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Chi scegliere in panchina e chi in campo: la possibile programmazione della Torres

Il saluto dei rossoblù alla curva dopo Torres-Atalanta U23 | Foto Alessandro Sanna
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Si fa in fretta a dire rivoluzione, si fa un po’ meno in fretta a farla. A Sassari, dopo la tempesta dell’umiliante eliminazione da parte dell’Atalanta U23 nel primo turno nazionale del playoff di Serie C, la società Torres ha scelto di usare la riflessione per provare a smaltire la rabbia e per riprogrammare senza usare la pancia e il malumore del momento.

Nodo allenatore
Innanzitutto il nodo panchina. Come già detto, le strade tra Alfonso Greco, che oggi ha compiuto 56 anni, e il club sassarese sono destinate a separarsi definitivamente dopo quattro anni insieme. Il tecnico romano sulla carta ha ancora un anno di contratto e non avendo dato delle dimissioni il quesito si pone sulla trattativa per un eventuale buonuscita anticipata, a meno che lo stesso allenatore ex Lanusei non anticipi le mosse trovando nei prossimi giorni una nuova sistemazione e risolvendo lui il contratto in essere con i rossoblù. In ogni caso un quadro che impone dialogo e non strappi, anche perché la Torres non farà un aumento di capitale folle e l’attenzione ai bilanci resterà la stessa portata avanti in questi anni, quindi bisognerà evitare passi più lunghi della gamba. Per il sostituto il club decide oltre che sui nomi sul profilo ideale. Meglio un giovane che guidi un progressivo rinnovamento anche dello spogliatoio o meglio un tecnico esperto, di mille battaglie e con polso, che vada a dettare un riassestamento importante anche dell’organizzazione torresina dentro e fuori dal campo? Il rischio nel primo caso è quello della scommessa azzardata, nel secondo c’è il rischio che una figura forte esterna possa generare dei malumori in un ambiente molto familiare e che in questi anni ha agito proprio come una famiglia allargata. Ma è un passo che prima o poi questo club, quest’ultimo appena descritto, dovrà fare. Entrambe le scelte hanno i loro pro e i loro contro e puntano su obiettivi simili ma con strade che possono essere diverse. La chiusura del ciclo Greco che ha portato a una promozione, una salvezza, un secondo posto e un terzo posto resta comunque un’eredità pesante, magari non tanto nei ricordi della piazza ma sicuramente a livello di attese. Chiaro che con un esperimento dato in mano a un tecnico e a un gruppo giovane il tempo per i bilanci dovrà essere più lungo, nelle poltrone societarie e nei seggiolini dello stadio, rispetto a quello che si può dare a un tecnico già pronto che verrebbe a Sassari per tentare un nuovo all-in per la scalata al salto di categoria. Nessuna delle due vie è giusta o sbagliata, ma se intrapresa bisogna crederci e avere ben chiari i passaggi da fare, nel bene e nel male, senza stare a guardare troppo ai rimpianti in corso d’opera. Perché deve essere ben chiaro che iniziando un nuovo ciclo si può da subito fare meglio così come si potrebbe anche soffrire di più, almeno all’inizio. E poi, per chiudere il tema allenatore, c’è il discorso staff. La Torres ha uno degli staff più allargati della categoria, con tante figure storiche ed ex giocatori legati a doppio nodo alla società. Non tutti gli allenatori sulla piazza però accetterebbero uno staff “esterno” al proprio così numeroso e il sacrificio di alcuni uomini a bordo campo potrebbe essere una tassa da mettere in conto e da considerare sempre sul tema dei malumori futuri se si decide di puntare a un certo tipo di allenatore con un determinato curriculum.

