Era chiamato al riscatto. Quello che in alcuni momenti sembrava difficile potesse arrivare, perché prima gli infortuni e poi il campo sembravano dire altro. Anche a causa di una pressione quasi implicita per chi dalla sua parte ha un indubbio talento. Marko Rog contro il Bari ha visto finalmente lo spiraglio di luce che attendeva da tempo. Tirando fuori dal cilindro una prova più che positiva sotto il profilo dell’applicazione dei compiti richiesti da Claudio Ranieri, in cui è stato possibile rivedere alcuni sprazzi del centrocampista box to box arrivato a Cagliari nell’estate del 2019.
Momento
Sessantasei minuti in campo in un centrocampo a due con Makoumbou su cui la fase offensiva del Bari si è spesso scontrata. Ma soprattutto alcuni strappi per alzare il baricentro della squadra che hanno fatto pensare al primo Rog visto in maglia rossoblù. Corse palla al piede osservate specialmente nel primo tempo, quando le energie del croato, ancora una volta con la fascia di capitano al braccio, erano ancora tutte presenti. La questione atletica, insieme al ritrovare la confidenza con i ritmi e l’intensità della partita giocata, resta la principale variabile nelle prestazioni dell’ex Napoli. Che a inizio annata sembrava destinato a essere perno del centrocampo isolano, con il ritorno al gol contro il Modena alla quarta giornata di campionato a darne testimonianza, salvo poi dover nuovamente ascoltare gli allarmi del proprio fisico, che ancora una volta gli ha chiesto di fermarsi. Così per tutto il mese di dicembre Rog ha dovuto lavorare a parte, rientrando solamente a metà gennaio e con minutaggi che sono andati a crescere tra le partite da subentrato con Cittadella e Spal, fino alla gara di Modena dello scorso 3 febbraio, la prima da titolare dopo più di due mesi. Contro gli uomini di Tesser però il centrocampista croato ha trovato un’espulsione che per quanto ingiusta ne ha sottolineato il passo ancora diverso rispetto agli avversari.
Futuro
Una settimana di lavoro in più al massimo delle forze forse ha giovato ancor di più al classe 1995. Che dopo la squalifica ha ritrovato subito l’undici titolare, provando a dare equilibrio e intensità in entrambe le fasi. Claudio Ranieri non ha voluto rinunciare al croato, protetto davanti ai microfoni nella conferenza stampa dell’antivigilia della sfida con il Bari. “Rog migliora partita dopo partita. Cosa gli manca per essere decisivo in zona gol? Ci auguriamo che Marko ci dia una mano in zona gol così come tutti i centrocampisti. Prima però deve rimettersi in sesto bene, prima del gol deve stare bene fisicamente”, aveva affermato Ranieri. Un apporto più continuo e più consistente in zona gol, anche se da quando arrivato in Italia Rog non è mai andato oltre una singola marcatura in ogni stagione, passa quindi anche secondo il tecnico romano dalla condizione fisica. Il croato non gioca per 90’ dalla gara del 5 novembre contro il Sudtirol, dato che al momento spiega più di tutti un serbatoio di energie che spesso finisce in anticipo rispetto ai tempi previsti. Sembra essere meno d’impatto invece l’aspetto tattico. I compiti richiesti da Liverani nella prima parte di stagione, sono stati diversi: dal lavoro da mezzala fino quasi a giocare sulla trequarti in partite come quella di Benevento del girone d’andata. Con Ranieri in panchina lo spartito è tornato a essere quello classico, anche se con il centrocampo a due come accaduto a Bari qualcosa potrebbe variare. Ma al di là dei moduli scelti resta di certo la necessità di un giocatore in grado di spezzare i ritmi palla al piede e di creare superiorità numerica con i propri strappi, oltre che di interrompere le trame altrui. Due partite importanti quanto ravvicinate come quelle con il Venezia, sabato 25 febbraio, e con il Genoa, mercoledì primo marzo, saranno un banco di prova fisico e psicologico per un Marko Rog di cui il Cagliari ha bisogno per continuare la propria risalita in classifica. Contro i Lagunari ci sarà poi un motivo in più per provare a fare un ulteriore step: scacciare via definitivamente tutti i fantasmi del passato, quelli di una retrocessione non evitata e quelli di una stagione in cui la seconda rottura del legamento crociato aveva impedito al giocatore di provare a tornare quello di un tempo.
Matteo Cardia