La paura è ancora il sentimento principale, ma non più verso se stessi. Piuttosto quella che si infligge a chi si para davanti, perché la svolta tanto attesa è arrivata. Servivano conferme e conferme sono arrivate, il Cagliari c’è e dà un segnale forte, fortissimo al campionato. Troppo tardi – forse, probabilmente – per la promozione diretta, ma con in sottofondo la musica del film Lo Squalo i rossoblù di Claudio Ranieri avanzano in classifica e fanno sussultare gli avversari per i playoff.
Addio tabù
Quattro è numero che si ripete. Come i gol inflitti ad Ascoli prima e Reggina poi, come quelli che Gianluca Lapadula ha messo a segno nelle ultime due gare. Il Cagliari vince e convince, soprattutto, in un Granillo atteso come bolgia e diventato cane mansueto sotto i colpi del nuovo trio del gol rossoblù. Il numero nove che raggiunge la testa della classifica marcatori, il figliol prodigo Marco Mancosu e l’uomo che non ti aspetti Gabriele Zappa. Vincere aiuta a vincere, il positivo porta positività e sorrisi, così anche il tabù trasferta diventa un lontano ricordo. L’unica vittoria lontano da casa di Benevento non è più sola, accompagnata dalla scorpacciata di Reggio Calabria – campo dove il Cagliari non aveva mai sbancato – e da una doppia vittoria consecutiva con almeno 3 gol di scarto che diventa difficile ritrovare negli almanacchi. Il merito di Ranieri è sotto gli occhi di tutti, aver costruito le fondamenta di una difesa solida ha lasciato il passo a un calcio offensivo e rapido, le scelte dei singoli a completare il quadro. Giocatori rigenerati nello spirito, nella mente e nell’autostima, Sir Claudio concede l’onore del merito ai suoi ragazzi ma la vittoria sulla scacchiera con il collega Pippo Inzaghi troppo netta per passare in secondo piano.
Azzi nella manica
La chiave del successo in terra calabra è tutta nell’inerzia positiva della svolta. Arrivata, quasi inutile ripeterlo, nel secondo tempo contro l’Ascoli. Arrivata con quel 4-3-1-2 che ricorda i tempi rossoblù migliori ma che, allo stesso tempo, non ne giustifica l’impatto sulla base dei soli ricordi. In fondo mettere in campo l’undici più in forma e adattare lo schema alle scelte dei singoli è pratica corretta, al contrario di forzare la mano per rispettare una tattica precostituita. La conseguenza è che Prelec diventa importante pur non pungendo, che Lapadula di riflesso può liberarsi da compiti eccessivi e concentrarsi su ciò per cui è pagato, ovvero i gol. Che Mancosu può sì fungere da schermo sul play avversario, ma senza andare oltre e fare lavoro identico anche sul centrale difensivo. E diventando così fondamentale da regista offensivo. Come non citare poi il lavoro di Lella da mezzala operaia, inserimenti e chiusure, portatore d’acqua che innalza le prestazioni di Makoumbou e Nández. Ma sono soprattutto gli esterni difensivi a essere diventati fondamentali, chiave del gioco di Ranieri tutto sfogo sulle fasce e cross, uno-due e tagli. La crescita di Zappa non è solo nei due gol consecutivi, è nella concentrazione e nella capacità di tenere a bada gli avversari diretti. È nel dare garanzie e tranquillità ai compagni. È nel sostenere la fase d’attacco senza perdere colpi in quella difensiva. Ma il vero fiore all’occhiello è quel Paulo Azzi che è diventato pedina insostituibile sulla corsia mancina. Un pistone che va su e giù senza mai fermarsi, spinta e recuperi, decisivo in ogni azione d’attacco o quasi. Il brasiliano è il simbolo del cambio di spirito, della freschezza che supera quel passato chiamato retrocessione che non gli appartiene, stimolo per i compagni con il suo guardare avanti metaforico e anche di fatto. Perché in campo è Azzi il vero volto nuovo del gioco di Ranieri e tutto il resto che arriva a cascata. Assist, rigore procurato, spina costante nel fianco della Reggina.
Vincerle tutte fino alla fine potrebbe non bastare per il sogno Serie A diretta. Ma solo l’idea che tutto sia possibile è la vera vittoria di Ranieri. Un ambiente che da depresso e in attesa della prossima sicura delusione si è risvegliato consapevole, certo che comunque vada il tecnico romano qualcosa s’inventerà. Un ambiente nuovamente positivo dentro e fuori lo spogliatoio, pronto ad alimentarsi vicendevolmente per inseguire playoff e promozione conseguente. E che, se ciò non dovesse accadere, avrà almeno la certezza di averci provato fino in fondo. Senza rimpianti che non siano “perché non averci pensato prima”, ma comunque con lo sguardo rivolto al futuro e non più al passato.
Matteo Zizola