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Cagliari, staffetta e scintille: Ranieri e la gestione di Luvumbo e Oristanio

Zito Luvumbo durante Cagliari-Frosinone | Foto Valerio Spano
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“Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Una celebre battuta del film Amici Miei – Atto II che può essere la descrizione perfetta di un gesto tecnico quasi sparito dal calcio contemporaneo, con pochi cultori che come piccoli panda in via d’estinzione si ribellano all’ordine costituito per mostrare strade differenti. Far scoccare la scintilla scartando di lato, aprire nuove vie per scardinare le difese, accendere il fuoco che porta al gol: in una parola, dribbling. E nel Cagliari di Claudio Ranieri la resistenza ai triangoli e al gioco posizionale è guidata da due giovani classe 2002, Zito Luvumbo e Gaetano Oristanio, cultori del genere.

Dati

I rossoblù sono tredicesimi nella speciale graduatoria di squadra relativa ai dribbling riusciti. Centosette in totale, in testa l’Udinese con 151 seguita dal Napoli con 145 e dal Frosinone con 143. Un dato non eclatante, ma che diventa tale guardando alla classifica dei singoli. Perché se nel Cagliari superare un avversario nell’uno contro uno non è pratica comune, Luvumbo e Oristanio vanno in controtendenza. Il numero 77 angolano e il 19 scuola Inter sono infatti nei primi venti posti della graduatoria individuale, entrambi con 19 dribbling riusciti pur se lontanissimi dal primatista assoluto Soulé del Frosinone – in testa a quota 61 – seguito da Kvaratskhelia del Napoli con 40. “Lo specialista del dribbling è un giocatore di poker che bluffa con tutto il corpo e si gioca il pallone faccia a faccia con il suo avversario: chi vince se lo porta via”. Parole di Jorge Valdano che rispecchiano il modo di vivere in campo soprattutto di Luvumbo, croce e delizia del Cagliari di Ranieri. Il classe 2002 di Luanda è un pokerista nato, a volte stanato nei suoi bluff da arbitri che non abboccano alle sue cadute eccessive, altre bravo negli all-in che lasciano a bocca aperta gli altri giocatori seduti al tavolo da gioco. L’ultimo esempio proprio nello stadio che porta il nome di uno dei principali artisti del dribbling, Diego Armando Maradona: finta di rientrare sul destro, palla spostata sul sinistro, scatto rapido, Rrahmani lasciato sul posto e cross per Pavoletti per il momentaneo 1-1. Non abbastanza per sfatare il tabù grandi, abbastanza per mettere la pulce nell’orecchio di Ranieri e di un Cagliari che non sembra poter prescindere dalle sue qualità. E da quelle dell’altro funambolo rossoblù, meno appariscente e più concreto ma comunque amante dell’uno contro uno come Oristanio.

Scelte

Se faccio partire entrambi dall’inizio non posso innescare la reazione“. Parola di Sir Claudio dopo la sconfitta contro il Napoli quando l’ingresso di Luvumbo ha regalato l’illusione dell’1-1. Non che il suo coetaneo campano avesse demeritato, anzi. Infatti Ranieri ha voluto sottolineare come entrambi siano importanti per l’attacco rossoblù: “Sono giocatori in gamba che ci stanno dando molta soddisfazione. Luvumbo? Meglio da subentrato, perché se devo dare la scintilla alla squadra ci sono lui e Oristanio“. Una scelta che ha pagato contro il Sassuolo, quando l’angolano è entrato a mezz’ora dal termine mettendo la sua firma su entrambi i gol, ripetuta contro il Napoli – secondo assist consecutivo – e che sembra essere la strada tracciata anche per il prossimo futuro. O comunque quella di una staffetta con il ventenne scuola Inter, anche lui decisivo da subentrato in un’occasione – il gol contro il Frosinone che aveva aperto la rimonta – e prima della sfida contro il Sassuolo utilizzato maggiormente come arma in corsa più che dal primo minuto. Eppure non sembrerebbe lesa maestà pensare a un Cagliari con entrambi i suoi talenti in campo dall’inizio o comunque assieme. Una squadra, quella rossoblù, che non ha nella tecnica individuale e nelle scintille improvvise dei suoi singoli una delle caratteristiche principali. Mentalità operaia, solidità tattica, il tutto al netto delle disattenzioni difensive. Ma non quella fantasia – se non a tratti – che servirebbe per dare un tocco diverso a una fase offensiva troppo spesso affidata a lanci e cross dalle corsie, con vittorie ottenute più grazie alla tensione agonistica. Dodici le gare sulle sedici fin qui disputate quelle che hanno visto in campo assieme Luvumbo e Oristanio almeno parzialmente, 382 i minuti giocati in contemporanea, solo tre le partite – Torino all’esordio, Salernintana e Genoa – nelle quali hanno fatto parte assieme dell’undici iniziale. Con l’angolano che lascerà la Sardegna causa Coppa d’Africa il prossimo gennaio, il futuro imminente non potrà vedere la coppia diventare tale, sempre che Ranieri tra Verona ed Empoli non decida di affidarsi ai due 2002 per scardinare le difese avversarie. Dall’inizio o in corsa, dando al Cagliari maggiore vivacità e non una sola scintilla.

Matteo Zizola

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