Zero gol, un solo assist e due panchine consecutive per riprendere fiato. Il confronto con la passata stagione di questi tempi è indicativo: dopo dieci giornate erano sì zero gli assist, ma ben tre le reti segnate. Protagonista Zito Luvumbo, probabilmente il giocatore del Cagliari di Davide Nicola che al momento è stato meno valorizzato dalla nuova era con l’allenatore piemontese alla guida e, se si vuole, addirittura sceso nelle prestazioni e nell’impatto per la causa rossoblù. Proprio quando si attendeva il vero e proprio salto di qualità al secondo anno in Serie A.
Equivoco
“Bisogna trovare il pin dei calciatori”. Parole del ct della nazionale italiana Luciano Spalletti per spiegare quale sia l’aspetto più importante per far rendere un singolo. Come quando si accende uno smartphone e per poter accedere si deve avere la combinazione corretta, così per un giocatore è necessario capire – dal punto di vista tecnico-tattico e soprattutto da quello mentale – come entrare nella sua memoria e tirarne fuori caratteristiche e possibilità. La sensazione, riprendendo le parole dell’ex allenatore del Napoli, è che Nicola il pin di Luvumbo sia ancora sconosciuto. Partendo dalla posizione in campo, con l’angolano in estate visto come seconda punta e poi, piano piano, allargato sull’esterno: “Zito è un’ala che può giocare anche seconda punta”, questa la sentenza del tecnico rossoblù sul numero 77. Una ricerca della migliore collocazione che è passata anche esperimenti curiosi, come quello contro il Torino che ha visto Luvumbo passare da trequartista a sinistra in fase di possesso a mezzala in quella di non possesso, compito che lo ha messo in difficoltà fino al cambio dopo il primo tempo. Un cambio che ha poi portato a due panchine consecutive. E se quella con l’Udinese poteva essere giustificata dai tanti minuti nelle gambe e dai viaggi per raggiungere la sua nazionale in ogni sosta, quella contro il Bologna ha portato perplessità. Intanto perché il riposo in Friuli avrebbe dovuto essere l’anticamera di un suo utilizzo da più fresco, poi per le caratteristiche di avversari abili nel pressing ma meno a difendere la profondità alle proprie spalle. Invece sia a Udine che contro il Bologna il classe 2002 di Luanda è entrato con il Cagliari sotto nel punteggio e gli avversari chiusi, dunque senza quegli spazi che lo hanno reso in passato il classico spacca partite.
Cercasi riscatto
Il sorriso contagioso di Luvumbo sembra essere un ricordo, almeno oggi. Sacrificato in compiti tattici che ne limitano l’estro, il suo essere croce e delizia che ha perso la delizia lasciando soltanto la croce di palloni persi – il 2-0 dell’Udinese firmato da Davis nasce proprio da una situazione di questo tipo – e la croce da portare senza poter cantare. In un Cagliari al quale è mancato estro e spunto nelle ultime due sconfitte, vedere Luvumbo limitato da richieste forse eccessive fa storcere il naso. Lui che non è mai stato un goleador, lui che Claudio Ranieri invitava sì a maggiore attenzione tattica, ma anche a maggiore cinismo, ora è sparito completamente dai radar. Un giocatore da highlights che è difficile vedere nei riassunti delle partite, insomma. Luvumbo delle prime dieci giornate della gestione è ancora più indecifrabile che in passato, non anarchico, ma come se avesse perso la luce. Poche le ammonizioni provocate, pochi i tiri, pochi i dribbling e, soprattutto, un calo netto nelle palle laterali. Ossia nei cross, nei traversoni e nei cosiddetti cut back: dalla media di 3,3 a gara della scorsa stagione (3,4 nelle prime dieci giornate) all’1,7 del campionato in corso. Insomma, quella porzione di campo a lui più congeniale, l’esterno, che da zona dove creare pericoli è diventata area meno battuta e senza l’efficacia alla quale aveva abituato. In un Cagliari che dopo un inizio di stagione nel quale le occasioni create non corrispondevano alle reti segnate e che ora ha perso anche la pericolosità offensiva, il recupero mentale e tecnico di Luvumbo diventa fondamentale. Com Nicola obbligato a trovare il pin dell’angolano, per sbloccarne qualità e prestazioni e riprendere un’evoluzione che a oggi si è trasformata in involuzione. La salvezza passa inevitabilmente anche da questo aspetto, dalla capacità dell’allenatore rossoblù di valorizzare i giocatori che più hanno bisogno di crescere, con Luvumbo in testa. Al contrario quello che doveva essere elemento da mettere in vetrina diventerà un nuovo incompiuto.
Matteo Zizola