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Cagliari | Zero punti e poco cinismo, serve una svolta contro le big

Gaetano Oristanio durante Napoli-Cagliari | Foto Valerio Spano
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Davide contro Golia, il piccolo contro il grande, provare a sovvertire il pronostico – sportivamente parlando – nonostante sulla carta non ci sia partita. Tra la speranza e la realtà c’è però un mondo e, nel caso del Cagliari, la distanza è enorme. I rossoblù di Claudio Ranieri sono infatti l’unica squadra dell’intera Serie A a non aver raccolto nemmeno un punto contro le sette squadre impegnate in Europa più la Juventus, ossia contro le otto più o meno grandi del massimo campionato.

Prima e dopo

Otto sconfitte in otto gare, tre in casa – Inter, Milan e Roma – e cinque lontano dalla Unipol Domus – Atalanta, Fiorentina, Juventus, Lazio e Napoli. Il sacco vuoto di punti quando il Cagliari è stato chiamato all’impresa, quel non avere nulla da perdere che si è trasformato in perdere e basta. I risultati nudi e crudi raccontano una realtà, andando ad analizzare i singoli momenti il discorso però cambia. Perché i rossoblù di Ranieri hanno sì pagato dazio di fronte ad avversari più quotati, ma quanto visto fino alla sfida contro la Salernitana è stato nettamente differente rispetto a quanto arrivato dalle sconfitte contro Juventus, Lazio e Napoli. Da una parte un Cagliari arrendevole in partenza, con poco da recriminare di fronte alle mani vuote a fine partita, dall’altra tre gare che hanno dato l’impressione delle occasioni perse. Basti pensare a un altro dato che risalta nella Serie A 2023-24 dopo sedici giornate: Pavoletti e compagni sono secondi nella classifica delle big chance fallite, con 25 dietro soltanto ai bianconeri di Allegri in testa con 29 e davanti a Napoli e Udinese con 24. Un segnale di una squadra che ha raccolto meno di quanto ha prodotto, che difetta di cinismo e freddezza sotto porta e che ha sentito oltremodo l’assenza di un attaccante come Lapadula, capace di trasformare in oro la minima opportunità dentro l’area avversaria. Non è un caso che a capeggiare tra i singoli non ci siano giocatori esclusivamente offensivi – come nei bianconeri con Vlahovic e Chiesa – ma i vari Deiola (4), Nández e Oristanio (3), Goldaniga, Jankto, Mancosu, Zappa e Dossena (2) e infine Azzi, Prati e Hatzidiakos (1) assieme agli unici attaccanti veri e propri, Luvumbo e Pavoletti.

Dati e alibi

Considerando un’ipotetica graduatoria che coinvolge le squadre che lottano per non retrocedere – dal Lecce dodicesimo con 20 punti fino alla Salernitana ultima con 8 – e limitando il discorso alle sole sfide contro le otto grandi citate in precedenza, il Genoa sarebbe primo con otto punti, seguito da Empoli e Sassuolo con 6, quindi il Lecce a 5, Salernitana, Verona, Empoli e Udinese a 4 e infine il Cagliari fermo a quota zero. I rossoblù sono peraltro l’unica del lotto ad aver già affrontato tutte le big, dall’Inter al Napoli passando per Milan, Atalanta, Fiorentina, Roma, Lazio e Juventus. E non solo, ma anche l’unica ad aver giocato ben cinque delle otto partite citate in trasferta, ulteriore elemento che dà un peso diverso al numero generale. L’unica diretta concorrente che, quando si concluderà il girone d’andata, avrà giocato lontano da casa quanto i rossoblù di Ranieri sarà il Lecce, con i salentini che devono ancora fare visita all’Inter e all’Atalanta. Il Genoa, la più performante contro le otto grandi, ha giocato ben cinque volte al Ferraris e saranno sei dopo la sfida contro l’Inter ancora da disputare. Certo, tutte le partite valgono tre punti e non riuscire a raccoglierne nemmeno uno in quelle considerate più complicate non può essere un dato positivo, ma alibi e ragioni non mancano per Pavoletti e compagni. Bastano gli esempi delle dirette concorrenti per la salvezza a confermarlo: il Genoa corsaro a Roma contro la Lazio, l’Empoli che ha vinto sia a Firenze che a Napoli, il Sassuolo unica del gruppo ad aver tolto punti all’Inter – vincendo a San Siro – e l’Udinese che sempre al Meazza ha sconfitto il Milan. Senza dimenticare la Salernitana che ha strappato un pareggio a Roma sponda giallorossa e il Lecce che ha fatto altrettanto contro la Fiorentina.

Si può fare di più

Dal punto di vista delle prestazioni il Cagliari può senza dubbio recriminare per i punti che avrebbe potuto raccogliere nelle ultime tre trasferte “proibitive”. Tra virgolette non a caso, perché Davide può comunque ambire e non solo sperare a fare lo sgambetto al Golia di turno. Una questione di atteggiamento, figlio di una mentalità troppo spesso conseguente al motto “non sono queste le partite da vincere”. Il non avere nulla da perdere può risultare dunque un’arma a doppio taglio. Si può giocare con la mente libera e la voglia di stupire, magari correndo anche il rischio di sconfitte sonore, oppure si può abdicare in partenza. O, ancora, cercare come fatto a Napoli di portare mantenere il risultato in bilico il più a lungo possibile nella speranza che quando si avvicina il novantesimo possa arrivare il classico colpaccio. Quasi riuscito al Maradona così come all’Olimpico e allo Stadium, ma mai arrivato alla prova dei fatti. Il prossimo step per Ranieri sarà quello di dare una diversa mentalità al gruppo, una mentalità che possa sfruttare quella rinnovata forza caratteriale messa in campo da Salerno in poi. Aumentando il cinismo, perché contro avversari più quotati le occasioni non capitano con frequenza e quelle poche che vengono concesse devono essere convertite in gol. Al contrario i rimpianti resteranno tali e la salvezza una corsa a ostacoli che dipenderà solo ed esclusivamente dagli scontri contro chi occupa la parte destra della classifica. Sfide dirette che valgono metaforicamente doppio, ma che alla fine portano tre punti esattamente come quelle nelle quali uscire a testa alta non basta.

Matteo Zizola

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