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Carisma e qualità: nessuno come Viola in questo Cagliari

Nicolas Viola durante Cagliari-Monza | Foto Luigi Canu
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È spesso il tempo a governare il sistema dell’empatia. Avere la capacità di entrare nelle emozioni altrui, capirle, sapendo però governare anche le proprie, non è spesso qualcosa che si può costruire nel breve periodo. Anzi, a volte non basta una vita. Nicolas Viola sull’empatia ci ha fatto una tesi di laurea, forse è anche per questo che ha accorciato i tempi, che sa calarsi nelle emozioni altrui fino a darle nuova forma. Il gol all’Atalanta è valso un 2-1 che può accelerare la corsa salvezza di un Cagliari che contro la Dea ha dato una risposta importante a sé stesso, al pubblico e alle dirette concorrenti.

Al posto giusto

In mezzo a due difensori più fisici come Djimsiti e Toloi, con un attacco dello spazio più da punta di razza che da fantasista. Un gol che per dinamica e per numero portato sulle spalle ha fatto pensare subito a un altro storico gol del Cagliari, quello di Gianfranco Zola contro la Juventus nella stagione 2004-2005. All’ora lo stadio e il colpo di testa furono diversi, così come il risultato che si fermò sull’1-1. Quello che conta è però che la rete di Viola può valere tanto se il Cagliari manterrà quelle premesse createsi nei 95′ contro la squadra di Gasperini. Perché arrivata in un momento in cui era necessario controbattere alla vittoria dell’Empoli contro il Torino e perché i punti in un finale di stagione rischiano di valere doppio, tra quello che significano per la classifica e quello che possono far pensare agli avversari che la osservano. Tutto è ancora da costruire, le partite davanti sono troppe per pensare che quanto fatto finora basti. È lapalissiano però che Ranieri abbia ottenuto da una parte la risposta che voleva dal gruppo intero e dall’altra la conferma di come Nicolas Viola resti un pezzo pregiato della propria rosa. Per carisma e per impatto sulle gare anche e soprattutto quando in corso.

Spacca-partite

Quattro gol, tutti quando chiamato in causa dalla panchina. Tre volte su quattro le reti si sono tradotte in punti, con la marcatura decisiva in occasione della sfida con la Salernitana, oltre che con l’Atalanta. Senza dimenticare la rete che ha aperto la rimonta con il Genoa, conclusa poi dal gol di Zappa. Nel mezzo il sinistro a giro, che non è bastato, contro il Torino nel giorno in cui Cagliari ricordava Gigi Riva. Una linea del tempo a cui si aggiunge quella in Coppa Italia, utile a prolungare la sfida con l’Udinese poi finita a favore dei rossoblù nei tempi supplementari grazie alla rete di Lapadula. La posizione più avanzata, così come la differente taglia fisica della Serie A sembravano poter escludere il calciatore calabrese dal discorso. Con le panchine che sembravano testimoniare come il massimo campionato non potesse essere più il suo habitat. Invece, Viola ha avuto la pazienza di attendere il momento giusto per convincere Ranieri. Con un rendimento che dalla gara contro la Salernitana in poi, lo scorso 22 ottobre, è andato a salire, anche se si è dovuto scontrare con gli alti e bassi generali di una squadra che fino alla nuova scossa data dal tecnico al termine della sfida contro la Lazio sembrava non aver trovato la quadra. L’arrivo di Gaetano, malgrado essere stato fondamentale per i rossoblù, sembrava poter tagliare nuovamente fuori da un ruolo di protagonista il calciatore arrivato nella scorsa annata. Che però ha avuto ancora la capacità di parlare a sé stesso e intercettare i bisogni degli altri. A partire da quelli di Ranieri, fino ad arrivare a quelli del pubblico, rivestendo nuovamente i panni dello spacca-partite quasi vitale per un Cagliari che tende a gonfiare il petto quando i minuti passati sul cronometro sono già tanti. Con il Verona non aveva lasciato il proprio nome sul tabellino, ma nell’economia della gara l’impatto del numero 10 degli isolani era stato evidente. Contro l’Atalanta è arrivata invece la prova quasi scientifica del gol. “Nei momenti di difficoltà abbassiamo la testa, ma dobbiamo alzarla e portarla verso il cielo” ha detto Viola a fine partita. Parole da leader di uno spogliatoio che nella propria compattezza ha trovato la chiave per cogliere una vittoria con una grande del torneo che mancava dalla sfida con il Bologna, ma anche di un giocatore che ha saputo intrecciare le proprie e le emozioni altrui fino a renderle vincenti.

Matteo Cardia

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