Cento giorni. No, non stiamo parlando di Napoleone Bonaparte. E nemmeno citando il nome di un film o di una guerra: è il tempo passato tra la sfida di andata (sabato 23 dicembre 2023) e quella di ritorno (il prossimo lunedì 1° aprile) tra Cagliari e Verona.
Il match d’andata
In quel 23 dicembre i rossoblù guidati da Claudio Ranieri si avvicinavano al Natale nel modo peggiore possibile, ovvero rimettendo in piedi una squadra in crisi di identità e di gioco, che da quel 2-0 firmato Ngonge-Djuric trasse poi lo slancio per credere nella missione impossibile, ovvero cercare di restare in Serie A nonostante condizioni tutt’altro che comode. In una strana (a livello climatico, visti i 14° gradi) serata di inizio inverno al Bentegodi Pavoletti e compagni caddero in uno degli errori visti più volte in questa stagione: l’incapacità di chiudere le partite e fare male all’avversario al momento opportuno, subendo invece gol alla prima occasione utile. È successo a Verona e anche in altre circostanze: allora furono Prati, Nandez e Dossena a sfiorare la rete nel primo tempo, chiuso però sullo 0-0. Nonostante l’ago della bilancia pendesse dalla parte rossoblù, tornare negli spogliatoi senza aver preso gol rinvigorì la squadra di Baroni, agevolata poi dalla decisione di Orsato di espellere Makoumbou per doppia ammonizione (al 51′), dopo un fallo banale a centrocampo. L’inferiorità numerica penalizzò subito il Cagliari, freddato un minuto dopo da Ngonge abile a scherzare Hatzidiakos e Augello, superando Scuffet con un tiro davvero beffardo. Il raddoppio di Djuric nel finale di gara sentenziò la decima sconfitta su 17 gare per la squadra di Ranieri, tornato quella sera tra le ultime tre squadre nella classifica della Serie A. “Eravamo padroni del campo, ma non abbiamo fatto gol: come dico spesso sei bello ma non balli. Preferisco essere brutto ma vincere le partite. Non va bene essere belli e non fare punti in partite così, dobbiamo essere più cinici quando abbiamo la partita in mano”, disse Ranieri in sala stampa nel postpartita, visibilmente contrariato per la sconfitta, dato che in 90 minuti il suo Cagliari era passato dal possibile +5 sui gialloblù in caso di successo al -1, con sorpasso scaligero in classifica e terzultimo posto per i rossoblù.
Come si cambia
Da allora, complice un mercato di gennaio molto intenso in riva all’Adige, sono cambiate tante cose. Basti guardare i 22 in campo dal 1′ in quell’occasione: il Verona ha perso 5 giocatori su 11 di quella formazione titolare (Ngonge, Saponara, Hongla, Hien e Terracciano), che diventano 8 su 15 considerando i cambi (Djuric, Doig e Mboula). Una mutazione radicale, a differenza di quanto accaduto nel Cagliari, con il solo Goldaniga – cui quella sera venne annullato un gol per una questione di millimetri – passato nel frattempo al Como. Se la rosa è rimasta più o meno la stessa, quel che è cambiato però nei rossoblù è il sistema di gioco: allora Ranieri optò per un 3-4-2-1 con Viola e Oristanio alle spalle di Pavoletti, col Luvumbo lasciato inizialmente in panchina. Oggi il Cagliari ha svoltato con il ritorno alla difesa a 4, con un 4-2-3-1 – pronto all’occorrenza a diventare 4-4-2 – che ha dato nuove garanzie al tecnico romano e che, in stagione, ha fruttato la bellezza di 23 punti su 26. Curiosamente lo stesso modulo utilizzato dall’Hellas, che Baroni ha impostato da fine novembre 2023 e che da allora ha portato 18 punti ai gialloblù (sui 26 totali). Rispetto a dicembre il Verona dovrà fare a meno anche dello slovacco Suslov, tra i migliori nella gara d’andata, che si è infortunato nel match amichevole perso dalla sua nazionale contro l’Austria (0-2). Un’assenza di peso per i gialloblù, cui potrebbe unirsi anche quella di Folorunsho (assente all’andata), altro giocatore decisivo per le sorti scaligere. Chi non c’era allora ma dovrebbe esserci invece nel match di Pasquetta è Gianluca Gaetano, di nuovo a disposizione di Ranieri in questa sosta e pronto a riprendersi la maglia da titolare – magari insieme all’altro recuperato Luvumbo – in un reparto offensivo ancora con tanti punti interrogativi, a cominciare dalle condizioni di Shomurodov e Lapadula, entrambi impegnati con le rispettive nazionali. Anche se il dubbio principale in casa Cagliari è l’effettiva disponibilità o meno di Yerry Mina, tra gli artefici del recente cambio di passo rossoblù), che resta ancora in dubbio.
In cento giorni, ovvero poco più di tre mesi, si possono fare tante cose. È un lasso di tempo che da sempre affascina, in quanto cifra tonda: non a caso è stato spesso usato nella storia, nel cinema, nella letteratura e narrativa. In questo caso specifico, invece, è “solo” la distanza tra due partite di calcio, con in palio sei punti. I primi tre sono andati al Verona, i restanti sono ancora da attribuire al termine di un match che si prospetta molto intenso e ricco di pathos. “Preferisco essere brutto ma vincere le partite”, ringhiò Ranieri dopo il 2-0 del Bentegodi. Con la speranza, in casa Cagliari, che la lezione dell’andata sia stata imparata a dovere.
Francesco Aresu