In un mondo ideale un pareggio contro una neopromossa, seppur subito al 92′, sarebbe un semplice passo falso. Un risultato che muove la classifica, una piccola fermata in mezzo a una crescita costante. Nel mondo Cagliari, invece, il 2 a 2 contro il Sudtirol certifica, se ce ne fosse stato bisogno, la crisi dei rossoblù di Fabio Liverani.
Numeri
Una vittoria nelle ultime sette partite, due punti nelle ultime tre, decimo posto e la zona promozione diretta che si allontana. In attesa del Genoa, il Frosinone guadagna altri due punti sul Cagliari, mentre le inseguitrici decidono di seguire le orme dei rossoblù. Tanti pareggi che fanno diventare il 2 a 2 di Bolzano un’occasione persa. “I ragazzi hanno fatto un ottimo secondo tempo dopo un primo meno positivo” le parole di Liverani dopo il pareggio. E il tecnico rossoblù non ha tutti i torti, perché dopo 45 minuti di difficoltà, poca pericolosità e il solito possesso palla sterile, nella ripresa il Cagliari ha preso in mano la gara. Maggiore velocità, maggiore presenza in area, maggiore controllo finalizzato a colpire – o almeno provarci – contro un predominio fine a se stesso e per nulla produttivo. Lapadula e compagni erano meritatamente avanti a Bolzano, ma i passi avanti si fermano a trenta minuti su novanta totali. Troppo poco, soprattutto guardando a come si è sviluppata la partita nella sua ultima parte.
Braccino
Non solo una questione di classifica, tutt’altro che positiva, ma soprattutto una questione di mentalità. I tre punti importanti, sia dal punto di vista materiale che da quello psicologico. Talmente tanto da diventare paura quasi fisiologica. Dopo il rigore del vantaggio di Nicolas Viola, i rossoblù hanno dato via via lasciato campo a un Sudtirol che era stato messo alle corde. Gli uomini di Bisoli hanno provato a portare la partita sul piano del nervosismo, segno che le gambe non rispondevano più. Al contrario di sfruttare il momento, il Cagliari ha puntato a portare la vittoria fino al novantesimo e oltre. La squadra si è abbassata oltremodo, i tentativi di ripartenza affidati al solo Lapadula senza più il supporto dei compagni. Liverani aveva davanti a sé due strade. Quella scelta è stata la conservativa, che ha portato il tecnico ad assecondare l’inerzia della partita piuttosto che provare a portarla dalla propria parte. Ovvero, se proprio ci si doveva difendere, allora meglio farlo con specialisti del ruolo. Dentro Dossena, difesa a tre e dentro anche Lella per un Rog stremato e comunque sottotono. E alla fine l’opzione non ha pagato, anzi.
La paura fa gol
Due punti di fatto persi e parlare di beffa sarebbe andare contro alla realtà del campo. Di un Cagliari che al contrario di uccidere sportivamente l’avversario, cerca di speculare ben consapevole sia dei rischi sia del momento. “Abbiamo finito la partita con tanti giovani in campo” ha detto Liverani appena dopo il pareggio di Bolzano. Luvumbo, Lella, Obert, più Dossena e Altare che giovanissimi non sono. Bastano a giustificare il sol subito nel finale? Una disattenzione, ma che è figlia dell’atteggiamento confermato e non ribaltato dai cambi. Proprio Lella, Dossena e Di Pardo sono stati protagonisti loro malgrado non tanto di una svolta, ma di un segnale che dava ragione alla squadra. Quello del portare a casa i tre punti lasciando che il gol di vantaggio restasse fino al fischio finale. Non un giocatore di attacco per Nández, ma un difensore centrale. Mossa che può anche essere condivisibile, se però non accompagnata contemporaneamente dall’ingresso di Lella per Rog. E soprattutto che indica chiaramente il come portare a casa il risultato, un segnale diretto alla squadra di paura, nemmeno troppo giustificata dal campo.
Inerzia
Entra in gioco l’aspetto mentale, ovvero scegliere di privarsi di due tra i giocatori più esperti per affidarsi, nel momento topico, a due pressoché esordienti. Un’altra scelta che non ha pagato per una squadra che può aver dimostrato tutto, ma di certo non di mancare di fragilità mentale. Tolti i riferimenti, Liverani ha però mandato un messaggio ulteriore, alziamo le barricate e magari arriva la ripartenza. Un messaggio nato prima dei cambi, confermato da questi ultimi, suggellato dalla posizione atipica di Luvumbo sulla destra. Non perché non sia nelle sue corde, anzi, ma uscito Falco l’angolano non ha giocato vicino a Lapadula, ma è andato a pestare i piedi al duo Nández-Di Pardo, una delle note liete del secondo tempo. Ma è quando Liverani dice che “non è un buon momento anche per la fortuna” che manca la lettura della prestazione. Il pareggio ha sì lo zampino della dea bendata, ma la fortuna aiuta gli audaci e il Cagliari – con il suo allenatore – non lo è stato. Così come il puntare sul “ci manca un pizzico di positività per far sì che gli episodi possano girare a nostro favore”, detto sempre dal tecnico nel post partita, derubrica il tutto alla sorte che, però, nasce dalla voglia di provarci e non arriva con cambi che aggiungono timore reverenziale.
La positività non manca per caso. Manca perché mancano i risultati, manca perché non si intravedono né certezze né costanza nei miglioramenti. Trenta minuti sopra la sufficienza possono bastare quando la classifica ti vede almeno vicino ai protagonisti, diventa troppo poco se sei già in difficoltà e se il modo in cui arriva il risultato dà adito a riflessioni sull’atteggiamento. Liverani difficilmente, a scanso di improvvisi colpi di coda, vedrà la fine della sua avventura in Sardegna dopo Bolzano. Per una questione di tempi – dopo la gara contro il Pisa ci sarà la sosta – che aiutano il tecnico romano, ma anche per una questione di direttore sportivo. Per l’allenatore rossoblù si prospetta dunque una nuova occasione, ma i segnali non inducono all’ottimismo.
Matteo Zizola