La strada verso la porta del Cagliari è apparsa spesso aperta. Come un castello privo di sentinelle sulle mura in grado di avvertire dei pericoli imminenti il proprio ultimo difensore rimasto, la linea difensiva cagliaritana ha sempre faticato subendo gli attacchi avversari fino al gol in ventidue occasioni su ventitré. Qualcosa però sembra essere cambiato nell’ultimo mese: il mercato, una pedina trasformatasi ormai in certezza e alcune sorprese hanno fatto sì che il Cagliari cominciasse a sentirsi più forte anche nella propria metà campo.
Tra passato e presente
Per arrivare alla salvezza il tragitto è lungo ma soprattutto tortuoso. E le insidie si nascondono anche durante la settimana, come dimostra la stagione di Luca Ceppitelli. Il difensore umbro, 16 presenze in stagione e un gol all’attivo, non ha mai ingranato la marcia della continuità per colpa di un fisico che spesso lo ha tradito e fatto rimanere fuori dall’elenco dei convocati. Una situazione resa ancora più complessa da un contratto in scadenza il cui rinnovo è legato al numero di presenze a fine annata. Con il mercato ancora aperto non è esclusa una separazione anticipata ma l’esperto centrale classe ’89 potrebbe rimanere nell’Isola per rappresentare un’ancora di salvezza in caso di necessità. Perché ormai le gerarchie sembrano cambiate, tranne che in un caso chiamato Andrea Carboni. Il tonarese, 21 presenze fino a questo momento, è sembrato in crescita dal punto di vista del gioco ma soprattutto mentale. Nonostante la giovane età, il classe 2001 è stato il più costante tra gli esponenti del reparto arretrato e l’unico in grado di resistere agli scossoni della rivoluzione annunciata dal Cagliari a fine dicembre. Carboni è uno dei pochi fili che sembra unire il girone d’andata a quello di ritorno, iniziato con uno spirito differente e con una diversa attenzione difensiva. Ma non solo, perché il nazionale under 21 è anche il braccetto che spesso più si espone in fase offensiva, portando il proprio apporto alla fase realizzativa come richiesto da Mazzarri.
Novità
Matteo Lovato ed Edoardo Goldaniga sono le novità invernali. Nomi nuovi che però hanno dimostrato nelle ultime giornate di essere quasi sicuri di una maglia da titolare insieme a Carboni. Il lato comune dei due difensori, arrivati da Atalanta e Sassuolo, è la voglia di riscatto dopo due inizi di stagione deludenti: poco lo spazio avuto nelle squadre lasciate, tanta la voglia di rimettersi in gioco per obiettivi personali da raggiungere attraverso la salvezza isolana. Lovato, arrivato in prestito secco dagli orobici, malgrado la giovane età ha dimostrato già dall’esordio in rossoblù contro la Sampdoria una personalità che ha riportato tranquillità al centro della difesa. Ventuno anni ma un talento e un’esperienza maturata tra le file del Verona di Juric che in poco tempo l’hanno catapultato nel calcio delle grandi, prima di decidere di andare a ricercare minuti da protagonista in un’altra piazza. La positività al Covid ha interrotto il feeling con il campo conquistato dopo due ottime prove a Marassi e contro il Bologna, con i duelli vinti contro Caputo e Arnautovic e sei punti raccolti dalla squadra. Il rientro con la Fiorentina, seppur nel secondo tempo, ha sottolineato come la condizione fisica sia in parte da recuperare ma il posto nella linea a tre sembra essere sicuro. Goldaniga ha avuto un percorso inverso: arrivato con il Covid sul groppone, il centrale ha avuto bisogno di tempo prima di essere buttato nella mischia contro Roma, a Sassuolo in Coppa Italia nella ripresa e nell’ultima gara contro la Fiorentina. L’ex Genoa, utilizzabile sia al centro che come braccetto, e all’occorrenza anche come esterno destro, si è subito inserito nei meccanismi della squadra con un’unica sbavatura arrivata in occasione del pareggio del gol del pareggio della Fiorentina. Sicuro nell’anticipo e nel confronto fisico, abituato ad avere responsabilità nella prima fase d’impostazione, Goldaniga è arrivato a Cagliari dopo aver giocato un solo minuto in stagione con la maglia del Sassuolo: dato che non ha preoccupato la dirigenza rossoblù, che gli ha fatto firmare un contratto fino al 2024, e neanche Mazzarri che gli ha concesso subito fiducia.
Inaspettati
Risorse inattese. Quelle di Giorgio Altare e Adam Obert sono state sorprese dettate dalla necessità. L’ex Olbia sembrava avere le valige pronte per un’esperienza in Serie B, con la Reggina da tempo sulle sue tracce: poi i cambiamenti e i problemi fisici di tanti, hanno catapultato il centrale alla titolarità dalla prima giornata di ritorno contro la Samp. Una gara in cui il difensore ha messo la giusta dose di aggressività e di concentrazione per assicurarsi anche la titolarità nelle successive tre partite. Coraggioso ma anche disposto a sporcarsi le mani, Altare ha preso confidenza con la categoria, candidandosi per essere almeno una delle alternative principali per il tecnico toscano. Contro Roma e Fiorentina però tensione e forza dell’avversario si sono fatte avvertire e il giocatore cresciuto tra Milan e Genoa ha visto sventolarsi in entrambe le occasioni il cartellino giallo davanti ai propri occhi. Un’irruenza che potrebbe portarlo a fare un passo indietro nelle gerarchie. Chi rimane alla finestra è invece Obert: lo slovacco è apprezzato da Mazzarri e ha fatto capire di essere pronto per i piani alti del calcio, non solo nella gara contro la squadra di Italiano, in cui ha trovato la prima titolarità in Serie A, ma anche nella partita di vertice giocata dal Cagliari Primavera contro la Roma. Intuito nelle chiusure, pulizia palla al piede e gamba: ingredienti ideali per un braccetto mancino nella difesa a tre e che danno al nativo di Bratislava l’opportunità di giocarsi le proprie possibilità, se non nel presente, almeno nel futuro più prossimo.
Matteo Cardia