fatica a passare nella sua zona di competenza. Tuttavia descrivere la prova dell’ex capitano dell’Empoli alla sola fase difensiva sarebbe anche fin troppo riduttivo. Già, perché nella gara della Domus contro il Torino, Luperto è stato anche decisivo nella fase offensiva, con l’assist del momentaneo 2-2 firmato da un altro alfiere d’esperienza nel pacchetto dei centrali del Cagliari come l’argentino José Palomino, al suo primo gol in rossoblù. Per Luperto, invece, come testimoniano i numeri forniti dalla Opta nel post partita, è tornata ad accendersi la casellina alla voce passaggi vincenti. Lo score del difensore classe 1996, nello specifico, è già a quota due in questo campionato, dopo quello messo a referto alla seconda giornata – sempre alla Domus – contro il Como, con il record personale che dista appena una lunghezza (3, tanti quanti ne ha totalizzati nelle ultime sette stagioni in Serie A). Oltre alle statistiche, l’ottima gara disputata in entrambe le fasi di gioco nell’ultimo turno di campionato è valsa a Luperto anche il premio di Player Of The Match di Cagliari-Torino. E alla fine della gara, il numero 6 del Cagliari, come da suo consueto stile, ha avuto parole di apprezzamento prima di tutto per la squadra, in netta ripresa dopo i tre risultati utili consecutivi contro Parma, Juventus e appunto Torino. “È stata una partita incredibile, non abbiamo mai mollato, ci abbiamo sempre creduto e siamo felici per questi tre punti che sono arrivati davanti ai nostri tifosi. Ritiro? Abbiamo parlato tutti quanti, ci siamo sfogati e abbiamo guarito i nostri limiti”, ha affermato Luperto ai microfoni di Dazn a pochi istanti dal fischio finale dell’incontro. Leadership silenziosa, carattere ma soprattutto determinazione e costanza. Un modo di essere silenzioso ma concreto, quello di Luperto, che in poco tempo si è conquistato la piena fiducia del gruppo a disposizione di Davide Nicola, che l’ha rivoluto con sé anche a Cagliari per scrivere una nuova pagina comune.
Fabio Loi