Harry Redknapp, ex manager del Tottenham tra le altre, raccontò che una volta un attaccante appena acquistato avrebbe voluto un bonus per ogni rete realizzata. La sua risposta fu diretta: “Per cosa pensi che ti paghiamo l’ingaggio, per sbagliarli?“. Un esempio di quanto sia importante segnare per un centravanti e di quanto un numero nove debba essere sinonimo di gol. Quello che manca ancora a Nik Prelec, da quando è arrivato a Cagliari lo scorso gennaio non è ancora riuscito a provare la prima gioia con la maglia rossoblù.
Gioco delle coppie
Undici presenze, sei dal primo minuto e cinque da subentrato. La casella dei gol ancora segna il numero zero, ma quella degli assist è arrivata a due dopo il passaggio decisivo per Kourfalidis a Perugia, preceduto da quello per Lapadula a Parma. Ed è proprio la relazione con l’attaccante della nazionale peruviana a essere la vera sorpresa guardando i numeri. Una delle ragioni, se non la ragione principale della scelta di Claudio Ranieri di dare spazio a un numero nove che manca, però, in ciò che un numero nove dovrebbe garantire. Un attaccante che non segna è una contraddizione in termini, lo sloveno classe 2001 ha compensato con l’apporto dato alla squadra tatticamente e in termini di lavoro per i compagni. Uno su tutti proprio Lapadula, che con Prelec al suo fianco ha il proprio scudiero raccogliendo numeri come con nessun altro dei partner. Nove le partite nelle quali hanno giocato almeno un minuto contemporaneamente in campo, altrettante le reti messe a segno dal Bambino delle Ande quando accompagnato dallo sloveno ex WSG Tirol, alle quali si aggiunge l’assist di Parma. Un confronto impari con i numeri di Lapadula con altri compagni a fare coppia, come ad esempio Leonardo Pavoletti. Undici le partite con il livornese in campo assieme al capocannoniere della Serie B, tre soltanto i gol del numero nove contro i sei del numero 30 quando schierato con Lapadula.
Alternative
La risposta data dei numeri appare quindi chiara. Prelec è più funzionale a Lapadula di quanto lo sia Pavoletti, mentre con la coppia designata da Ranieri fin dal suo arrivo è il livornese a trarre maggior beneficio dalla presenza del nazionale peruviano piuttosto che il contrario. Certo, nel caso dei due giocatori più esperti sono state poche le possibilità di vederli in campo contemporaneamente. Nella prima parte di stagione in quanto uno alter ego dell’altro, con Liverani che utilizzava un unico terminale offensivo centrale. Dopo l’arrivo di Ranieri, a causa dei diversi problemi fisici occorsi a Pavoletti che hanno spento sul nascere la possibilità di puntare su entrambi. Contro l’Ascoli il primo indizio che diede una mezza prova, con Lapadula che era cresciuto nella prestazione non appena nella ripresa lo sloveno era entrato a dargli manforte. L’ingresso di Prelec, così come con la titolarità a Perugia, permise al numero nove di concentrarsi più sulla finalizzazione che sul lavoro sporco, restare più dentro l’area che a caccia di palloni lontano dai sedici metri, di evitare il gioco basato sui lanci lunghi e i cross ma provare anche soluzioni alternative.
Win-win
Prelec, dopo la partita contro il Pisa, a precisa domanda rispose: “L’intesa con Lapadula? Va bene, lui mi aiuta tanto. Io corro per lui, mi dà tanti consigli su cosa fare e come muovermi“, confermando di fatto un rapporto di dare e avere nel quale lo sloveno lavora sporco mentre il numero 9 può dedicarsi alla porta avversaria. Non solo, anche un concetto chiave che descrive tanto del Prelec meno centravanti finalizzatore e più uomo squadra, quello del tanto aiuto ricevuto da Lapadula – consigli, indicazioni, esperienza al suo servizio – che nei fatti porta a prestazioni basate sull’opposto, ossia sull’appoggio totale dello sloveno al capocannoniere della B piuttosto che viceversa. Ed è qui la chiave dello zero alla casella gol segnati da Prelec, che sì ci è andato vicino in più occasioni, ma più come situazione estemporanea che con continuità. E che paga anche un certo egoismo di Lapadula, anche a Perugia evidenziato da diverse situazioni nelle quali il Bambino ha preferito la soluzione personale al più comodo passaggio al classe 2001 di Maribor. In vista dei playoff servirà non solo il sacrificio tattico per aiutare il compagno più prolifico, per poter ambire alla Serie A sarà necessario anche che Prelec possa sbloccarsi. Così da dare maggiori alternative offensive e non lasciare tutto sulle spalle di Lapadula o su quelle di un Pavoletti troppo spesso non al massimo della condizione, con la consapevolezza che l’apporto dello sloveno – e in attesa della crescita fisiologicamente frutto della maggiore esperienza – aiuta gli altri interpreti a rendere di più in fase realizzativa.
Matteo Zizola