In campo
Anche il direttore sportivo Andrea Colombino ha un contratto biennale. Anche lui è finito al centro di alcune critiche della piazza, ma giudicare come negativo il lavoro di un dirigente che ha fatto spesso di necessità virtù, e con un budget medio nella categoria, e che ha saputo costruire squadre poi arrivate per tre anni di fila all’obiettivo e anche oltre nella categoria viene quasi impossibile. Detto questo, su chi punterà la Torres per il futuro? Impossibile dirlo con certezza ora che i carboni della rivoluzione sono ancora accesi e dopo che il terremoto Atalanta ha in qualche modo minato anche le basi che sembravano più solide. Importante però che Sassari non perda l’entusiasmo, non solo come tifo ma proprio come dirigenza. Perché la voglia di fare di più in questi anni è stato un motore, una voglia di fare che dovrà essere incanalata con i giusti sforzi imparando dagli errori, naturali e normali, che l’ultima stagione ha messo in luce. Guardando alla rosa l’unico calciatore a scadenza è il centrocampista Casini, che saluterà i rossoblù. Sia chiaro che quello che segue è una considerazione di chi vi scrive e non fa parte del ragionamento che verrà fatto da qui alle prossime settimane nel club che gioco-forza sarà influenzato e magari rispetto ad oggi cambierà in virtù di chi siederà sulla panchina del Vanni Sanna. Tra i pali Zaccagno resta una certezza da confermare (ricordandosi che la Torres ha anche un 2004 come Marano, quest’anno al Latte Dolce, interessante e che potrebbe fare il salto come secondo). La difesa è il vero reparto da rinnovare. Idda e Dametto, soprattutto quest’ultimo, sembrano arrivati a un momento di fine ciclo con i colori rossoblù, con lo stesso Dametto che è stato vicino ai saluti già durante la stagione. Mercadante e Fabriani sono due da cui ripartire, spinoso il caso di Antonelli che se sta bene resta uno dei migliori centrali della categoria. Però la carta d’identità recita 35 anni e anche lui ha vissuto un’annata con alcune ombre. Da capitano però se messo nella condizione, e soprattutto se lui lo accetterà, potrebbe essere una figura utile per un’annata di transizione. Specie se nel reparto si punterà su profili meno esperti, come probabile.

A centrocampo ci sono le certezze maggiori, come Brentan e Carboni. Con quest’ultimo che dovrà fare una preparazione estiva importante per evitare di vivere annate con poca continuità come l’ultima per motivi fisici. Masala è il figlio della città che sa di usato sicuro per tutte le stagioni. Giorico potrebbe anche essere arrivato a un punto di stacco, ma dipenderà molto dal ruolo che il nuovo allenatore vorrà dargli. Uno con le sue caratteristiche se spremuto meno e usato con intelligenza resta una preziosa chioccia per tutti e poi è l’unico che ci ha messo la faccia dello spogliatoio, pur non giocando un minuto, dopo l’eliminazione con l’Atalanta. Dettaglio da leader non scontato. Attenzione poi a Nunziatini che torna dal prestito dove ha fatto bene e potrebbe restare. Sugli esterni le porte girevoli sembrano tante. Zecca ha faticato maggiormente a livello atletico quest’anno, ma se tirato a lucido resta una certezza. Qualora volesse rimanere. Zambataro e Liviero potrebbero prendere in considerazione nuove esperienze, anche se, soprattutto per il primo, dipenderà tanto da che tipo di tecnico arriva. Mentre Guiebre ha alcune proposte contrattuali importanti e che la Torres non sembra poter pareggiare per riscattarlo.

Sulla trequarti, magari usato con più costanza lì, Mastinu resta tra i più forti in Serie C. Specie se continua il processo di maturazione come vero leader di questa squadra. Varela non ha convinto, al di là di alcune giocate è stato troppo incostante. Magari anche non aiutato da alcune scelte tecniche ma anche da alcuni lati del carattere. Nanni ha rinnovato a gennaio e ha chiuso in crescendo, come alternativa ha senso. Diakite dopo tanti anni potrebbe pensare anche a un cambio, pur restando un giocatore importante in un campionato lungo. Anche Scotto, fischiato ingiustamente da alcuni nell’ultima uscita con l’Atalanta, potrebbe pensare di chiudere la sua esperienza a Sassari. In un reparto che vede sotto contratto anche Fischnaller e Zamparo ma che al di là dei nomi quasi tutti, tra mercato e scelte di vita, sembrano potenzialmente possibili partenti. La mano sul fuoco non verrebbe da metterla su nessuno, anche se ovviamente diversi resteranno per essere poi affiancati da almeno 2-3 innesti necessari nel reparto. Dove tornerà anche Goglino che però non ha trovato continuità a Sestri, dove è retrocesso in D giocando solo qualche minuto finale nel ritorno del playoff contro la Lucchese.

Roberto Pinna

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