Fiducia sì, reciproche pacche sulle spalle senza guardare ai messaggi del campionato no. La gara contro l’Inter persa per 2-0 dal Cagliari di Ranieri, tra amnesie palla al piede e scelte tattiche non producenti nel primo tempo e un moto di orgoglio nella ripresa (pur se contro dei nerazzurri in totale controllo), deve essere un insegnamento per spogliatoio e ambiente rossoblù verso la dura corsa salvezza che attende Pavoletti e compagni in questa annata. “Questa è la Serie A e ne abbiamo avuto la prova”, non a caso è stato questo il commento preciso e puntuale del tecnico romano a fine gara dopo l’esordio in casa con sconfitta in campionato.
Testa e cuore
Il Cagliari contro l’Inter ha peccato soprattutto di inesperienza, provando un impatto furioso uomo su uomo e poi sciogliendosi presto quando l’Inter ha mandato in affanno le coperture preventive e la costruzione avversaria. E d’altronde lo dicono i dati, solo il Frosinone in questa stagione ha calciatori in rosa con meno esperienza in massima serie dei rossoblù. Logico che servirà del tempo, specie negli scontri contro le big del torneo, per trovare le giuste misure e la giusta attenzione a Sulemana e soci. La reazione della ripresa, considerando che per gran parte dell’ultimo quarto d’ora del primo tempo i sardi sono parsi totalmente in balia degli eventi, è il punto da cui ripartire per andare a fare risultato pieno a Bologna. Non sarà semplice, ma la classifica inizia a non permettere ai rossoblù troppi temporeggiamenti prima di cominciare a correre nella lotta salvezza. E soprattutto al Dall’Ara servirà fare pace con il gol.
Spuntato
A guardare le prime due uscite contro Torino e Inter c’è un dato che subito salta all’occhio anche meno attento: zero reti fatte. Due soli i tiri in porta in 90 minuti, sia contro i granata che contro i nerazzurri. Poco, troppo poco, per una squadra che deve avere fame e voglia per restare in massima serie. Contro i nerazzurri a far discutere è soprattutto l’utilizzo di Shomurodov, in campo per appena cinque minuti scarsi (più recupero). L’uzbeko ex Roma sicuramente deve recuperare la forma migliore, ma che l’unico acquisto in avanti del mercato (per ora) giochi solo una manciata di minuti in una ripresa dove si deve cercare di recuperare un 2-0 è quantomeno una scelta particolare. Che un minimo deve far riflettere sulle operazioni fatte fin qui in sede di mercato in attacco. Anche perché se è vero che il Cagliari ha speso oltre 20 milioni per arrivare a profili internazionali e futuribili (come Hatzidiakos, Prati o Sulemana, per fare qualche nome) è altrettanto vero che nel reparto avanzato, forse anche dopo l’arrivo di un nuovo giocatore, i sardi sembrano davvero in ritardo per trovare i gol da salvezza. Guardando al curriculum di centrocampisti e centravanti già a disposizione manca un nome pronto a una stagione da 12-13 reti, che sembrano il minimo indispensabile per arrivare alla quota salvezza. E il tema sembra un nervo scoperto anche per lo stesso Ranieri, che alla nostra domanda su Shomurodov e sull’attacco ha risposto lapidario: “Sì abbiamo fatto poco davanti, Shomurodov tornerà utile”.
Umore
La piazza dopo il primo “schiaffo” da Serie A presentato dall’Inter ha reagito comunque bene, restando unita intorno alla squadra e provando – per citare Ranieri – a continuare a soffiare da dietro la formazione isolana. Questa fiducia incondizionata, nei confronti soprattutto se non esclusivamente di Ranieri, però non deve far credere che basti l’allenatore romano per compiere qualsiasi impresa. Anche perché questo modo così romantico di vedere il calcio prima o poi porta con sé un conto salatissimo, specie quando il mercato sarà chiuso e quando alla rosa attuale non sarà possibile porre rimedio o aggiustamenti. L’impressione è che il Cagliari abbia gettato delle buone basi, investendo anche bene per il futuro, ora però serve ai rossoblù, come dimostrato dall’ultima gara contro l’Inter, uno o forse di più, profili pronti (specie in avanti), che permettano ai tanti giovani e ai calciatori con meno esperienza di poter crescere senza troppe pressioni e troppa ansia. Anche perché quando il campo e la classifica iniziano a correre e il tempo delle pacche sulle spalle finisce è sempre complicato fare i conti con la dura realtà.
Roberto Pinna














