Caduta e ritorno. Dopo tre titolarità consecutive nelle prime tre giornate di campionato contro Roma, Como e Lecce, è arrivato il brusco stop e l’infortunio alla caviglia dopo il duro contrasto con l’esterno danese Patrick Dorgu, che gli ha fatto saltare le successive due gare in A contro Napoli ed Empoli. Poi il progressivo ritorno e le tre panchine contro Parma, Juventus e Torino, gare simbolo della riscossa del Cagliari di Davide Nicola in questa prima parte di stagione. Dopo il momento buio, tuttavia, è arrivato il primo raggio di sole per Matteo Prati, che ha ritrovato il campo subentrando nel finale della gara poi persa 2-0 contro l’Udinese lo scorso 25 ottobre. Ma ciò che il numero 16 rossoblù desiderava di più, da un mese e mezzo a questa parte, era la riconquista di una maglia da titolare nello scacchiere cagliaritano, nel cuore del centrocampo isolano.
Ritorno
Cinquantanove giorni di attesa fuori dal campo. Un intervallo lungo quello che ha dovuto attendere Matteo Prati per riprendersi la titolarità in campionato – dopo averla ritrovata da capitano dopo l’uscita di Gnonto con l’Italia U21 il 15 ottobre scorso contro l’Irlanda – con la maglia del Cagliari dall’infortunio di Lecce in poi. Complice l’assenza in mezzo al campo per squalifica di Antoine Makoumbou, la scelta di Davide Nicola è stata quella di aggiungere un altro palleggiatore come l’ex talento della Spal, al fianco del rumeno Razvan Marin, in occasione della gara casalinga della Domus contro il Bologna. Una titolarità, la quarta in questo campionato per Prati, che era stata in qualche modo preannunciata dallo stesso Nicola in sede di conferenza stampa di vigilia. “Con Makoumbou squalificato e avendo quattro centrocampisti che hanno giocato molto in questo avvio di campionato, è possibile che Prati possa partire dall’inizio, così come gli altri potranno subentrare a gara in corso. Nel caso di Prati credo che abbia completato il suo processo di recupero. A lui serve solo il ritmo in partita, che in parte ha recuperato con l’Italia U21. Deve tornare a giocare con continiità perché è la partita che ti permette di acquisire maggiore condizione”, ha dichiarato il tecnico rossoblù a chi gli chiedeva della possibilità di rivedere il campo dall’inizio il suo numero 16 contro i felsinei di Vincenzo Italiano. Un accenno di spoiler davanti ai cronisti presenti che poi è diventato realtà alla lettura delle formazioni ufficiali. Tuttavia l’impressione è che la scelta di Nicola di puntare dal primo minuto sul ravennate classe 2003 sia stata dettata più da un discorso di turnover visti i cinque impegni in venti giorni in competizioni ufficiali da una sosta all’altra della stagione piuttosto che per effettive ragioni di carattere tattico o di scelta di un giocatore con caratteristiche differenti.
Difficoltà
Da una parte la soddisfazione per aver ritrovato un posto da titolare, dall’altra la consapevolezza di trovare delle difficoltà lungo il cammino. Emozioni certamente opposte ma che disegnano quello che, allo stato attuale, è lo status di Prati all’interno della rosa del Cagliari. Contro il Bologna, tuttavia, è arrivata una prestazione non all’altezza delle aspettative per un giocatore del suo talento, con una sofferenza in particolare nel fare filtro davanti alla retroguardia e soprattutto mancando in verticalità e visione di gioco, due delle sue caratteristiche principali. Al di là, però, di quelle che sono state le mancanze di Prati in un’ora abbondante di gara – prima della staffetta con il francese Michel Adopo – ci sono anche delle attenuanti che vengono in soccorso dell’ex Spal e che meritano sicuramente di essere approfondite. In primo luogo, c’è la questione relativa alla posizione in campo che Nicola ha pensato per lui. Niente centrocampo a tre, con due mezzali ai suoi fianchi dedite a compiti più di fatica e rottura come lo stesso Adopo o Deiola, ma in una mediana a due nel 4-2-3-1, con un giocatore dalle caratteristiche simili per qualità e geometrie come il rumeno Marin. E in secondo luogo, c’è la scelta delle giocate. Nello specifico, anziché puntare sul palleggio e sul fraseggio nel breve, il Cagliari, con i suoi due mediani, si è affidato ai lanci lunghi per scavalcare la prima pressione avversaria, cercando di appoggiarsi a Piccoli, unico riferimento avanzato dei rossoblù. Una scelta questa che, a lungo andare, non si è rivelata vincente.
Futuro
La sconfitta alla Domus contro il Bologna ha lasciato tanto rammarico in casa Cagliari, con il calendario che attende Nicolas Viola e compagni che di certo non è il miglior alleato in questo momento. All’orizzonte per i rossoblù c’è un doppio impegno ravvicinato contro due big della Serie A come Lazio (in trasferta) e Milan (in casa). Due squadre, quelle allenate da Marco Baroni e Paulo Fonseca, che spesso preferiscono giocare con il modulo 4-2-3-1, lo stesso adottato anche dal Cagliari contro il Bologna ma anche nelle gare contro Parma, Juventus e Torino, che hanno portato in dote dalle parti di Asseminello la bellezza di 7 punti a fronte dei 9 totali in classifica. E proprio quello score che ha consentito al Cagliari di risalire la corrente dal fondo classifica è arrivata anche grazie alla coppia complementare tutta francofona formata da Michel Adopo e Antoine Makoumbou, che sembra essere più congeniale per questo sistema di gioco. Con il francese e il congolese in campo, quindi, diventano minimi, salvo sorprese dell’ultimo momento, i margini di manovra per rivedere Prati in quel tipo di posizione nella mediana cagliaritana, possibilità che invece aumenterebbero magari con il 3-5-2 visto invece a Udine. Questo tipo di scenario, tuttavia, non vuol dire che quella nei confronti del centrocampista ravennate sia una bocciatura definitiva, anzi. La fiducia da parte dello stesso Nicola e della dirigenza del Cagliari non è affatto in discussione e ciò viene dimostrato non solo dall’importante investimento che il club rossoblù ha effettuato su di lui (cinque milioni più due di bonus per il cartellino e contratto fino al 2028) ma anche dalle parole pronunciate in sala stampa lo scorso 19 maggio al Mapei Stadium dal presidente Tommaso Giulini dopo la salvezza conquistata contro il Sassuolo anche grazie a un gol del play ravennate: “Sono contento per Prati. Ho lottato per averlo con noi, ma si merita tutto perché ha la mentalità del campione e se continuerà così diventerà una risorsa importante per la Nazionale Italiana”, dichiarò in quell’occasione il numero uno del Cagliari. Segnale, in chiave azzurra, che era già stato mandato quattro mesi prima dal commissario tecnico Luciano Spalletti il quale, in un’intervista dello scorso 1° gennaio, aveva in qualche modo fatto intendere che Prati era uno di quei giocatori sotto la sua lente d’ingrandimento in ottica futura. “Il mio ruolo ha connotati di rabdomante, il mio dovere è guardare, osservare, scoprire. Sono venuti fuori Kayode, Ranieri, Koleosho, Casadei. Bove è oramai una certezza, mi è piaciuto nell’ultimo periodo l’atteggiamento di Lucca, e poi Prati”, affermò il tecnico di Certaldo. Certo, la Nazionale sarebbe l’apice della rinascita, ma ora per Prati è tempo di riprendere il percorso da dove l’aveva lasciato, per scrivere un nuovo capitolo della sua esperienza con il Cagliari.
Fabio Loi