Cinque gol sui trenta totali, sette se si contasse l’apporto di un Marco Mancosu che agisce più tra le linee che nella zona di campo in cui le responsabilità si moltiplicano. È questo il dato freddo di una mediana del Cagliari che fatica ancora una volta a dare il suo apporto in zona gol. Una realtà non diversa da quella della passata stagione, quando anche in Serie A i centrocampisti rossoblù stentavano a trovare la via del gol.
Coraggio
La necessità della rete da parte dei centrocampisti è qualcosa che anche Claudio Ranieri ha messo in conto, dichiarandolo più volte davanti ai microfoni. Quasi cercando di toccare le corde giuste con i propri giocatori a disposizione, di pungolarli per avere indietro un po’ di coraggio in più per cercare di accompagnare maggiormente l’azione e andare oltre i propri limiti. Un discorso che si unisce a quello relativo al tiro dalla distanza, spesso richiamato in gare come quella di Venezia dello scorso 25 febbraio, quando un Cagliari senza prime punte di ruolo nella prima frazione non è riuscito ad aprirsi la strada verso la porta avversaria. Di certo ai rossoblù manca ancora l’unico centrocampista che con il gol ha avuto una relazione più continua, quell’Alessandro Deiola che in stagione è a quota uno, così come Makoumbou, Rog, Lella e Viola. Tuttavia, il numero 14, nonostante l’assenza prolungata a causa dell’infortunio alla caviglia, resta l’interprete del centrocampo che ha cercato di più la rete, con 28 conclusioni, una in più di Marco Mancosu. “Ha dei tempi di inserimento fantastici” ha affermato Ranieri riferendosi al sangavinese nella conferenza stampa pre-Brescia. Tempi e coraggio che avevano consentito al classe ‘95 di essere anche l’unica nota lieta del centrocampo in zona gol nella passata stagione con 4 reti messe a segno. Un quadro del passato che potrebbe essere d’aiuto per interpretare il presente. Perché senza un contributo effettivo del centrocampo in zona gol, il Cagliari rischia maggiormente di non arrivare a raggiungere le proprie ambizioni.
Rischi
Anche perché guardando in casa altrui, il contributo del centrocampo in zona gol ha un certo peso. Basta guardare all’aiuto di Folorunsho in casa Bari, con l’italo-nigeriano che ha totalizzato fino a questo momento sei reti in stagione, o alle prove di Giovanni Fabbian, capocannoniere con otto reti di una Reggina che ha avuto poco dall’attacco ma tanto dalla giovane promessa scuola Inter, senza però dimenticare le responsabilità condivise dal centrocampo del Frosinone, guidato dalla coppia Rohden-Mazzitelli che insieme vale cinque reti. Moduli e sistemi impattano sui numeri, così come le caratteristiche dei giocatori in casa Cagliari, in cui elementi come Makoumbou, Nandez o Rog non hanno mai fatto del feeling con la rete la propria caratteristica principale. Ma a influire maggiormente sull’apporto in questo momento sembra essere la scelta di anteporre la solidità al rischio, con i centrocampisti che hanno spesso fatto fatica a portarsi nei pressi dell’area di rigore avversaria con continuità. Condizione che potrebbe aiutare non solo a sbloccare le caselle di giocatori ancora a secco e che potrebbero avere nel gol il salto di qualità ricercato, come Kourfalidis, ma anche più libertà d’azione in area di rigore alle punte che finora hanno portato sulle spalle l’intero peso della fase realizzativa.
Più qualità che quantità. Sembrava essere questa la descrizione a inizio anno del reparto nevralgico del campo, complice la presenza di elementi come Viola, arrivato in Sardegna con l’idea di dare qualcosa oltre le geometrie ma poi bloccato da scelte tecniche e infortuni, e di elementi che in Serie B sembravano poter essere fuori categoria. Il campionato cadetto ha però presentato il suo conto e complicato i piani. Il tempo a disposizione definisce però il cambio di rotta ancora possibile. La prima occasione si chiama Ascoli, con l’Unipol Domus che potrebbe essere per il centrocampo il teatro ideale per prendersi finalmente la propria scena.
Matteo Cardia