Da colpevole a eroe, il passo per un portiere è sempre breve. Un passo in cui a lasciare il segno è la responsabilità, perché basta un mano troppo debole su un pallone o aspettare un attimo in più per un’uscita lontano dai pali per far diventare ripida una partita o complicare i destini di una stagione intera. Alessio Cragno lo sa bene, soprattutto in questa stagione altalenante in cui non ha sempre trovato le prestazioni a cui aveva abituato i tifosi cagliaritani. Prestazioni importanti che però sono comunque arrivate, anche nonostante la sconfitta, come quella di domenica sera contro l’Inter.
Record
Undici parate, record personale in una partita di Serie A, su ventidue tiri verso la porta isolana, e sesto rigore parato dal 2017/2018: nessun portiere ha neutralizzato più tiri dal dischetto in questi anni nella massima serie. L’ultimo tiratore era stato sempre ipnotizzato a San Siro ma contro il Milan, ad agosto 2020. Numeri che testimoniano come in un Cagliari sceso in campo senza la giusta dose di cattiveria, l’estremo difensore nato a Fiesole sia stato il migliore in campo per i rossoblù. Le parate su Calhanoglu dopo il tiro dal dischetto di Lautaro Martinez, e soprattutto quelle su Dumfries, Skriniar e Vidal nel secondo tempo hanno evitato alla squadra rossoblù un passivo ancora più pesante rispetto al 4-0 con cui si è concluso il posticipo della domenica. Una prestazione a cui si aggiungono anche i sei lanci positivi, dato migliore tra le fila cagliaritane, ma anche 16 palloni persi, che hanno ulteriormente confermato le difficoltà in uscita della squadra di Mazzarri, oltre che le minori sicurezze del portiere con la palla tra i piedi. Un limite spesso nascosto dalle prove tra i pali e dai miglioramenti continui nelle uscite dell’ex Brescia, capace di dare sicurezza a un reparto le cui lacune nelle differenti annate sono state rilevanti, nonostante il ricambio di alcuni interpreti.
Difficoltà
In questa stagione le difficoltà del portiere fiorentino sono state evidenti. Dopo la mancata convocazione per gli Europei, vissuti da spettatore dopo la scelta di Mancini di portare fino a Wembley Alex Meret, l’estremo difensore del Cagliari ha vissuto una flessione che unita all’aria pesante dell’ambiente cagliaritano ha dato vita a uno dei periodi più complessi vissuti dal portiere dal 2017, anno del suo ritorno in Sardegna dopo l’esperienza della maturazione a Benevento. L’estate 2021 poteva essere non solo quella della vittoria di un trofeo con la propria nazionale ma anche quella dell’arrivo a un top club dopo le stagioni da protagonista: nonostante le sirene estere e qualche interessamento delle italiane – mai sopito quello della Fiorentina di Commisso – Cragno è rimasto in Sardegna. Non lo ha fatto di malumore, complice anche la possibilità di rimanere vicino alla famiglia in un periodo bello ma anche complesso come quello della gravidanza della moglie, ma il rischio di avvertire la situazione come uno stop c’è stato. L’infortunio di inizio stagione alla coscia ha complicato il contesto, finendo per indebolire quelli che sono sempre sembrati i punti di forza del giocatore nella sua nella carriera, quella spinta di gambe e quella reattività che hanno controbilanciato quel deficit di altezza che per alcuni ne avrebbe impedito l’esplosione definitiva. Dopo il ritorno in campo gli errori e le insicurezze sono sembrate emergere a poco a poco: dall’errore di valutazione sui calci di punizione di Vlahovic e Pellegrini, alla mancata uscita sul calcio d’angolo del primo gol nella partita contro la Roma, fino alle indecisioni sui gol di Bonazzoli e Sanabria nei match contro Salernitana e Torino. Nel mezzo, una prova di Radunovic contro il Verona che ha dato al Cagliari il primo clean sheet e ha fatto scorrere tra i tifosi l’idea di una promozione a titolare del serbo arrivato in estate dall’Atalanta. La prova contro l’Inter però sembra aver ricordato a tutti di cosa è capace quello che rimane uno dei portieri italiani più talentuosi degli ultimi anni. Nonostante 30 dei 34 gol subiti siano arrivati con Cragno a protezione dei pali, la casella occupata dal portiere di Fiesole sembra intoccabile. Non solo come mero riconoscimento delle prestazioni del passato ma anche per quello che ormai l’estremo difensore rappresenta per uno spogliatoio sempre più bisognoso di uomini chiave, specialmente in un periodo in cui le acque torbide della zona retrocessione sembrano difficili da abbandonare.
Ora però, dopo la prova con l’Inter ci sarà bisogno di una conferma, di una continuità che fino a questo momento è pesantemente mancata. Contro l’Udinese, diretta concorrente in una corsa salvezza dove l’ossigeno comincia a farsi più latente, ci sarà bisogno del ritorno definitivo dell’Uomo Cragno per dare una svolta alla stagione del Cagliari.
Matteo Cardia