“Se si giocherà si sforeranno i contratti, perciò ci deve essere una norma che tuteli tutti”. Parola di Marcello Carli ai microfoni di Sky Sport 24. Dichiarazioni che, a una prima e superficiale analisi di un occhio disattento, potrebbero sembrare banali e fin troppo logiche: in caso di ripresa tra il 13 e il 20 giugno e con ancora ben 13 giornate da disputare, è ovvio che si vada oltre la scadenza naturale dei contratti calcistici, il 30 giugno. Eppure, fermandosi a riflettere per cercare di comprendere meglio il grido d’allarme del direttore sportivo del Cagliari, il problema è molto serio e non va sottovalutato. E soprattutto, a meno di tre settimane dal tanto agognato pronti-via, nessuno tra chi dovrebbe porre rimedio sembra volergli dedicare l’attenzione che merita.
Capitolo prestiti: dubbi e speranze
In assenza di una norma dedicata e chiara, il messaggio che passa nell’ambiente è quello della valutazione “caso per caso”, che apre però un ventaglio di infinite possibilità. Carli ha affermato: “Secondo me su questo argomenti siamo stati troppo leggeri. La problematica va affrontata: non ci sarà una regola specifica? Il prestito deve durare fino alla fine del campionato”. Formalmente il Cagliari, come ben noto, in rosa ha 7 elementi di proprietà altrui, anche se sono 5 quelli “in bilico”: Nainggolan, Olsen, Pellegrini, Mattiello e Paloschi, più Rog e Simeone che però, a fine stagione, verranno obbligatoriamente riscattati da Napoli e Fiorentina con una spesa intorno ai 25 milioni di euro. La norma vigente, che ovviamente non tiene conto del Covid-19, è chiara: in una situazione normale, come è sempre stato fino a quest’anno, il 30 giugno i contratti di prestito sarebbero scaduti, con i calciatori pronti a tornare ai club di appartenenza. Oggi però non si vive una situazione normale, come tutti ben sappiamo. Quindi va trovata una soluzione, possibilmente entro un tempo brevissimo. Il suggerimento di Carli segue il buon senso: sono contratti fatti per avere il calciatore fino a fine stagione? Bene, si renda ufficiale questa prassi, con una norma ad hoc che permetta di ovviare al problema, prevedendo che si possa andare al di là della scadenza reale: quindi prestiti allungati fino all’ultimo giorno in cui si giocherà, che in base alle ipotesi circolate nei giorni scorsi, potrebbe essere il 20 agosto. Se da un lato la proposta di Carli è condivisibile, dall’altro lascia aperti diversi interrogativi, legati tutti all’eventuale applicazione “stringente” dei contratti finora in essere. Per esempio: tutti i club che usufruiscono di giocatori altrui sarebbero disposti a pagare quasi altre due mensilità in più? Ancora: in caso di salario “diviso” tra i due club, cosa succederebbe se uno dei due rifiutasse di onorarlo oltre il 30 giugno?
Caso limite?
Ma soprattutto è uno il quesito: cosa succederebbe se il club proprietario decidesse di richiamare il proprio calciatore a partire dal 1° luglio (senza comunque poterlo schierare in campo), togliendolo però a una diretta concorrente per lo stesso obiettivo? E in caso di diritto di riscatto (o di obbligo collegato a obiettivi da raggiungere, come Castro-Spal), invece, cosa succederebbe? Per restare a quest’ultima eventualità, si pensi ai tanti scambi tra squadre in lotta per la salvezza: il Torino ha prestato Iago Falque al Genoa, che a sua volta ha dato Lapadula e Saponara al Lecce. Ipotizziamo che i granata richiamassero lo spagnolo: il Genoa si troverebbe senza uno degli acquisti di spicco del mercato invernale, in piena lotta per restare in Serie A. Cosa potrebbe fare Preziosi, a mercato chiuso? Chi le impedirebbe di andare a indebolire i salentini, togliendo loro il suddetto duo offensivo? Ma di esempi come questi se ne potrebbero fare a bizzeffe: per restare in casa Lecce tra i prestiti figurano anche Barak (Udinese), Babacar (Sassuolo) oltre a Farias e Deiola (Cagliari). E così via con altri casi con cui allenare la fantasia, come abbiamo fatto noi, ma questo contesto di stallo lascia libere fantasia e timori. D’altronde il detto Mors tua, vita mea sembra ben addirsi a quanto visto finora tra le parti in causa del pasticciaccio del calcio italiano, dove una patina di unità apparente nasconde invece la volontà del singolo attore di preservare fino all’ultimo ogni possibile vantaggio verso l’avversario.
Contratti in scadenza
Insomma, vedendo il tutto in quest’ottica è ben comprensibile la preoccupazione di Carli, che si è soffermato anche sui contratti in scadenza, insieme al collega Pierpaolo Marino dell’Udinese, che ha aperto all’ipotesi di eventuali “cause da parte di avvocati per tutelare i calciatori. Non possiamo imporre a un giocatore di prolungare un contratto scaduto. Non escludo che qualche tesserato non si accordi per restare”. Uno scenario fosco, che in casa Cagliari ci si augura di non vivere, nonostante sia evidente come l’inerzia istituzionale a riguardo non lasci dormire sonni tranquilli, come dimostrano le parole forti dello stesso Carli. Per un club abituato a valutare bene sul fronte rinnovi – si pensi alle diverse situazioni vissute da Cigarini e Padoin circa un anno fa – una situazione complessa come quella attuale meriterebbe una pronta soluzione, che non sembra essere proprio dietro l’angolo. Dei quattro in scadenza quello che sembra più vicino al rinnovo è il Professore, centrale anche nel progetto tattico di Zenga. Ma è ovvio che il club rossoblù sia pronto a ogni evenienza, tanto da inserire nel gruppo squadra ben 8 elementi della Primavera, in tutti i reparti. Perché è giusto essere ottimisti, ma lo è altrettanto essere previdenti…
Francesco Aresu