La scritta “loading” sullo schermo, caricamento in corso dopo le modifiche. Come in un videogioco così il Cagliari di Claudio Ranieri non ha ancora completato le tacche per arrivare al 100%, ma se fino alla vittoria contro l’Ascoli la percentuale mancante appariva ancora consistente, dopo aver sfatato il tabù trasferta con lo 0-4 di Reggio Calabria il cerchio con le tacche sembra prossimo a regalare l’immagine cercata.
Dettagli
“Ci sono vicino, anche io aspetto, ma sono molto contento di quello che i ragazzi stanno facendo”. Queste le parole di Ranieri nella conferenza di presentazione della sfida contro il Sudtirol, in programma sabato 1 aprile alle 14 alla Unipol Domus. Il suo Cagliari, il Cagliari di Sir Claudio è dunque a un passo dal diventare realtà. Almeno secondo l’allenatore rossoblù, che come tutto l’ambiente aspetta il definitivo salto di qualità. L’addio alla costruzione dal basso, il possesso palla sterile che ha lasciato il passo al gioco dritto per dritto, lo smoking da festa di gala messo da parte per indossare divisa ed elmetto, cambi tattici che hanno favorito un avvicinamento sostanziale alle sue idee. Questi i passi compiuti, ma mancano ancora dettagli per poter definire l’operazione Ranieri completata. Dettagli che partono, ad esempio, da una mentalità sì diversa rispetto al passato, ma che difetta di una continuità tra diverse partite e anche all’interno degli stessi novanta minuti. Passaggi a vuoto, come ad esempio quello di Brescia o della seconda parte del primo tempo contro l’Ascoli, o ancora l’occasione concessa alla Reggina immediatamente dopo essere passati in vantaggio. Un Cagliari sì da battaglia, ma che in alcuni frangenti sembra passare dal camerino per vestirsi nuovamente con l’abito buono, dimenticando il percorso fatto e la necessità di proseguire centimetro dopo centimetro verso la luce definitiva.
Entusiasmo e sogno
Scorie del passato che ritornano, dettami rimasti in un angolo del cervello che ogni tanto fanno capolino, automatismi difficili da sradicare pur se quasi ridotti in toto. Il giro palla dalle retrovie senza la dovuta cattiveria e velocità, fino a tornare da Radunovic per il classico lancio lungo, primo esempio di una filosofia di gioco ancora presente a tratti nella squadra. La verticalità aumentata, ma penalizzata a volte dalle indecisioni e da quel tocco di troppo che fa perdere il tempo e ritarda la manovra. L’aggressività che diventa rincorsa più che corsa, a volte fuori tempo e fuori spazio. Non in maniera eclatante, il miglioramento è stato netto e non solo per via dei risultati, ma se il bicchiere è ora oltre il mezzo pieno l’obiettivo è quello di continuare a riempirlo. I gol da dividere tra i reparti, senza lasciare il solo Lapadula nel ruolo di deus ex machina, aspetto che ha trovato nel duo Mancosu-Zappa i salvatori della patria, ma che ancora cerca nei centrocampisti del trio mediano e nei difensori centrali – senza contare la spalla del numero nove, Prelec o chi per lui – nuova linfa alla voce gol segnati. Il Cagliari è sempre più di Ranieri, verità assoluta e che i dati dimostrano, tra possesso ridotto, cross a raffica e contrasti vinti in aumento, ma essere vicini a completare l’opera non significa averla completata del tutto. Il tecnico romano aspetta, le avversarie temono. Perché se i rossoblù hanno ancora margini di miglioramento la prima fila per un posto in paradiso attraverso i playoff è all’orizzonte. Contro il Sudtirol serve l’ulteriore step verso il 100%, perché lo scontro diretto ha valore doppio, perché il terzo posto potrebbe avvicinarsi sensibilmente e perché, in fondo, c’è da cullare un sogno e alimentare l’entusiasmo. Dentro e fuori dallo spogliatoio.
Matteo Zizola














