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Cagliari: il turnover, questo sconosciuto…

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Walter Zenga ha raccolto con il Cagliari 9 punti in 6 partite escludendo il recupero contro il Verona, sulla carta un bottino soddisfacente e che non ha affatto deluso, ma sono altri i numeri che aprono alcuni dubbi sulla gestione dell’allenatore rossoblù.

Attacco asfittico e un grande Cragno

Innanzitutto l’attacco dalle polveri bagnate e che, non contando le 4 reti contro il Torino, ha prodotto solo 2 gol nelle restanti 5 partite: certo, alcuni episodi sfortunati sono da tenere in conto, ma soprattutto nelle ultime tre sfide non si può dimenticare che a fare la differenza sia stato più Cragno del portiere avversario. La classica coperta corta, il Cagliari quando prova a fare la partita portando tanti uomini in fase offensiva lascia giocoforza il fianco scoperto al contropiede, senza le parate dell’estremo difensore di Fiesole anche i dati relativi ai punti conquistati avrebbero tutt’altro sapore. Zenga non ha mai mancato di sottolineare in queste settimane la difficoltà di un campionato post Covid atipico, le gare ogni tre giorni e il caldo estivo non danno tregua e una certa stanchezza sia fisica che mentale è comprensibile. D’altro canto l’assenza di rotazioni alimenta ulteriormente questo alibi, da un certo punto di vista reale, ma da un altro figlio anche delle scelte proprio di Zenga.

Tra titolari e riserve, il turnover non si è visto

Ci sono gli infortuni e i problemi extra-calcistici a non aiutare l’allenatore rossoblù, i primi con protagonisti i vari Nainggolan, Oliva e Ceppitelli tra gli altri e i secondi con Pereiro, Cacciatore e Olsen, ma se in altri lidi si cerca di fare di necessità virtù sfruttando a piene mani ogni possibile soluzione alternativa, a Cagliari l’utilizzo della rosa, pur con tutti i suoi limiti, è tutt’altro che ampio. Nel campionato post Covid Zenga – Verona esclusa – ha messo in campo 22 diversi elementi, ma essendo i numeri interpretabili va anche sottolineato come di questi 22 giocatori alcuni abbiano ottenuto un minutaggio davvero povero: nell’elenco risultano presenti anche Olsen e Cacciatore, non più in Sardegna, così come Cigarini – protagonista di uno spezzone contro il Torino – Pereiro, rimasto assente tra problemi fisici e personali, Faragò e Ceppitelli che tra recupero da vecchi problemi e infortuni più recenti hanno raccolto davvero poco tempo di gioco. Mentre altrove il De Zerbi di turno, per non spremere Caputo, ha lanciato il giovanissimo Raspadori (senza dimenticare Mihajlovic a Bologna), Zenga a Cagliari ha utilizzato a grandi linee sempre gli stessi 14-15 giocatori, senza dare altra opportunità ai ragazzi della Primavera che non fosse una sorta di contentino sotto forma di convocazione, ovviamente Carboni a parte, usato anche per necessità.

Cambierà qualcosa nelle restanti 6 partite?

Con 5 cambi a partita e in una fase finale nella quale contano motivazioni e giocoforza freschezza atletica, non è un’eresia pensare a una predominanza dell’aspetto fisico su quello tecnico, le scelte dovrebbero pertanto considerare questo aspetto un po’ come succede altrove dove i cambi da partita a partita e all’interno della stessa sono corposi. Con 30 sostituzioni possibili in 6 partite disputate, Zenga ha utilizzato 25 volte i cambi e solo Torino, Sampdoria e Lecce hanno attinto meno alle forze in panchina, mentre la Juventus ne ha fatti altrettanti. Non solo, ma in questi 25 innesti sono da considerare i tanti avvenuti nell’ultimo quarto d’ora se non nel tempo di recupero come Carboni a Ferrara. Con altrettante partite da disputare, ci si attende che Zenga porti una ventata d’aria nuova in una squadra che sta faticando dal punto di vista della freschezza, cercando magari di far rifiatare quando possibile i vari Simeone, Joao Pedro, Nández, Rog e Mattiello e, perché no, affidandosi ad alcuni giovani che aspettano solo di poter esordire in Serie A e dare il loro contributo.

Anche la sparizione di Cigarini e Paloschi rientra in queste dinamiche, l’attaccante in prestito dalla Spal è finito nel dimenticatoio dopo l’apparizione di Verona, il professore è inspiegabilmente tenuto in naftalina dopo tutto il bailamme del rinnovo per due mesi del suo contratto in scadenza. Tenere tutti sulla corda, non spremere troppo i giocatori onde evitare infortuni, lanciare qualche giovane anche se solo nei finali di partita: piccoli aspetti che possono fare la differenza non solo in campo, ma anche per il futuro di Zenga sulla panchina del Cagliari.

Matteo Zizola

 
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