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Consapevolezze e reattività: come Scuffet si è preso la porta del Cagliari

Simone Scuffet durante Cagliari-Sassuolo | Foto Luigi Canu
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Nell’eterna lotta tra tempo ciclico e tempo lineare, la vita di un portiere rischia di essere un principio che dà forza alla prima tesi. Chi indossa i guantoni spesso è incappato nella ripetizione di contesti e situazioni, anche se a volte a parti invertite. Perché il rischio di passare da numero 1 a numero 12 o viceversa è qualcosa da mettere in conto quando si difendono i pali. Simone Scuffet conosce pregi e difetti di una vita al limite di cui però negli ultimi anni sembra aver ripreso definitivamente il controllo. Con Cagliari che è diventata il luogo ideale per confermarlo.

Numeri

Otto partite consecutive da titolare che quasi sicuramente diventeranno nove domani, sabato 16 dicembre, quando il Cagliari scenderà in campo alle 18 contro il Napoli. Scuffet non giocava così tante partite di fila in Serie A dalla stagione 2018-2019, quando ancora vestiva la maglia dell’Udinese. Sembra il solito scherzo del destino, ma il 20 ottobre 2018, quando Scuffet giocò la sua ultima gara da titolare in campionato di quella stagione, l’avversario alla Dacia Arena era proprio la squadra campana. Tre a zero in favore dei partenopei, con gol di Marko Rog a chiudere la contesa. Con il croato aiutato proprio dal portiere friulano, beffato sul primo palo da una conclusione dell’attuale compagno in rossoblù. Fu la gara che precedette il passaggio di testimone a Juan Musso e l’inizio di un pellegrinaggio per diverse piazze tra Italia ed Europa che hanno condotto Scuffet fino alle ultime due annate. Quelle decisive per recuperare le sicurezze perse, il culmine di un processo lungo ma finora rivelatosi vincente. Passando prima per Cipro e poi per la Romania, a Cluj, dove la possibilità di giocare la Conference League si è trasformata in una luce verde per il ritorno nel BelPaese che l’aveva prima coccolato e poi messo da parte una volta mostrate le proprie debolezze. 

Consapevolezze

Spirito di rivalsa, ma anche accettazione delle gerarchie. All’arrivo in Sardegna le idee di Scuffet, ma anche quelle della società erano chiare. Da una parte la possibilità di giocarsi le proprie carte, dall’altra quella di rispettare chi in scuderia c’era già da tempo e con merito si era costruito la propria titolarità come Radunovic. Ma nel rispetto della storia ciclica dei portieri, le parti si sono invertite dopo le prime sette giornate di campionato. Dalla gara contro la Roma in poi, l’ex enfant prodige friulano ha provato a guidare una difesa vittima spesso dei propri errori ma che ha lasciato intravedere delle potenzialità. Non è arrivata ancora una porta inviolata, com’era invece capitato per due volte nella prima parte di stagione a Radunovic, ma con Scuffet tra i pali per il Cagliari sono arrivati undici dei tredici punti totali. E al momento una tranquillità maggiore da parte del reparto difensivo e non solo, complici interventi che hanno tenuto in vita il Cagliari in alcune gare, come quello su Pedro sull’1-0 contro la Lazio che ha tenuto aperta la gara dell’Olimpico, o la parata su Mateus Henrique contro il Sassuolo sullo 0-0 pochi minuti dopo il fischio d’inizio. Tanto da meritare l’apprezzamento di Ranieri sia nell’ultimo postpartita che nella conferenza stampa a due giorni dalla sfida contro la squadra di Mazzarri: “Sullo 0-0 è stato strepitoso con quella parata, abbiamo fatto un errore incredibile si sono trovati in tre tutti liberi. Sta facendo bene, ho detto più volte che ho due portieri ottimi. Boris ha iniziato con un po’ di nervosismo, Scuffet ora sta andando bene, ma so che anche Radunovic è un gran portiere e son tranquillo”. Parole che sembrano confermare una consapevolezza diversa costruita nel tempo da parte di Scuffet, andato già incontro a pressioni che possono togliere quella lucidità necessaria per affermarsi e far affermare i compagni anche ai livelli più alti. Ancora di più in una lotta salvezza in cui ogni dettaglio può far la differenza. Consapevolezze a cui Radunovic dovrà guardare per provare ad alzare la propria affidabilità, con la gara contro il Milan di Coppa Italia del 2 dicembre che sarà un nuovo test per capire se le vicissitudini vissute siano state superate. E rimettere così in piena funzione un dualismo a cui solo il percorso del Cagliari e la ciclicità del tempo potranno dare diverse forme.

Matteo Cardia

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