Se anche per il Cagliari sia arrivata la primavera – non solo come stagione sul calendario – lo dirà il prossimo scontro diretto di sabato 1 aprile contro il Sudtirol alla Unipol Domus. La sfida agli uomini di Bisoli come terzo indizio per fare la prova, quella del primo sole senza che tornino le nuvole del passato. Il tempo, che si dice sia galantuomo, darà così la controprova del valore della squadra in mano a Claudio Ranieri. Dando anche risposte a distanza su quanto accaduto in estate prima e a gennaio poi, ovvero sulle scelte in sede di mercato e ciò che hanno portato nella realtà e non sulla carta.
Filosofia
Quanto il Cagliari di Liverani avesse evidenziato delle lacune strutturali era evidente, altrettanto però lo era che il gruppo costruito in estate aveva le potenzialità per fare meglio. Quindi da un lato l’arrivo di Ranieri è stato causa ed effetto della necessità di migliorare il materiale a disposizione, dall’altro però è rimasto il bisogno di fare dei correttivi a gennaio. Tra il ritorno di Sir Claudio, il precedente arrivo del nuovo direttore sportivo Nereo Bonato e un bilancio ancora provato dalla retrocessione, la scelta nel mercato è ricaduta sul puntare quasi tutte le fiches sulla capacità di Ranieri di far crescere la rosa così com’era. Sarà per il dover fare i conti con la situazione economica che può portare ad affilare l’ingegno, il Cagliari a gennaio ha portato in Sardegna due profili che sembrano calzare con le necessità del campionato e senza investimenti importanti. Con le dovute differenze e i limiti che restano, Azzi ha dimostrato di essere un innesto riuscito, mentre Prelec si è calato da subito nello spirito di sacrificio richiesto. L’ex Modena, costato un milione di euro, dovrà sicuramente confermarsi in più di due partite, così come l’attaccante sloveno non ha trovato per ora la via del gol, con l’errore di Venezia a pesare non poco. Ma dal punto di vista dell’atteggiamento entrambi hanno portato freschezza, dando al mercato di gennaio un giudizio al momento positivo. E confermando quanto la scelta di non andare sui semplici nomi possa essere quella vincente e che la logica degli uomini del tecnico di turno andrebbe superata.
Da agosto a oggi
Con la stagione che è entrata nel rettilineo finale, quanto successo prima di schierarsi ai nastri di partenza assume un valore più completo. Il tempo è così stato galantuomo con alcuni acquisti per affrontare la Serie B, lo è stato meno con altri che non hanno rispettato le attese. Ma che, proprio in vista dell’ultima parte di campionato – e della probabile coda dei playoff – potrebbero cambiare un’altra volta il significato del loro arrivo in Sardegna. Certamente ad averlo cambiato sono stati Gianluca Lapadula e Marco Mancosu, la dimostrazione che anche i nomi di livello per la categoria possono portare in dote non solo esperienza, ma anche qualità e punti. Un inizio non di quelli sperati per entrambi, poi in tempi diversi la conferma della bontà del loro acquisto. L’investimento per Makoumbou per strapparlo al Maribor un unicum in mezzo a vecchie conoscenze della Serie B e giovani in cerca di rilancio o del salto di qualità, con il minimo comune denominatore del costo pari a zero o quasi. Se dunque per Lapadula e Mancosu il colpo cercato è riuscito, così non si può dire per Nicolas Viola, arrivato da svincolato come Mancosu, ma con risultati opposti. Così come le speranze non sono state ripagate da Barreca, da Millico, da Falco e da Capradossi. L’altro lato della medaglia è quello positivo rappresentato in primis da Dossena. E che, per certi versi, ricorda quanto fatto per Azzi a gennaio, acquisto non di nome ma risultato azzeccato. Puntare su profili meno noti e a basso costo oppure cercare di far crescere i ragazzi che arrivano dalla Primavera come Lella che, dopo il prestito a Olbia, allo stesso modo di Dossena è partito da ultimo nelle gerarchie del proprio reparto per diventare fondamentale con Ranieri in panchina. Oppure Kourfalidis, anche lui poco utilizzato nella prima fase della stagione e poi bravo ad approfittare delle occasioni avute. O Luvumbo, ormai definitivamente parte integrante che sia in corsa o dal primo minuto. Infine Obert, al centro o a sinistra capace di trovare spesso spazio tra i titolari.
Nuova strada
La via intrapresa, se non casuale, rappresenta comunque una svolta positiva a prescindere da quello che sarà il risultato finale. Ranieri, oltre a valorizzare il materiale a disposizione, tracciando in più una linea sulle scelte future di mercato, non ha suoi uomini, né a Cagliari né storicamente lungo tutta la sua carriera. Se i rossoblù, soprattutto con Maran e Liverani, avevano almeno in parte seguito l’allenatore nella scelta di giocatori di fiducia – gli ex Chievo e gli ex Lecce rispettivamente – ora con Ranieri possono mettere da parte la strada legata al passato. Una via che ha inciso anche in questa stagione, con i casi positivi di Lapadula e Mancosu e quello meno riuscito di Falco come uomini allenati in passato da Liverani, con quelli di Viola, Barreca e Millico come elementi richiesti o approvati dal tecnico. Con Azzi e Prelec sono sì arrivati giocatori sui quali Ranieri ha espresso parere positivo, ma nella rosa rossoblù non esistono uomini dell’allenatore classe ’51. Pur se lui stesso è stato capace, al netto degli infortuni, di valorizzare anche chi era stato portato in Sardegna su indicazione del suo predecessore. Il vero successo che deve diventare la filosofia per il futuro, con un occhio al bilancio e uno alla crescita sportiva. Il condizionale è d’obbligo, perché non sempre gli insegnamenti del campo sono stati colti appieno. Ma mettere da parte gli acquisti più di nome che di sostanza – e lasciare che il duo Ranieri-Bonato abbia carta bianca – deve diventare la filosofia anche per il futuro, a prescindere che sia necessità che si fa virtù. Anzi, è proprio quando le casse torneranno a sorridere che l’oculatezza e le scelte ponderate potranno fare la differenza.
Matteo Zizola