Anche le certezze possono finire per essere nascoste dalla nebbia della delusione. In casa Dinamo Sassari quella stessa nebbia respinge al momento qualsiasi considerazione positiva. La vittoria con Scafati è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso dei rimorsi, almeno per chi guarda ciò che accade sul parquet. La salvezza diventata gioco forza primo obiettivo è stata raggiunta. I playoff, quasi naturali per una piazza che per la seconda volta in quattordici anni non li vivrà, no. Così i sorrisi hanno lasciato posto a un continuo mordersi le labbra per la chance sprecata. Opportunità che avrebbe potuto dare maggior credito ai giocatori stessi, a chi rimarrà e a chi no.
Vecchio Continente
Con Reggio Emilia ci sarà un’ultima gara per dimostrare che l’attaccamento, almeno in parte, c’è stato. Che la connessione con il pubblico sassarese non è solo stata frutto dei momenti positivi. Un modo per completare la risposta alle parole di Markovic e del presidente Sardara che ha già preso forma contro Scafati, con Sassari che è tornata a giocare la propria pallacanestro (qui per leggere). La partita di domenica 5 maggio, palla a due alle 18.15, deciderà i piazzamenti finali. Sassari può arrivare nona, decima o undicesima, a seconda dei risultati altrui. Un piazzamento che nella prossima stagione non garantirà la Champions League, salvo rinunce altrui o invito da parte dell’organizzazione stessa (quattro le wild card teoricamente a disposizione, per stagione regolare o qualification round). Non è da escludere per lo stesso motivo o per la volontà del club la partecipazione alla Fiba Europe Cup, vinta dai sassaresi nel 2019. La mancata partecipazione alla BCL comunque cambierebbe certamente il mercato. L’appeal della competizione si è alzato e quello prossimo potrebbe essere l’ultimo anno prima della fusione con l’EuroCup, con i giocatori che prima di eventualmente vedersi restringere il campo vorranno provare a giocarsi tutte le carte e a monetizzare. Aspetto non secondario e di cui tener conto. Al momento le certezze esistenti sono tre, e sono date dai contratti essere. Due sul campo e una panchina. Cappelletti e Bendzius sul parquet, gli unici, come più volte ricordato, a essere legati da un accordo sino al 2025. E poi quello di Nenad Markovic, come confermato dallo stesso tecnico nell’ultima conferenza stampa. Scelta che sarebbe anche ulteriormente rafforzata dal fatto che la Dinamo a libro paga ha anche coach Piero Bucchi. Anche se nelle ultime ore l’ex tecnico dei biancoblù è stato accostato a Scafati. Con le casse della società che in tal caso potrebbero rimpinguarsi lievemente e essere utili per un mercato in cui l’equilibrio tra corposità degli investimenti e qualità sarà fondamentale.
Lavoro
Certe abitudini, comunque, è difficile che possano cambiare. È ancora troppo presto per immaginare la Sassari del domani, anche se i movimenti sottotraccia di dirigenza e tecnico saranno chiaramente già cominciati, ma è probabile che il lavoro primario, così come in passato, venga fatto su quell’asse play-pivot che nelle passate esperienze di Markovic è stato fondamentale. Basti pensare solo all’ultimo biennio del tecnico bosniaco a Dijon costruito in gran parte sull’intesa tra Holston e Ware. Il centro statunitense, così come Tobey ai tempi di Tenerife e di Jekiri al Gaziantep, sono esempi di lunghi parzialmente differenti rispetto a quanto più volte visto a Sassari nelle ultime stagioni. Più centimetri, più muscoli, ma anche mani comunque educate. Più simili a un Diop nel complesso, che a un Gombauld, per forzare un paragone con giocatori attuali. Sarà da capire cosa Markovic vorrà portare in più e cosa vorrà invece togliere, discorso che comprende anche il suo staff attuale composto da Bulleri e Oldoini, arrivati in Sardegna per lavorare con Bucchi. Oltre che valutare cosa vorranno i giocatori stessi che hanno fatto meglio, da Diop che però sembra arrivato alla maturità tale da fare uno step in avanti, a un Jefferson che al di là di un down nelle partite contro Pesaro e Varese ha comunque più volte mostrato carisma e qualità. L’ultima e decisiva parola spetterà però alla società, delusa dalle scelte fatte in questa stagione in cui scommesse e conferme non hanno garantito quanto desiderato, nonostante l’appoggio durante tutto il corso dell’annata.
Matteo Cardia