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Cagliari, servono gambe e testa: la rosa vale di più di quanto mostrato

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Il Cagliari ha una rosa che può lottare con diverso piglio rispetto a quanto mostrato contro l’Empoli per la salvezza in Serie A. Probabilmente molti di voi lettori vorrebbero un attacco diverso per questo pezzo, così come a molti non erano piaciuti i commenti negativi di chi vi scrive dopo il Napoli, definendo l’Empoli già come un bivio del progetto del tecnico piemontese. Come poi si è rivelato essere tra malumore della piazza e le parole forti e disilluse del presidente Tommaso Giulini nel post gara dopo il 2-0 subito dai toscani di Roberto D’Aversa. Il fatto è che da anni raccontiamo una storia ciclica e proviamo a farlo in modo oggettivo, è comprensibile la pancia e l’umore del tifoso, ma non deve essere questo tipo di sentimento a spingere l’analisi del giorno dopo di un giornalista.

Momento

Cagliari-Empoli ha detto qualcosa di netto e definitivo: il gruppo rossoblù al momento non sa cosa non sta funzionando. La peggiore prestazione della breve, fin qui, era Nicola ha certificato il calo recente di intensità, cinismo e anche di fame da parte dello spogliatoio. E il fatto che lo stesso patron rossoblù abbia detto apertamente che non si hanno al momento delle soluzioni da mettere subito in pratica per invertire la tendenza lascia più di una nube all’orizzonte. Va anche detto che il campionato fin qui ha espresso valori un po’ bugiardi, la realtà dei fatti è che il Cagliari non è così scarso come i suoi tifosi, amareggiati, ora si ostinano a credere. È semplicemente molto basso il livello della Serie A e di club come i rossoblù nel nostro massimo campionato ce ne sono almeno altri 6-7. Qualcuno ha iniziato molto meglio dei sardi, altri in maniera simile. Di fatto quando c’è un così evidente livellamento verso il basso a fare la differenza sono i piccoli dettagli. Quelli che Claudio Ranieri ha saputo leggere meglio di tutti per fare due miracoli sportivi, promozione via playoff e salvezza, con una squadra oggettivamente modesta ma in linea con il momento attuale del nostro pallone. Il Cagliari in estate non ha agito male, ha venduto bene e ha abbassato il monte ingaggi. Il problema è un processo di rifondazione che visti gli errori del passato non può essere immediato. Zortea è stato fermato da un infortunio, Gaetano è arrivato al 30% della condizione ed è il prezzo da pagare per aver tirato la trattativa fino all’ultimo momento utile pur di abbassare le richieste sul cartellino da parte del Napoli. E poi c’è il nodo attacco. Luvumbo non sta girando, complice anche una posizione tattica che non lo valorizza, Piccoli dopo un buon inizio si è un po’ depresso per i troppi gol mancati, come a volte capita agli attaccanti meno esperti. Di fatto però il duo Luvumbo-Piccoli, attualmente, non è troppo lontano dalla coppia Colombo-Esposito, che magari è più futuribile ma che alla Domus ha seminato il panico anche per una lentezza dei rossoblù nel leggere i movimenti avversari.

E ora?

Restare lucidi in un momento così, con due punti fatti dopo cinque turni di cui quattro giocati in casa è un esercizio di stile per animali dal sangue freddo. Il ritiro annunciato darà una scossa? Il passato insegna che quasi mai è servito in casa Cagliari. Però magari arriva nel momento più idoneo. Anche perché contro l’Empoli la squadra è sembrata seguire meno l’idea di gioco di Nicola e la “cazzimma” mostrata contro la Roma, nel primo tempo con il Como e per almeno un’ora di gioco contro il Napoli non è pervenuta in quello che doveva essere lo scontro diretto con l’Empoli da non sbagliare per fiducia e morale. Nicola è già a rischio? Il Cagliari per averlo ha dovuto fare carte false e addirittura aspettare che un arbitrato risolvesse il suo contratto proprio con la squadra toscana. Non va dimenticato poi che Nicola ha un biennale con opzione, in mano al club, per il terzo anno. Aspetto che complica le scelte di pancia, anche se in passato Giulini ha già esonerato allenatori con scadenza a lungo termine. Il fatto è che esonerare subito Nicola vorrebbe dire rimangiarsi tutto quanto ideato come progetto di consolidamento in Serie A. E sarebbe un passo indietro pesante da fare e da digerire, per la dirigenza e per lo staff. E a quel punto non potrebbe non essere messo in discussione anche Nereo Bonato, con Giulini stesso che però ha detto di considerarlo il migliore direttore sportivo che ha mai avuto. Il classico bacio della morte? In realtà, questa volta le parole sembravano sincere e sentite. Detto questo è ovvio che Nicola debba fare risultato a Parma per poi provare a strappare punti o una grande prestazione contro la Juventus. Con prima la Coppa Italia in casa contro la Cremonese che sarà utile per sperimentare un po’. Con il tecnico piemontese parso un po’ troppo integralista con il suo 3-5-2 e poco attento ai messaggi arrivati dai vari singoli. Magari proprio per dare tempo ai ragazzi di imparare i suoi concetti, ma ora il tempo già stringe. Sbagliare Parma e la Juventus, entrambe in trasferta, però potrebbe voler dire andare alla seconda pausa del campionato per le nazionali con il tarlo del cambio in panchina. È naturale e fisiologico. Al momento però il Cagliari, inteso come ambiente e come club, deve prendere atto di quello che è successo consapevole di avere dei valori migliori da quelli mostrati contro l’Empoli. La squadra vista contro la Roma era una squadra capace di fare divertire e di entusiasmare, magari anche con molte lacune tecniche e con dei giovani o con dei profili con minore esperienza e meno pronti rispetto ad altri. Ma dubitiamo che qualcuno guardando le varie rose di questa Serie A abbia pensato: ok, il Cagliari quest’anno si salva dando spettacolo. Bastava anche semplicemente guardare alle squadre di Nicola in passato, tutte o quasi capaci di ottime imprese ma giocando di fisico, di testa e di cuore. Ecco, basterebbe recuperare già solo questi tre elementi per salvarsi. Ma tra dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Roberto Pinna

 

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