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Carisma ed esperienza: sarà ancora Bucchi l’uomo in più della Dinamo Sassari

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Piero Bucchi | Foto Luigi Canu
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Aveva un obiettivo chiaro coach Piero Bucchi quando il 18 novembre si è presentato alla stampa isolana nella Club House della Dinamo Sassari. Non l’ha detto, perché in tanti l’avrebbero subito messo nella categoria delle utopie. Riportare tra le prime quattro squadre d’Italia il club sassarese in quel momento sembrava impossibile. Invece, l’esperto coach quell’obiettivo l’ha raggiunto, servendosi della sua pazienza e della sua autorevolezza. E prendendosi una rivincita su una passata stagione da dimenticare.

Tragitto

Perché anche se si è esperti e da tanti anni nel mondo del basket, e il tuo palmares parli tanto quanto la scelta del coach della Nazionale di volerti come assistente nel percorso insperato verso l’Olimpiade, rimettersi in carreggiata dopo un’annata complessa non è facile per nessuno. Quella 2020-2021 per Piero Bucchi non era stata una stagione semplice. Ancora una volta, dopo tanti anni passati tra Napoli, Brindisi e un passaggio importante a Milano, Bucchi era tornato già nel 2018 a Roma, dove era stato nella prima metà degli anni Dieci. Una scelta di cuore, con una squadra prima salvata in A2 e poi riportata in Serie A1, categoria a cui la piazza capitolina sembrava appartenere. Quella della Virtus però è stata una battaglia contro il tempo e soprattutto contro i conti persa in corsa, con un ritiro a dicembre che ha inferto una nuova ferita per il basket italiano già provato da una pandemia che teneva i palazzetti chiusi al pubblico. Dopo aver archiviato la pagina romana, è arrivata però un’altra piazza storica alla ricerca di sicurezze dopo un campionato reso complesso da infortuni e non solo: quella Cantù che, tuttavia, non è poi riuscita a salvarsi anche se lottando fino all’ultima giornata, quando nello scontro diretto la Fortitudo Bologna di Banks e Aradori ha avuto la meglio. Una chiusura di stagione che ha portato le parti alla separazione consensuale, ma che alla fine ha aperto un portone.

Una piccola rivoluzione

Di fronte a sé, Bucchi ha trovato inizialmente quella Nazionale che cercava un risultato insperato. Da vice di coach Meo Sacchetti, il coach classe 1958 ha fatto parte di quel progetto che non doveva andare oltre, sulla carta, alla partita di Belgrado dello scorso 4 luglio, quando invece l’Italia ha strappato il pass per le Olimpiadi dove solo la Francia è riuscita a fermare la selezione guidata dall’ex Dinamo Sassari. Il fermo imposto dalle panchine complete a inizio stagione, ha costretto Bucchi a restar fermo nei primi mesi di pallacanestro giocata, prima che però la sua esperienza fosse necessaria a una Sassari che con Cavina in panca non riusciva a ingranare la marcia alta. Ma non è stato solo il passato a giustificare la sua scelta. Perché è stato il carisma l’arma in più del coach biancoblù, sia con i giocatori che con il pubblico. Schietto nel momento giusto, ma abile nel ridare fiducia a chi l’aveva persa, Bucchi ha messo a disposizione la sua storia per gli altri. Lo ha fatto in maniera silenziosa, tornando al lavoro in palazzetto e proteggendo una squadra che di garanzie non ne aveva più. Dalla scelta di rimettere al centro dei piani offensivi Bendzius, fino ad indicare Gerald Robinson come l’uomo giusto a cui legarsi per ritrovare ordine in regia e imprevedibilità a livello offensivo: tutti tasselli cruciali per completare un mosaico che ha mostrato il suo volto definitivo nei quarti di finale playoff contro Brescia, con un Bilan in più e un Burnell ritrovato. Senza negare mai l’importanza dell’errore e della sua correzione, come dopo gara 1 contro la Milano indomita del Forum, uno degli ingredienti segreti di una mentalità vincente. Ed è proprio per questo, oltre che per l’ascesa in classifica nel nuovo anno, che Stefano Sardara ha deciso che il coach dalla storia importante fosse l’uomo giusto per immaginare il futuro. “Vedendolo da fuori gli ho sempre riconosciuto competenza a più livelli e soprattutto il fatto di essere una brava persona, per me una grande qualità. Poi quando l’ho visto al lavoro ho visto subito che ha una grande leadership e carisma, è normale che i giocatori lo seguano così tanto. L’orizzonte temporale del rinnovo è anche per avere il giusto entusiasmo, lo stesso che ho visto in Bucchi” aveva detto il presidente biancoblù in occasione della conferenza del rinnovo, ben prima del raggiungimento di quella meta tenuta sapientemente nascosta all’interno dello spogliatoio fino al momento giusto. Un traguardo da cui si ripartirà verso la prossima stagione. Non sarà facile confermarsi, e nemmeno sapere il reale obiettivo di coach Bucchi. Probabilmente solo alla fine della nuova corsa sapremo se l’avrà raggiunto.

Matteo Cardia

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