Quando si lotta per la salvezza sono diversi i dettagli che possono fare la differenza. Un attaccante da doppia cifra, un gruppo pronto a calarsi nello spirito da battaglia, un leader che trascini il resto della squadra, uno spogliatoio unito. Tutti elementi spesso decisivi, ma che difficilmente raggiungono l’importanza di un portiere affidabile. Ne sa qualcosa il Cagliari che, nella sua storia recente, ha avuto le stagioni più difficili proprio quando la scelta dell’estremo difensore non è stata felice. Basti ricordare il primo anno di presidenza Giulini – Colombi e Cragno prima del tentativo di risalita con Brkic a gennaio – o la salvezza con Ballardini con l’arrivo di Storari a superare le difficoltà del duo Fortin-Marruocco.
Sfida
Fondamentale nel percorso promozione, ma con qualche dubbio rimasto nonostante prestazioni positive. Radunovic è così partito come titolare designato nel campionato di Serie A, una sorta di riconoscimento per quanto dato nel percorso che dalla parte destra della classifica aveva portato il Cagliari fino alla finale playoff poi vinta contro il Bari. E, chissà, proprio l’ultimo minuto della gara del San Nicola, pochi secondi dopo la rete di Pavoletti, ha suonato il campanello d’allarme per il futuro. Un’uscita scellerata, il pallone mancato, il Bari che per poco non pareggia clamorosamente. Così in estate una delle prime mosse della società rossoblù è stata quella di affiancare al serbo un compagno che potesse essere di garanzia in caso di prestazioni non del livello atteso. A parole non un vero e proprio contendente alla maglia da titolare, perché le gerarchie sono state fin da subito ben delineate. Nei fatti, però, tutt’altro. Perché il prescelto per mettere pressione a Radunovic non è stato un giovane da far crescere e nemmeno un secondo esperto senza troppe velleità. A prendere posizione al suo fianco e pronto a cogliere la prima occasione utile è stato riportato in Italia Scuffet, ex enfant prodige finito quasi nel dimenticatoio di campionati minori dell’est Europa. Prima Cipro, poi Romania, nonostante una promozione da protagonista con lo Spezia che, tuttavia, non gli garantì il ritorno in prima linea nella sua Udine. Apoel Nicosia nell’isola del Mediterraneo, CFR Cluj oltre i Balcani. Città universitaria dove apprendere nuovamente il significato di tranquillità e del sentirsi apprezzato. Con l’idea, mai messa da parte, di rilanciarsi un giorno in Italia e dimostrare che quel ragazzo nemmeno maggiorenne che stupì in Friuli – fino ad arrivare vicinissimo all’Atletico Madrid – non era una meteora.
Decisivo
Non si sa ancora se il pareggio del Cagliari contro il Lecce nell’ultima giornata di campionato, quando si faranno i conti finali, risulterà decisivo nella corsa salvezza o se, al contrario, diventerà fonte di rimpianto per due punti apparentemente persi. La certezza è che se i rossoblù sono usciti comunque imbattuti dalla sfida casalinga contro i salentini è perché Scuffet ha fatto il suo e oltre. Parate decisive, un po’ di fortuna – come quando Dossena lo ha aiutato sul tentativo di Pierotti – e sicuramente tanta affidabilità e calma. Con la difesa che già prima dell’arrivo di Mina a gennaio aveva beneficiato del suo inserimento tra i pali per ritrovare la serenità perduta. L’occasione ha fatto l’uomo ladro, con Scuffet abile a farsi trovare pronto dopo le prime crepe nelle prestazioni di Radunovic. Un primo assaggio che ha messo qualche dubbio, i gol subiti contro Roma, Salernitana e Frosinone e mostrare un portiere arrugginito e con la domanda che aleggiava nell’ambiente: sicuri che il friulano sia davvero più affidabile del serbo nonostante tutto? Ma se per un giocatore di movimento la continuità è aspetto fondamentale per rendere al meglio, per un estremo difensore questo aspetto è addirittura più importante. Abitudine alla partita, intesa con il reparto, comunicazione, affiatamento. E il tempo ha dato ragione a Scuffet che, piano piano, ha dato i segnali attesi dimostrandosi elemento di sicuro affidamento e facendo sentire maggiormente protetto tutto il reparto difensivo. Se da un lato il calendario complicato di inizio stagione rende il confronto ingeneroso, dall’altro i dati sono talmente eclatanti che non possono essere messi da parte. Con Radunovic una media di 0,29 punti a partita, con Scuffet di 1,11. Ma non solo, perché se per il serbo gli errori costati risultati positivi sono ancora nella memoria – Bologna, Atalanta, Milan, Fiorentina – e tali da costringere Ranieri a tornare suoi propri passi di difesa del suo portiere, non si ricordano mancanze del friulano che hanno costretto il Cagliari a lasciare punti per strada. Anzi, la sfida contro il Lecce – ma non solo, basti pensare anche al pareggio contro l’Inter – ha confermato che Scuffet non solo non ha tolto, ma ha perfino dato punti ai rossoblù.
Sogno e realtà
Ora il rettilineo finale, partendo proprio da Milano, sponda rossonera, dove Scuffet si è reso di recente protagonista di una prestazione da protagonista contro i campioni d’Italia. Un rettilineo nel quale il classe ’96 di Udine sarà fondamentale, perché la difesa del Cagliari – pur con un miglioramento sostanziale – non ha mai lasciato inoperoso il proprio portiere e difficilmente lo farà nel prossimo futuro. Una salvezza da acchiappare senza se e senza ma, per poi continuare il proprio percorso di riscossa personale in quel calcio italiano che lo ha costretto a emigrare dopo averlo incensato quando ancora minorenne. Con il sogno Nazionale mai svanito, pur se la concorrenza lo vede indietro e con chance praticamente nulle di far parte della spedizione di Euro 2024. Donnarumma, Vicario, Carnesecchi, ma anche Meret, Di Gregorio e Provedel. Una scuola italiana storicamente tra le migliori del mondo e tornata a produrre portieri di livello. Tra questi anche Scuffet che magari dovrà riporre nel cassetto il sogno azzurro, ma che ha già vinto la propria sfida personale: quella di chi ha reagito al possibile oblio, quella di chi ha lottato per staccarsi di dosso l’etichetta di giovane promessa mai realizzata. Certo, non raggiungendo totalmente quanto si aspettava da quel minorenne che aveva stupito la Serie A, ma comunque confermando la propria affidabilità nella sua nuova Isola felice.
Matteo Zizola