Così non basta. L’1-1 della finale playoff d’andata contro il Bari ha evidenziato il fiato corto e forse anche un po’ di paura del Cagliari nel momento chiave della stagione. Un’ottima partenza alla Unipol Domus per il gruppo di Claudio Ranieri con un avvio sprint condito non solo dalla rete di Lapadula ma anche dalla traversa di Deiola, poi però dopo circa 25-30’ di gioco il pallino della sfida è sempre stato dei pugliesi. Con Antenucci e soci che al di là del pareggio beffa all’ultimo su rigore hanno creato le occasioni per ribaltare oltre che per recuperare il risultato.
Carattere
Nel momento di massima spinta il Cagliari non ha avuto il cinismo di ammazzare una contesa che aveva messo subito nei binari giusti e alle prime reazioni del Bari si è disunito, concedendosi anche ad errori e leggerezze difensive che sembravano essere state riposte nell’armadio dalla cura Ranieri. Non solo i due rigori concessi, ma anche un costante ritardo nelle seconde palle e nelle chiusure sugli esterni mostrati soprattutto nel secondo tempo, unito all’incapacità di riportare il Bari mentalmente con forza nella propria metà campo, hanno cambiato faccia alla medaglia promozione in Serie A che ora ha il sapore dell’impresa con la vittoria obbligata davanti ai 60mila del San Nicola nella calda notte di domenica 11. L’impressione è che al Cagliari nel momento chiave siano mancati un po’ gli attributi. Vero, ci sono singoli che non hanno deluso, dai miracoli di Radunovic alla garra di Nandez fino al solito Lapadula, ma nel complesso quando poteva azzannare il Bari la rosa di Ranieri è parsa troppo timida.
RIbaltone
Lo stesso tecnico romano ha evidenziato questo aspetto a fine partita nella sala stampa della Domus: “Abbiamo fatto sbagli non da noi, sui loro piazzati poi stavamo dormendo. Ora analizzeremo tutto per cambiare atteggiamento nella gara di ritorno, sarà dura ma ancora è tutto da giocare”. Per andare in A serve più mordente, quello mostrato con un pizzico di sana ignoranza contro il Parma nella rimonta interna per 3-2. E può sembrare una frase fatta, ma dal carattere che il Cagliari mostrerà al San Nicola, a prescindere da come andrà, passerà molto della programmazione estiva. Questa squadra ha finalmente superato fantasmi e paure del passato e riesce ad essere unita anche nel momento di massima pressione in stagione? Dalle risposte di gruppo dei singoli e del gruppo rossoblù si getteranno le basi per la costruzione della prossima annata, che in caso di ulteriore Serie B dovrà vedere i sardi come assoluti protagonisti e non come outsider da rincorsa e che in caso di Serie A dovrà portare a una stagione di stabilizzazione nella categoria per poter poi tornare a sognare in qualcosa di più.
Fiato corto
A Bari serviranno attributi ma anche mente lucida e il Cagliari visto contro i pugliesi nel primo atto della finale playoff è sembrato una squadra un po’ stanca e in apnea nelle varie opzioni dopo un campionato lunghissimo, probante e vissuto sempre con la necessità di inseguire. Gli infortuni di Mancosu e Nandez, che terranno i tifosi con il fiato sospeso fino all’ultimo, la scarsa condizione di Rog, ancora una volta solo spettatore, il momento di Pavoletti, che pare mostrare una ridotta autonomia nelle scelte di Ranieri, uniti all’incapacità di Prelec di fare da trequartista a gara in corso, perché ok il sacrificio ma per disegnare una manovra offensiva pericolosa serve qualcosa di più, rendono i giorni di avvicinamento al ritorno di Bari ricchi di dubbi tattici. Forse, come già successo al Tardini, la mossa vincente potrebbe essere la spensieratezza e il dinamismo di alcuni giovani, vedasi Kourfalidis, con la speranza che Lapadula si confermi arma infallibile anche al San Nicola, dove comunque un gol in più dei padroni di casa basterebbe per tornare in massima serie dopo un solo anno di purgatorio.
Roberto Pinna