Novanta minuti per la gloria, novanta minuti per ritrovare la Serie A. Domenica 11 giugno, ore 20.30, Stadio San Nicola di Bari: il Cagliari a caccia della vittoria, unico risultato utile per far partire i festeggiamenti o al contrario sarà nuovamente il purgatorio della cadetteria ad accompagnare i rossoblù di Claudio Ranieri nella prossima stagione.
Una maledetta domenica
“Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio“. Al Pacino alias Tony D’Amato, Ogni Maledetta Domenica, l’ultima di una stagione lunga e logorante fatta di cadute e risalite, di una corsa per riprendere il gruppo e provare la volata finale partita con l’arrivo di Ranieri in panchina. E proprio nel primo giorno del suo ritorno in Sardegna Sir Claudio ricordò il discorso prepartita del famoso film per descrivere cosa ci sarebbe voluto per raggiungere l’occasione di poterci provare. Centimetri, quelli che hanno tenuto fuori dalla porta il tiro di Bonny nel ritorno della semifinale playoff contro il Parma. Centimetri, quelli simboleggiati dal piede e dalle mani di Radunovic nella sfida di andata contro il Bari, tenendo in vita il Cagliari per il secondo tempo dei 180 minuti di fronte ai ragazzi di Mignani. Un’ora e mezzo più recupero per la redenzione, quella dalla retrocessione di Venezia di poco più di un anno fa, quella di una prestazione sotto tono alla Unipol Domus nel primo atto della finale playoff ricco di errori da superare e correggere.
Lezione
Mai come nella domenica calda del San Nicola – e non solo per via dell’estate alle porte – Ranieri dovrà cercare di far risorgere il suo Cagliari. Puntando soprattutto sulla testa oltre che sul cuore, benzina per gambe appesantite da una rincorsa a perdifiato pur con qualche intoppo. Il primo errore da non ripetere è nella parola frenesia, quella che i rossoblù hanno messo in campo fin troppo nei primi novanta minuti. Il simbolo nell’azione che ha portato al rigore del pareggio causato da Altare e poi firmato da Antenucci, con Azzi e quel rilancio senza guardare che ha messo in mostra l’incapacità di essere freddi nella gestione dei momenti topici. Solo con il ghiaccio a raffreddare istinti pericolosi il Cagliari potrà sperare di fare il colpo gobbo a Bari. La concentrazione altro elemento fondamentale, evitare distrazioni come quelle che hanno prodotto rischi continui nei numerosi calci d’angolo a sfavore. Sempre sul pezzo ma con serenità, non aver nulla da perdere il mantra da seguire, affidarsi alle proprie qualità senza perdere di vista l’obiettivo la linea da tracciare. Senza dimenticare l’aspetto tattico, perché se c’è una cosa che i rossoblù dovrebbero aver appreso in questi mesi è che la gestione non è esattamente nelle loro corde. Serve un gol più del Bari, ma serve soprattutto non avere il braccino se la situazione dovesse volgere al positivo. Non abbassarsi, non concedere troppo il pallino, non forzare la sofferenza per non alimentare stanchezza fisica e mentale e quindi errori fisiologici.
Nuova chance
Uomini forti per destini forti, ripartire da zero come se nulla fosse accaduto, anzi, ancora meglio tenendo bene a mente la seconda possibilità regalata dalle parate di Radunovic e dalla mira sballata di Cheddira e compagni. Comunque vada non sarà un fallimento, si dice, concetto diventato di moda nelle ultime settimane grazie a dichiarazioni arrivate da oltreoceano. Ma pensare già alla consolazione di aver fatto il possibile può essere un errore che toglie il focus sull’obiettivo reale di riscatto. Se all’andata l’idea era quella che comunque nulla si sarebbe deciso in Sardegna, ora quell’idea non conta più, o dentro o fuori. Per questo Ranieri dovrà correggere non poco, magari puntando su forze fresche e giovani assieme a chi certe serate di gala le ha già vissute da protagonista. E tornando alla strada battuta con successo contro Venezia e Parma, quella di rispettare sì l’avversario ma senza specchiarsi sulle loro qualità. Il 4-3-2-1 o 4-3-1-2 che si voglia non ha dato il risultato sperato, l’altrismo del guardare come contrastare il Bari deve trasformarsi nel noismo di spingere su ciò che può far male ai pugliesi. Que será será, whatever will be will be: l’impresa è a portata di mano, complicata, difficile, d’altronde se così non fosse non sarebbe un’impresa. Novanta minuti, undici titolari e cinque cambi, l’esperienza di Ranieri in panchina, il San Nicola gremito e la Serie A da raggiungere: gli ingredienti sono serviti, ora c’è da cucinare il piatto giusto e servirlo sul prato verde. Dimenticando e allo stesso tempo ricordando che la partita è lunga, che i dettagli faranno la differenza, che un’altra occasione non capiterà e che ogni errore potrebbe costare caro. In campo e in panchina, ovviamente.
Matteo Zizola