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Liverani in Cagliari-Venezia | Foto Gianluca Zuddas.

Cagliari, tra certezze e necessità di svolta: tutte le strade di Liverani

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I risultati comandano, difficile scappare dalle sentenze del campo. Nonostante ciò un’analisi sul come può cambiare e non poco i giudizi. Fabio Liverani, nonostante le dichiarazioni dopo le sfide contro Ascoli e Reggina, difficilmente può essere contento dell’andamento del suo Cagliari. Il tempo per invertire la rotta non manca, ma ogni nuovo passo falso apre legittimamente discussioni sul suo operato.

Guardare avanti
“Non sono d’accordo con quello che mostri, ma darei la vita affinché tu possa mostrarlo”. Parafrasando la famosa frase erroneamente attribuita a Voltaire, Liverani deve allontanare una tentazione che può crescere di giorno in giorno nei momenti di difficoltà. Quella di rinnegare se stesso, cambiarsi per provare a cambiare ottenendo spesso e volentieri un risultato persino peggiore. Ne sa qualcosa Eusebio Di Francesco che, quando alla guida del Cagliari, di fronte alle ultime spiagge prima dell’esonero rinunciò alla difesa a quattro per passare a quella a tre, o ancora prima al 4-3-3 suo marchio di fabbrica per compensare una rosa che non poteva indossare quel vestito tattico. Rinnegando se stesso il tecnico abruzzese non allontanò l’addio, anzi. Così l’attuale allenatore rossoblù deve insistere sulla strada tracciata fin dall’estate. Il problema, più che i numeri alla voce schieramento, sembra essere quello della scelta degli interpreti. E anche in questo caso il coraggio deve vincere sulla paura. Senza guardare in faccia a nessuno, senza gerarchie preconfezionate che ostacolino la sua filosofia.

Tecnica e coraggio
Le chiavi del credo di Liverani sono soprattutto due. Possesso palla e costruzione dal basso i cardini di un gioco che al momento si è visto soltanto in pochissime occasioni. L’ultima mezz’ora contro il Cittadella, alcuni sprazzi a Benevento e, soprattutto, il primo tempo della vittoria casalinga contro il Modena. E proprio la gara contro gli emiliani può dare alcune indicazioni sulle scelte che il tecnico rossoblù potrebbe – o dovrebbe – portare avanti in vista del Sudtirol e oltre. Non sembra un caso, infatti, che i migliori 45 minuti della stagione siano arrivati con un centrocampo di soli piedi buoni, con Makoumbou perno centrale, Rog alla sua sinistra e soprattutto Nicolas Viola alla sua destra. Il regista calabrese è uno dei nodi delle scelte di Liverani, che lo ha fortemente voluto – pur senza averlo mai allenato in passato – ma senza puntarci con decisione e continuità. Fondamentale in questo contesto il rientro di Marco Mancosu, collante tra mediana e attacco – a proposito di piedi buoni – e quello di Filippo Falco che con il numero cinque rossoblù ha condiviso la trequarti nella stagione di Lecce. Il nodo che si apre con questo tipo di scelta è quello di Nahitan Nández, pedina portante ma dalla difficile collocazione. Prima esterno alto, recentemente spostato come interno di centrocampo, il León da mezzala sembra perdere lo spunto che può dare sulla fascia, dove però nella trequarti offensiva non garantisce quell’apporto in termini di gol e assist che appare sempre più necessario per i rossoblù. La soluzione potrebbe dunque essere aumentare il tasso tecnico anche in difesa, con il gioco di Liverani che richiede supporto alla manovra da parte dei terzini. Di Padro ha mostrato di essere in crescita, ma Nández potrebbe essere la mossa per unire l’utile – il centrocampo tecnico – al dilettevole – un esterno di difesa di forte spinta e in grado di dare maggiore qualità.

Nessuno escluso
Un’altra nota dolente è la costruzione dal basso, causa principale di alcune disattenzioni che hanno portato a episodi negativi. Come, ad esempio, il secondo gol subito ad Ascoli. A prescindere dalle qualità di Radunovic, il problema nella fase di possesso è emerso sempre di più con il passare delle giornate e soprattutto lontano dalla propria area. Il controllo del gioco parte dalla gestione della sfera da parte dei difensori centrali, la sfida contro la Reggina ha messo così a nudo le carenze in questo contesto di Giorgio Altare. Quasi sempre solido in marcatura, il centrale ex Olbia ha evidenziato problemi non da poco sia a campo aperto che nello sviluppo della manovra. Perdita dei tempi di gioco, libertà lasciata dagli avversari come sintomo di poca preoccupazione nella sua efficacia, lanci lunghi nel vuoto conseguenza di una presa di responsabilità che non trova risposte nelle sue qualità tecniche. Le strade dunque diventano due, in attesa del rientro di Edoardo Goldaniga dopo le buone impressioni lasciate da Elio Capradossi. La prima porta al lavorare sulla testa di Altare, migliorandone la velocità nel giro palla e quindi la ricerca dei centrocampisti, loro sì con compiti di costruzione. La seconda provare a giocarsi una carta differente, quella che risponde al nome di Adam Obert. Con lo slovacco si perderebbe senza dubbio dal punto di vista fisico, delle palle alte e della marcatura uomo su uomo, ma si guadagnerebbe in tecnica di base, velocità e personalità palla al piede. Con l’idea di controllare il gioco e a maggior ragione di fronte a un Sudtirol ultimo in tutta la Serie B per percentuale di possesso palla, puntare su giocatori più tecnici e con maggiore velocità di pensiero piuttosto che su qualità prettamente difensive potrebbe essere la chiave per dare più respiro e concretezza a una manovra a oggi farraginosa.

Su un aspetto è difficile dare torto a Fabio Liverani. Il tecnico rossoblù ha ragione quando sostiene che “abbiamo preso giocatori che arrivavano da mesi di inattività e va ricostruito tutto”, come dichiarato dopo il pareggio contro la Reggina. Detto che le scelte sono state condivise, se non sponsorizzate, proprio dall’allenatore romano, e che dopo due mesi dalla chiusura del mercato una crescita anche dal punto di vista atletico è legittimo chiederla, la partita contro il Sudtirol può diventare finalmente lo spartiacque per vedere un miglioramento sia nei risultati che nel gioco. Partendo dai recuperi di giocatori fondamentali – Mancosu e Falco su tutti – e dai minuti raccolti nelle ultime gare da chi era indietro a causa di problemi pregressi come Nández, Viola e soprattutto Rog. Sopra ogni cosa però deve esserci il coraggio nelle scelte e la voglia di andare avanti per la propria strada. Perché, in fondo, se si deve morire – sportivamente parlando – meglio farlo con le proprie idee.

Matteo Zizola 

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