Mamma, ho riperso il Cagliari. Il campanello d’allarme dato dal 3-0 interno contro la Lazio è diventato sirena continua per i rossoblù di Walter Mazzarri dopo il 2-0 in trasferta contro lo Spezia. Due sconfitte consecutive, entrambe con zero gol fatti, che riportano dubbi e paure su una squadra che sembrava essersi ritrovata in questo 2022 verso la corsa salvezza.
Errori e scelte
Per Mazzarri questo Cagliari è diverso da quello visto nel girone d’andata e l’allenatore non teme un nuovo calo a livello di mentalità e spirito in vista delle ultime decisive giornate per la permanenza in Serie A, e lo ha fatto capire chiaramente in conferenza stampa a fine gara. Il tecnico toscano ha etichettato la sconfitta del Picco come una partita storta, una giornata dove gli errori tecnici e di possesso palla hanno indirizzato la gara a favore dei bianchi di Thiago Motta. Il campo però ha lasciato una sensazione diversa, l’impressione è che a La Spezia in una personale sfida tra due allenatori alla caccia di decisivi punti salvezza abbia vinto l’idea tattica di Thiago Motta su quella di Walter Mazzarri.
Maggiore e compagni non hanno fatto la prestazione della vita, anzi, però sono stati ordinati in marcatura e frizzanti in attacco, e tanto è bastato per mettere in crisi un Cagliari spento. Una difesa schierata e relativamente bassa, con Amian unico a cui è stata data la licenza di spingere, poi un centrocampo gestito da due mediani e una folta trequarti abile nel non dare punti di riferimento con Maggiore, Verde e Agudelo, più un finto centravanti, Gyasi, bravo nello svariare tanto e capace di mettere per la prima volta Lovato in costante difficoltà. Queste le idee, abbastanza semplici ma funzionali, messe in campo dallo Spezia. Dall’altra parte una formazione rossoblù che ancora sembra non riuscire completamente nel passaggio al 3-4-2-1. Baselli in supporto agli attaccanti è finito fuori dal gioco mentre Joao Pedro, da quando ha arretrato di qualche metro il suo raggio d’azione, ha perso non solo i gol ma anche la sua centralità nella manovra isolana. Il risultato è poca costruzione di qualità, esterni quasi mai innescati in transizione e pochissime palle gol create. Se nel periodo magico tra gennaio e febbraio Mazzarri era stato giustamente premiato come artefice e responsabile della svolta di gioco e di mentalità della squadra è altrettanto giusto dire che nella gara del Picco, nonostante gli insegnamenti del sabato della Domus con la Lazio, l’allenatore di San Vincenzo abbia messo del suo sulla prestazione poco brillante. Già contro i biancocelesti si era notata la difficoltà del Cagliari nell’arginare la densità avversaria sulla trequarti. In quel caso furono Anderson, Luis Alberto e Zaccagni a mandare in tilt la mediana sarda. In un contesto molto simile Mazzarri a La Spezia non ha modificato il suo assetto e si è esposto ancora una volta alle folate avversarie, con i liguri parsi per gran parte della gara padri e padroni del gioco e della gestione degli episodi.
Numeri
I dati della sfida dicono che Alberto Grassi con due tiri è stato il giocatore che ha provato di più la conclusione tra i rossoblù. Numero che evidenzia bene le difficoltà del Cagliari nella manovra offensiva. Goldaniga con 17 palloni negativi è quello che ha sbagliato di più in fase di passaggio, mentre Bellanova ha sì crossato 4 volte ma solo un traversone ha avuto esito positivo finendo tra i piedi di un compagno. Altare è il giocatore che ha perso più palloni: 19. Invece Deiola è il rossoblù che ha faticato di più in fase di non possesso con 10 duelli tentati ma solo 3 vinti. Emblematico delle difficoltà del Picco per il Cagliari il report Opta a fine gara di Joao Pedro. Per il brasiliano 1 tiro fuori, appena 11 passaggi positivi e 4 palle perse. Per il resto nulla o quasi. Guardando il baricentro medio della sfida si nota bene la differenza tra l’organizzazione dello Spezia e la confusione del Cagliari. I sardi hanno giocato molto alti e stretti con il solo Dalbert largo in fascia. Una situazione che ha creato facilità in marcatura ai liguri e che invece ha reso complicato disegnare linee di passaggio in fase di costruzione a Pavoletti e soci. Al contrario lo Spezia ha uno schema ben definito con Amian in difesa libero di spingere e con Verde molto largo per aprire gioco. Da notare poi la densità in mezzo al campo ma con ordine dei ruoli.
Futuro
Staccare la spina, resettare e ripartire più forte. Questa la ricetta indicata da Mazzarri a fine gara, con un calendario rossoblù che dopo il passo falso di Spezia non consente altre fermate da qui alla fine. Il percorso salvezza vedrà prima il Milan alla Unipol Domus poi la trasferta contro l’Udinese dopo la pausa per le nazionali, quindi la Juventus e il Sassuolo in Sardegna e le due delicate trasferte con Genoa e Salernitana, intermezzate dalla prova con il Verona in casa. Si chiude con l’Inter alla Domus e poi la trasferta a Venezia, con la speranza che non si arrivi uno scontro dal sapore di spareggio all’ultima giornata. Il Cagliari visto nel 2022 può cambiare marcia nuovamente e riprendere a correre, non si fanno prove come quella di Bergamo, Torino o come quelle interne con Fiorentina e Napoli per caso. Però forse la squadra ha bisogno di più umiltà e spirito di sacrificio. Una sconfitta può arrivare, ma non con la resa totale vista al Picco. Il Cagliari lo deve ai tantissimi tifosi che stanno provando a spingere la squadra anche in trasferta. Storie e passione reali, come quella di Giuliano. Studente ventenne di Ravenna, mai stato a Cagliari se non in vacanza, ma figlio di immigrati del centro Sardegna e con un unico credo fin da piccolo, quello rossoblù. Una storia come tante tra il centinaio di supporter che una domenica sì e uno no provano a raggiungere il “continente”. Una storia che però sta rischiando di diventare più un grimaldello per il brand e il marketing del club, e invece servirebbe che la squadra lotti anche per la sua gente che non si merita alcune, per non dire molte, delle prestazioni viste in stagione. Una partita storta può starci, per citare Mazzarri, ma a livello di credo e cattiveria fin qui, a parte alcune prestazioni sporadiche, per i rossoblù è stata una stagione storta. Lo Spezia lo dimostra: ci si può salvare più con la cattiveria e lo spirito di appartenenza che con i bravo sulla carta e le referenze sul curriculum.
Roberto Pinna